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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

Manifesti

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 di Leo Spanu Per circa un secolo i manifesti sono stati la più importante forma di pubblicità: si trattasse di un prodotto commerciale, di uno spettacolo, di un'espressione artistica. Poi la televisione e internet hanno preso sempre spazi maggiori fino a coprire quasi integralmente il target pubblicitario. E' l'evoluzione dei tempi ma mentre coi manifesti si sono misurati fior d'artisti (uno per tutti: Toulouse-Lautrec) oggi sembra che la mediocrità e talvolta la stupidità sia la misura di certi pubblicitari. Mi volete dire che senso hanno certi messaggi su gente che si piscia addosso o che scoreggia davanti al cane? E c'è di peggio! C'erano slogan pubblicitari che entravano nel linguaggio quotidiano per l'ironia (e l'intelligenza) degli autori: Se anche Fellini e Morricone hanno lavorato nel campo della pubblicità non era solo per soldi ma anche perchè si potevano inventare forme di arte, minore certo ma sempre arte. Tornando ai manifesti oggi sono sol

Epilogo. Gennaio 1968

 di Leo Spanu da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018 Al rientro da Desenzano, dove Leo aveva portato un pacchetto per conto di un commilitone, un cartello stradale e un'idea improvvisa. Il paese vicino, un paio di chilometri dalla statale, era il paese dove abitava Marianne. Quanti anni sono passati? Tre, più o meno, senza più vedersi o sentirsi. Una sterzata veloce, il paesino era a pochi minuti di macchina, dopo la ferrovia; un lungo viale con pochi alberi spogliati dall'inverno, una strada sonnolenta con villette anonime e pretenziose. Un dubbio molesto. -Forse è meglio tornare indietro. Cosa ci faccio qui?-  Pensa Leo e un gelo improvviso lo blocca di fronte a quella casa sconosciuta. C'è un freddo incredibile, probabilmente nevicherà, meglio rientrare a casa prima che il viaggio di ritorno diventi rischioso. E' da stupidi essere lì, a fare cosa poi, a inseguire una vecchia storia finita male. - Vattene!- Invece il dito si posa au

A Brescia non c'è mai la nebbia

 di Leo Spanu Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018 Brescia è una città che corre, un pò come Milano ma ad una velocità maggiore e con un piccolo complesso di inferiorità. Infatti se a Milano, durante il Risorgimento, hanno avuto le Cinque giornate a Brescia non potevano essere che Dieci, il doppio; se a Milano hanno lo smog, nero come la vergogna,  a Brescia hanno la nebbia, bianca come la purezza. -Non c'è confronto: il candore dell'innocenza contro l'oscurità del male.- La frase era tipica di Maurizio e Simone aveva subito replicato. -Questa non l'ho capita. Per caso questo cretino ha bevuto?- -No, è così di suo.- Leo era sempre per la pace. La penosa discussione era avvenuta una sera di marzo al rientro da una festa da ballo. La casa era quella di Elena, altra compagna di classe, che abitava in una mostruosità, una specie di grattacielo che il padre della ragazza, industriale di motoscafi di lusso, aveva costruito in una zona per

Questo pazzo mondo

 di Leo Spanu Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018 Tra i fatti di minore, anzi di infima importanza, di quel periodo, c'era anche l'acquisto da parte del signor Sanna della sua prima automobile: una strepitosa e favolosa NSU Prinz 4. La Prinz era una piccola macchina tedesca a 5 posti, scomodissimi e stretti dietro, 600 cm3 di cilindrata, con motore bicilindrico raffreddato ad aria. La macchina, considerata tra le più brutte della stori dell'automobilismo, era in realtà molto più avanzata tecnologicamente delle FIAT 500 e 600 e con prestazioni decisamente migliori.  Costava anche di più e il signor Sanna si anchilosò la mano firmando cambiali; forse è per questo che il primo giorno, appena uscita dalla concessionaria, la bianca Prinz andò a sbattere contro il  muro del portone d'ingresso della case INCIS. Fu un giorno di lutto stretto per tutta la famiglia. La gita organizzata e a lungo attesa per una domenica al lago di Garda sfumò

