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Visualizzazione dei post da settembre, 2016

Oggi 29 settembre

di Leo Spanu  “ Giornale radio. Oggi, 29 settembre…… Seduto sul bidè io non pensavo a te ( Mogol Battisti)”.  Mi sono sempre chiesto a cosa  non pensano gli inglesi visto che il bidè non lo conoscono. Personalmente preferisco il water dove in genere non pensi  e puoi leggere in pace ( si spera ) il giornale, attività che se svolta con ordine e metodo favorisce una regolare “defecatio” meglio della purga. Ma vediamo cosa dice il giornale di oggi. Versione locale naturalmente. Cominciamo (e finiamo) dai titoli. C’è tutto: l’opinione del giornalista o del giornale, la domanda e la risposta a problemi che non interessano a nessuno. Qualche volta c’è anche la notizia ma questo non è indispensabile quindi perché leggere anche l’articolo. Vuoi mettere dire la tua opinione quando non sai di cosa parli. La televisione  è piena di gente che litiga sul sesso degli angeli senza sapere che gli angeli non hanno sesso. E’ anche vero che molti uomini non hanno testa ma questo è normale per un

Chiedi chi erano i Beatles. Parte seconda

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di Leo Spanu 1966 Gli USA bombardano Hanoi, capitale del Vietnam del Nord. Alluvione di Firenze. Ai mondiali di calcio in Inghilterra l’Italia è buttata fuori dalla Corea. Tutta colpa di un dentista che amava giocare a pallone a tempo perso. Alluvione di Firenze. Piazza Santa Croce Esce Sound of Silence di Simon e Garfunkel . Il disco più venduto è I’m A Believer  dei Monkees : 10 milioni di copie . Caterina Caselli la riprenderà col titolo Sono bugiarda . In Italia Luigi Tenco incide la sua più bella canzone : Lontano, lontano.  Esce l’album Revolve r che contiene Eleanor Rigby e Yellov Submarine. 1967 Guerra dei sei giorni tra Israele, Egitto, Giordania e Siria ( terza guerra arabo-israeliana). L’esercito israeliano occupa il Sinai, Gerusalemme, la Cisgiordania e le colline del Golan. In America grandi manifestazioni di protesta per la guerra del Vietnam. Ernesto Che Guevara viene catturato in Bolivia e ucciso. Il chirurgo sudafricano   Christian Ba

Chiedi chi erano i Beatles. Parte prima

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di Leo Spanu Nel 1984 gli Stadio si chiedevano, nella loro miglior canzone, chi erano i Beatles ( testo del poeta bolognese Roberto Roversi ). Un modo per ripensare alla storia ancora recente  ma per molti aspetti già troppo lontana. Erano passato pochi anni e la storia dei Beatles e di ciò che avevano rappresentato era già  stata quasi dimenticata dalle nuove generazioni. Il nostro tempo consuma tutto troppo in fretta; fatti, persone, sentimenti ed emozioni: la vita viene gettata dentro quell’enorme tritacarne dell’informazione che come un mostro insaziabile deve essere continuamente alimentato da nuove notizie e nuove vittime. Il futuro  è una clessidra bucata. Ma la storia dei Beatles è anche la storia di poco più di  dieci anni che hanno trasformato il mondo in maniera irreversibile. Dal 1960 al 1970 questo gruppo musicale inglese ha cambiato  non solo la musica ma anche il modo di vita di milioni di persone. Il loro influsso è stato a tutto campo: culturale, letterario,

Dilka Bear: Guardami dentro gli occhi

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di Leo Spanu Dilka Bear è il nome d’arte di Dilyara Nassyrova, pittrice kazaka ( nata nel 1977) che da qualche anno risiede in Italia a Trieste. La sua pittura è stata definita surreale per via di quelle giovani donne dall’aria sognante e assente. A mio parere in quei volti di luna triste c’è qualcosa d’inquietante. Sospetto confermato dalla stessa autrice  che dichiara di ispirarsi alle favole della sua gioventù ( fratelli Grimm) quando leggeva e sognava di illustrare quelle pagine scritte. In effetti l’artista parte dalle illustrazioni per arrivare ad un discorso pittorico più complesso. Nello sguardo delle  sue donne bambine c’è una nota di malinconia forse dovuta  al fatto che non sorridono mai. Eppure i colori sono leggeri e la natura  intorno e dietro le figure non sembra matrigna anche se lontana come una madre distratta. Gli animali invece sono strani, sembrano animali alieni che vengono da tempi antichi o dal mondo degli incubi. C’è un sogno che probabilmente non verr

