Questo pazzo mondo

 di Leo Spanu

Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018

Tra i fatti di minore, anzi di infima importanza, di quel periodo, c'era anche l'acquisto da parte del signor Sanna della sua prima automobile: una strepitosa e favolosa NSU Prinz 4.

La Prinz era una piccola macchina tedesca a 5 posti, scomodissimi e stretti dietro, 600 cm3 di cilindrata, con motore bicilindrico raffreddato ad aria. La macchina, considerata tra le più brutte della stori dell'automobilismo, era in realtà molto più avanzata tecnologicamente delle FIAT 500 e 600 e con prestazioni decisamente migliori. 

Costava anche di più e il signor Sanna si anchilosò la mano firmando cambiali; forse è per questo che il primo giorno, appena uscita dalla concessionaria, la bianca Prinz andò a sbattere contro il  muro del portone d'ingresso della case INCIS. Fu un giorno di lutto stretto per tutta la famiglia. La gita organizzata e a lungo attesa per una domenica al lago di Garda sfumò e quella domenica trascorse nel silenzio più cupo. Oltretutto c'era anche da pagare il carrozziere che s'era preso una settimana di tempo per rimettere. Ma non erano i soldi in più che facevano male al signor Sanna. Ci sono "dolori" che tolgono il fiato. Anche Leo, di solito pronto alla battuta feroce, aveva capito lo stato d'animo del padre ed era rimasto incapace di dire una sola parola.

Quel piccolo uomo aveva molti sogni conservati nel cuore e piano piano li stava realizzando. Quanto tempo e quanti sacrifici per un ragazzo che era partito da un piccolo paese della Sardegna, poche scuole, un apprendistato da falegname e la notte di guardia alle piante di tabacco. Poi un gruppo di fascisti aveva dato fuoco alla campagna del padre che aveva dovuto pagare allo stato il prezzo del tabacco. Così Raffaello Sanna aveva lasciato il paese, si era arruolato nell'aereonautica, aveva vissuto alla giornata dentro una guerra che sembrava non finire mai e poi aveva ricominciato tutto daccapo. Aveva conosciuto una ragazza del suo paese molto più giovane di lui, dieci anni di differenza, aveva messo su famiglia ed era salito al nord. Anni di lavoro e di speranze. Quella macchina non era importante in sè ma per quello che rappresentava: una rivincita, una vittoria della volontà, un sogno di benessere realizzato dopo tanto tempo. Un sogno durato solo mezz'ora, dal concessionario a casa dove la sua famiglia lo aspettava in festa.

 Pazienza, forse è giusto che i sogni che si realizzano durino poco, come una bolla di sapone. Così pensava Leo: non sarebbe certamente stato un banale incidente a spezzare la tempra e la volontà del padre. La realtà purtroppo è diversa dai ragionamenti di un ragazzo. Un mondo pazzo, a volte cattivo, spesso crudele è un teatro dove anche le persone forti talvolta  cadono e spesso non riescono più a rialzarsi.

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