Il professore di filosofia

 di Leo Spanu Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018. Il professore  Bellini insegnava storia e filosofia, era un tipo molto particolare, uno dei pochi insegnanti liberi nel pensiero e nei comportamenti e totalmente insensibile alle pressioni del preside. Secondo la voce popolare il suo trasferimento volontario al liceo classico, qualche anno dopo, era legato alla mancanza  di stima del professore nei riguardi del suo superiore. Bellini Uno, c'era anche un fratello detto Bellini Due che insegnava disegno e storia dell'arte, dava del lei a tutti gli studenti e secondo Simone, anche a se stesso quando si guardava allo specchio. Inoltre non rispettava mai il programma ministeriale, infatti era sempre indietro di qualche mese e aveva problemi con il tempo, nel senso che la successione ordinata e regolare delle ore, dei giorni e dei mesi per lui era una stravaganza; aveva impiegato un anno scolastico per spiegare i presocratici, Socrate, Platone e

Compagni di scuola

 di Leo Spanu Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari, 2018. Uno era Angelo, figlio della luna e, per sua dichiarazione, di un motore a sei cilindri. Il significato di queste sue dichiarazioni erano incomprensibili a tutti anche perchè Angelo, figlio di un ricco commerciante, cambiava continuamente opinione sulle sue origini per cui a volte era figlio del vento o delle maree. Per Simone, poco portato alla poesia e alla meditazione trascendentale, Angelo era semplicemente un cretino. Per la cronaca Simone era l'inventore della definizione (rubata da tutti) di imbecille sferico:; in pratica uno che da qualunque parte lo guardi rimane sempre imbecille. Ma Angelo era un genio, magari di serie B, ma indiscutibilmente genio. Nella cartella lui non portava libri ma una serie di cacciaviti di ogni misura e modello perchè Angelo era uno smontatore seriale. Quando aveva smontato il suo banco non era successo niente perchè era riuscito a rimontarlo ma quando avev

Floriana

 di Leo Spanu da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018- E poi c'era Floriana: guanciotte piene, larga di fianchi e seno provocante. Non era bellissima ma aveva una dolcezza e un sorriso da sciogliere i ghiacciai delle Alpi. La sua rumorosa risata riempiva l'aria come campane a festa. Lo aveva adocchiato subito e s'era incollata a lui peggio di un francobollo. E parlava, parlava, Dio quanto parlava ma a Leo stava bena, tanto ascoltava solo a sprazzi quel fiume di parole che lo stava inondando. Era da tempo che non si sentiva così bene e quella ragazza, esagerata in tutto, era la medicina giusta per il suo malumore. Il tardo pomeriggio si ritrovarono soli, rientrando alla fin della gita, mano nella mano e ridendo e giocando come due bambini felici. Poi si fermarono alla fine del sentiero, la città era dietro di loro mentre le prime ombre della sera cominciavano a scacciare il giorno. Fu come un primo bacio, nuovo e incredibilmente timido. Leo

I matti e altri personaggi

 di Leo Spanu da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018 Non è vero che tutti pazzi pensano di essere Napoleone, molti credono di essere vigili urbani e c'è da dire che questi sono molto più utili alla società di certi automobilisti da strapazzo; sani di mente ma incapaci di guidare e ignoranti delle regole del codice della strada. Probabilmente in ogni paese e città c'è un "Gianni il vigile" che dà il buon esempio segnalando a utenti confusi e distratti nuovi indirizzi "per dove andare". Il problema, purtroppo, soni i vari Napoleoni che ogni tanto ma regolarmente spuntano in varie parti del mondo. Non tutti vogliono aiutarci a vivere, magari meglio. Qualcuno ci aiuta a morire. Oltre a vigili matti e a napoleoni fusi, nelle grandi città ma ormai anche nelle piccole, girano personaggi di ogni specie, strani, incredibili, a volte innocui spesso no. Il bello delle città è che non interessa a nessuno. Il vicino di casa, quello che

Il buffone e il folle

 di Leo Spanu Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018 Quando Leo smise la sua attività di rallegratore di animi altrui non pianse nessuno. Del resto le sue ultime esibizioni erano state mediocri. Non poteva essere cercato dagli altri solo per la sua bravura nel far ridere, quando "l'attore" smetteva di recitare Leo ritornava  ad essere il ragazzo problematico pieno di dubbi e di domande senza risposta. Quel male oscuro che si portava dietro fin da bambino lo ributtava nella solitudine, in quel suo mondo cupo e silenzioso fatto di rancore e rabbia. La grande confusione che aveva nella mente e nel cuore non si conciliava con l'umorismo e peggio ancora con la risata. Gli restava solo l'ironia amara che spesso si trasformava in feroce sarcasmo e, con queste doti, non si fa ridere nessuno.  Non è facile avere diciotto anni, o giù di lì, specie quando non ti aiuta nessuno e le tue paure crescono fino a sembrare gigantesche. Il futuro s