I bambini di Bucarest

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di Leo Spanu A proposito di bambini, ancora un vecchio articolo, recuperato perchè ci sono storie che devono essere ripetute periodicamente tanto non interessano a nessuno salvo  quelli come Luca. Ana che aveva gli occhi azzurri Il mio giovane amico Luca Maricca mi ha inviato il suo diario (di cui sono stati pubblicati alcuni brani nel precedente numero del Corriere Turritano): Romania 2014 “ Io sono!... un clown”. Luca fa il libraio e lavora presso la Koinè di Porto Torres. Le ferie e, quando può, il tempo libero li dedica ai ragazzi di strada della Romania. Armato solo di un naso rosso e della sua sofferta umanità, cerca di regalare un sorriso ed una speranza agli ultimi degli ultimi. Il suo diario è di una bellezza straziante, meriterebbe di essere portato all’attenzione di tutti, di essere letto integralmente da quelli, forse troppi, che preferiscono girare lo sguardo da un’altra parte. Ma lo spazio è tiranno. Con la sua autorizzazione, mi permetto di aggiungere qua

Graciela Rodo Boulanger: giochi di bimbi

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di Leo Spanu Graciela Rodo Boulanger (1939) è un'artista boliviana diventata famosa per i suoi quadri molto colorati che rappresentano bambini. Nel 1979 l'UNICEF ha utilizzato una sua opera come manifesto per l' anno internazionale del bambini. Mi piacciono le opere di Graciela Rodo Boulanger ma i suoi bambini sono troppo seri, sembrano che non ridano mai. E forse hanno ragione loro: oltre alle difficoltà naturali della loro vita che cresce con fatica in mondo troppo distratto, devono subire anche l'imbecillità degli adulti e qualche volta anche la loro violenza. Poi tutti a piangere lacrime di coccodrillo sull'infanzia violata e giù tavole rotonde di associazioni genitori ed esperti che spiegano tutto e niente e infine la donazione di un euro da rete fissa e due da rete mobile per riempire di bontà i nostri cuori e portafogli non si sa di chi. No, decisamente questo non è un mondo per bambini. Ma i bambini di Graciela continuano a cantare, a suonare, a ballare,

L'eutanasia o la dolce morte

di Leo Spanu E' di questi giorni una notizia terribile, una delle tante, l'ennesima: l'eutanasia applicata ad un (una minorenne). Una certa stampa è a caccia del nome, del sesso, dell'età, della malattia per dare in pasto ad un pubblico cannibale l'ennesima storia di sofferenza e poi tutte le polemiche sterili e stupide. Ho già espresso la mia opinione sull'eutanasia in un articolo scritto due anni fa ( titolo: Eutanasia di un amore) e non ho cambiato idea. E non perchè io creda di avere la verità in tasca. Su questo tema i dubbi sono continui e mi sostiene una sola certezza : quella della assoluta e totale solidarietà con chi deve fare i conti con questa scelta. Io non giudico e mi rifiuto di giudicare;  trovo irritanti, per usare un eufemismo, certe opinioni, anche di persone di valore, su temi che invece richiederebbero molta, moltissima delicatezza e sensibilità. Qualche volta anche il silenzio. Ma la vita degli altri, il loro dolore sono diventati merc

Cefalù ( Sicilia)

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di Leo Spanu Su internet ho trovato questo dipinto che rappresenta Cefalù. Credo che questo scorcio di paesaggio abbia attirato l'attenzione di molti artisti ma quest'opera di cui non conosco l'autore, mi ha colpito forse per la luce e i colori che mi hanno ricordato qualcosa. Così sono andato a frugare fra le mie cianfrusaglie: carte, libri, fotografie e ricordi. Io conservo sempre tutto, non so perchè, ed ogni tanto vado a rivoltare e a frugare tra le pagine della mia storia. Ci trovo di tutto anche memorie interessanti. Questa fotografia e quelle successive sono state scattate qualche anno fa, durante un viaggio in Sicilia. Naturalmente a Cefalù ho dedicato spazio e attenzione.                                                    Ma Cefalù è famosa specie per la sua chiesa, per il chiostro che infatti ho fotografato da tutte le posizioni possibili.  Ma le cose più interessanti si nascondono lontano dagli sguardi assatanati di turisti ch

Oh che bel cappello...

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di Leo Spanu Quando ero giovane ( durante i "favolosi" anni 60) mi piaceva andare a teatro, naturalmente in loggione visto che i miei mezzi finanziari non mi permettevano posti nei palchi o in platea. A volte ci si annoiava mentre si aspettava l’inizio dello spettacolo; infatti per trovare un buco decente in piccionaia ( leggi loggione) bisognava presentarsi un paio d’ore prima  ed aspettare con fila lunga e paziente che neanche i pensionati alle poste il giorno della pensione. A volte per riempire i tempi dell’attesa si dava un’occhiata verso il mondo di basso dove i ricchi rappresentanti della nuova industria bresciana potevano appoggiare le loro riverite chiappe sui velluti delle poltrone color rosso granato. Noi in alto, studenti squattrinati, operai , e lavoratori con una punta di vera cultura in più rispetto ai loro sottostanti datori di lavoro ( allora si chiamavano padroni) si discuteva di tutto un pò. A mio modesto parere il Teatro Grande di Brescia si chiama co