E' qui la festa?

 di Leo Spanu Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari, 2018 " Comincia l'epoca  dei balli di gruppo, con grande soddisfazione di Leo che non avendo una ragazza non è che si divertisse  molto a ballare con le ragazze amiche, da trattare sempre bene e sempre con educazione, e con le ragazze  scorfane, da trattare solo con educazione. In realtà gli inizi ballerini non erano stati molto brillanti. La prima liceo, sezione B, lingua scelta il francese, era formata da 35 studenti: 10 erano ragazze, tutte carine malgrado i grembiuli neri che dovevano indossare e che le facevano sembrare tutte apprendiste sorelle della carità ovvero suore, il genere femminile (?) più odiato da Leo (del resto degli italiani non saprei). I primi tempi erano stati difficili, non riusciva ad entrare in confidenza con i maschi figuriamoci con le ragazze. Così Leo rimaneva isolato e emarginato, una situazione abituale: maledetta timidezza!  Quando qualcuno organizzò una festa in

Odio tutte le vecchie signore

di Leo Spanu da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari, 2018. Anche la Pasqua fu organizzata dalla signora Ersilia, pranzo e cena nella casa colonica di Comezzano. Una noia terribile per Leo, poi arrivò Valeria e la giornata cambiò colore. Per tutto il pomeriggio il ragazzo cercò di staccarsi dalla famiglia ma nonna Ersilia aveva intuito tutto e controllava nipote vittima consenziente  e ragazzo cacciatore di fanciulle indifese anche se figlio di amici di famiglia.  La casa era enorme con orto e giardino per la verità molto trascurato; c'erano locali di servizio, casette malandate, spesso costruite con materiale di scarto,  per gli animali specie oche e galline. C'era anche un granaio che da tempo aveva perso la sua funzione e un locale  per attrezzi e macchinari perlopiù  fuori uso. Tutti reperti di un tempo passato quando l'agricoltura era tutto, vita ed economia, nella campagna bresciana.  Leo girovagava  curiosando quel mondo pieno di novità

Il televisore

 di Leo Spanu da A Brescia non c'è la nebbia, edizioni EDES Sassari 2018. Poi un giorno, il signor Sanna cedette alla pressione della famiglia: comprare o meno un televisore. La proposta fu messa in votazione, teoricamente un atto di democrazia casalinga in realtà un fatto formale perchè il signor Sanna perdeva regolarmente ogni votazione familiare. Leo e il fratello Giuseppe votarono per il televisore, la mamma era d'accordo; anche la sorellina Silvana che aveva solo cinque anni e non contava niente votò a favore e il padre, che sembrava Aristotele senza barba nella sua posa di pensatore perplesso, perse la sua battaglia quattro a uno. Ma lui era un combattente e non si arrendeva facilmente così i suoi meditati pensieri portarono ad un soluzione degna di Salomone e dell'economia familiare: niente acquisto ma noleggio. Il contratto era semplice, la ditta forniva un apparecchio a cui era collegata, nella parte posteriore, una cassettiera. Una volta acceso il televisore (dava

Aggiungi un posto a tavola

 di Leo Spanu Ho sentito il signor Salvini dire in televisione, che dobbiamo accogliere solo gli afgani che hanno collaborato con noi. E tutti gli altri? Che si arrangino. Mi chiedo se il signor Salvini sia migliore dei talebani. Comincio a pensare che la nostra presunta superiorità culturale su popoli di altre civiltà e costumi sia solo una pietosa bugia che ci raccontiamo da sempre per non fare i conti con la nostra coscienza. Se penso alle politiche coloniali in Africa o in America del Sud, o in Asia credo che noi europei abbiamo molti peccati da farci perdonare. E oggi sono gli americani che si dovrebbero vergognare: un grande paese che si comporta come un ladro di galline che aspetta il buio per fuggire. Non credo alle dichiarazione dei capi talebani e se anche fossero in buona fede non sarebbero in grado di controllare i vari capi tribù che, nei posti più lontani dalle grandi città, decidono della vita e delle morte dei loro concittadini, specie delle donne. La variante della sha

Ottobre 1965

 di Leo Spanu Una volta, quando i cantanti italiani andavano ad esibirsi in America, rientravano in patria vantando uno "straordinario successo". In realtà finivano col cantare solo nei circoli italo-americani dove i nostalgici spettatori pretendevano solo "O sole mio"  e o "Mamma solo per te la mia canzone vola". Un pò come i Blues Brothers nelle "balere" del Texas: solo folk. Non dico che le pillole del mio primo romanzo abbiano avuto la stessa accoglienza ma se almeno ad uno è venuto la tentazione di leggere il romanzo intero, allora è andata bene. Peccato che il libro non si trovi più in commercio. Non che sia stato pubblicato in migliaia di copie. Comunque partiamo col secondo romanzo. P.S. Non sono il peggiore dei romanzieri in circolazione ma non mi conosce nessuno (o quasi) e nessuno (di importanza televisiva) mi ha ancora scoperto. Il professor  Nicola Tanda, uno dei più fini intellettuali italiani, mio sponsor, non era una persona facil

Le donne di Kabul

 di Leo Spanu Vogliamo dedicare   almeno un pensiero alle donne afgana, fermarci   un momento a riflettere su quanto siamo fortunati a vivere in un paese democratico. E’ vero noi uomini a volte siamo stupidi, a volte stronzi ma non siamo contro le donne:   ci piace averle al nostro fianco e siamo lieti dei  loro  successi. Per noi sono mogli, amiche, amanti e compagne. Non potremmo mai immaginarle chiuse in case-prigione costruite da religioni sbagliate che odiano le donne, non potremmo mai vederle schiave e prostitute per vincere la noia di uomini che di umano non hanno più niente. Ma servirebbe molto più di un pensiero per quelle donne di Kabul; non ci basta il cuore per   vedere il probabile, cupo futuro di quelle bambine, di quelle ragazze, di quelle donne che sono nostre sorelle. Se per un attimo riuscissimo a dimenticare la stupidità delle mille inutili polemiche su tutto quel bagaglio di cialtroneria che ogni giorno ci buttano addosso per riempire pagine di giornali e polt

La differenza

 di Leo Spanu Molto tempo fa, in una riunione del parlamento francese, si discuteva di nuovi diritti per le donne  quando un deputato dell’opposizione,   per sminuire l’importanza della proposta di legge, disse che, in fondo,   tra donna e uomo c’era solo una piccola differenza. Un rappresentante della maggioranza si alzò in piedi e urlò: Viva la differenza . Fu acclamato con una standing ovation di molti minuti. Recentemente “uno” (sto ancora cercando un sostantivo per definirlo) ha detto che tra donna e uomo non c’è differenza. Capisco il negazionismo, ormai se non spari cazzate stratosferiche non ti fila nessuno ma questa non posso accettarla. E da quando ho l’età delle ragione (praticamente da subito) che apprezzo quella parte femminile cantata da poeti e dipinta da artisti di ogni epoca e oggi un carneade dal pisello inutile viene a dirmi che per decenni ho sognato e ammirato il niente. Questa storia di negare fatti che un volta erano fuori discussione mi sta creando grossi

I sogni sono solo sogni

 di Leo Spanu Il tempo correva sempre più in fretta. Nuccia diventava ogni giorno più bella. Le lunghe gambe sotto le corte gonnelline, il seno che sbocciava sotto la camicetta, tutto prometteva una donna straordinaria. Leandro ne era certo e aspettava pazientemente di diventare grande. Avrebbe vinto finalmente quella maledetta timidezza, avrebbe detto tutto quello che per anni aveva tenuto dentro. Aveva molte parole da regalare e storie da raccontare. Aveva un mondo da donare a Nuccia. Ma, come sempre accade, i sogni sono solo sogni. Il padre di Leandro fu trasferito ad un'altra città, ancora un'altra città. ................... Il viaggio fu lungo e noioso. Presto calò la notte e anche la campagna che correva fuori dal finestrino divenne una tela nera con qualche luce ogni tanto a illuminare case isolate, strade di campagna, filari di alberi, piccoli paesi che apparivano e sparivano come fantasmi. Quella notte il treno era un'illusione che fuggiva via. ............ In quei

Viaggio in Sardegna

di Leo Spanu Il ristorante era in realtà una piccolissima casa di campagna ripulito e imbiancata. Sullo spiazzo davanti alla porta, su un battuto in cemento, una tettoia di canne, quattro tavoloni lungi e stretti e alcune panche per sedersi. Su un pezzo di tavola inchiodata ad un palo, l'insegna del locale scritta da una mano molto incerta; da Tore. Il signor Tore, il proprietario, era un pescatore del vicino paese che si era inventato una seconda attività di ristorante insieme alla moglie, la cuoca ufficiale, e proponeva ai pochi clienti, operai dei vicini cantieri che cominciavano a nascere e qualche raro turista di passaggio, una cucina semplice ed economica fatta perlopiù col suo pescato e prodotti locali. - Andiamo a vedere come si cucina l'aragosta.- Propose i padre. I ragazzi accettarono di buon grado perchè non solo non avevano mai visto "un simile animale" ma avevano idee molto vaghe di cosa fosse un'aragosta. Leandro aveva frugato invano nella sua memori

Lezioni di storia naturale

 di Leo Spanu Verso maggio s'era verificata un'incredibile invasione di maggiolini. Capitava ogni anno alla fine della primavera ma quella volta, complice un caldo esagerato e prematuro, il  numero degli insetti era cresciuto oltre ogni limite. Erano ovunque e te li trovavi sempre addosso. Non si poteva aprire una finestra che entravano in casa a nugoli. Dovevi stare attento anche quando aprivi la bocca, c'era il rischio di ingoiarne qualcuno. I ragazzi delle case INCIS dichiararono guerra ai maggiolini. Sempre dietro l'ultimo palazzo, c'era un pezzo di terreno argilloso, completamente privo d'erba. Pioggia, vento e scavi vari dei bambini lo avevano trasformato  in una minuscola copia di deserto, con profondi canali che lo facevano sembrare un Gran Canyon di dimensioni lillipuziane. Im quella landa arida e riarsa, ai confini della civiltà, i maggiolini trovarono il loro Calvario. Catturati al volo da cento mani rapaci, furono trafitti con gli spilli e inchiodati

Teatrino

 di Leo Spanu Al quinto anno, alla fine dell'inverno. il Signor Maestro convocò tutti i genitori. - Carissimi genitori, il mio più grande desiderio è vedere i miei ragazzi tutti promossi all'esame.- - Che cara persona!- Pensarono tutti i genitori. - Perciò avrei pensato di aiutarli  fuori dell'orario scolastico. Se siete d'accordo, per un paio di mesi, farò delle ripetizioni a tutti. Una, due ore ogni pomeriggio.- Nel silenzio che seguì, qualcuno provò mentalmente a fare dei conti ma la la maggior parte dei genitori non aveva bisogno di fare conti. Si sentirono come imputati davanti al giudice che sta per emettere la sentenza. Fuori della scuola il cielo si rabbuiò, come prima di un temporale. -Naturalmente non voglio nulla. Lo faccio solo per l'amore che nutro per i miei scolari.- - Che brava persona!- Pensarono tutti ed anche il sole, da dietro le nuvole, riprese a sorridere. La proposta fu accettata all'unanimità. I ragazzi, quando furono informati della deci

Scuola, maestra di vita

 di Leo Spanu Una volta l'anno, per disposizione del Ministero della Sanità. in tutte le scuole d'Italia, veniva somministrato a tutti gli scolari un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo come prevenzione di non si sa quali malattie. Il giorno fatidico in tutta la città c'era un clima da strage degli innocenti. Le mamme lasciavano le loro abituali occupazioni casalinghe e i padri non andavano a lavorare perchè impegnati a trascinare i figli a scuola. Davanti al portone dell'istituto frequentato da Leandro e compagni, si assisteva a scene strazianti che avrebbero commosso il feroce Saladino. I genitori no, duri e irremovibili -E' per la tua salute.- Dicevano tutti ma la spiegazione non bastava a calmare i bambini. Chi si buttava per terra, chi si aggrappava alla gamba  del padre con presa ferrea. Qualcuno provava a fuggire ma veniva bloccato da un cordone di genitori disposti a semicerchio. Tutti piangevano, qualcun o pregava. Le promesse si sprecavano. Chi sarebbe