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Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

Il nudo 1: Rodica Toth Poiata

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di Leo Spanu Il nudo è uno dei temi principali dell'arte di tutti i tempi. Si va dai classici e patinati ritratti di donne formose del Rinascimento fino alle scabrose ed erotiche rappresentazioni  moderne delle donne così come sono nella realtà e non come bambole asessuate. Perchè nel nudo femminile si è sempre visto di tutto, dalla donna angelicata  da mettere sugli altari fino alla donna prostituta da amare di nascosto perchè è vietato dalla buona educazione. Con i Degas, i Renoir, i Toulouse-Lautrec, e siamo già nell'Ottocento, la donna torna ad essere semplicemente una donna in tutti gli infiniti e straordinari momenti della sua femminilità, moglie, amante, madre, amica, sorella e, perchè no, anche puttana. Donne di tutti i giorni, non sempre in perfetta forma fisica, anzi sempre più spesso corpi sfatti, invecchiati, corpi che non sempre parlano d'amore. In mio precedente articolo ( Nudo di donna: Secol,  Rosa Sechi Colacino. 2/8/17) scrivo di un'artista, purtropp

Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio

di Leo Spanu Adesso che le candidature del Pd sono ufficiali la domanda è: Chi voto? Ho già detto e ribadito che sono un antipatizzante del PD, che lo voterò mio malgrado perché è l’unico partito esistente in Italia. Si certo, ci sono molti problemi all’interno e all’esterno; si potrebbe parlarne male per ore ed ore ma poi non c’è altro nel panorama politico italiano. Mi rifiuto infatti di credere che gli  altri “prodotti ” politici  abbiano un minimo di decenza. Sono un’offesa all’intelligenza prima ancora che alla democrazia;  comunque chi vuole farsi prendere per i fondelli da sedicenti leader analfabeti, ignoranti e in definitiva anche pericolosi per il vivere civile del nostro paese, si accomodi pure. Ma come abbiamo fatto a ridurci così? Una volta c’era una scelta ampia, da destra a sinistra, di formazioni politiche con proposte, valori e programmi diversi. Magari non sempre di grande profilo culturale ed economico ma dietro le parole c’erano anche persone che si assumev

Il lager

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 di Leo Spanu Nel 1982 ho fatto un viaggio nell’allora Germania dell’Est. Ho visitato la parte orientale di Berlino,  Alexanderplatz, il famigerato muro dalla parte buia. A poca distanza da Berlino c’è il campo di concentramento di Sachsenhausen, un nome impronunciabile. In quel lager morirono oltre 30.000 persone per fucilazione, per fame, per dissenteria, per polmonite, per esperimenti medici.  Erano ebrei, prigionieri politici, persone asociali, zingari, omosessuali, testimoni di Geova.  Erano uomini, donne, bambini.  Erano persone, esseri umani , erano come noi: carne e sangue, pensieri e speranze. Era un giorno d’ottobre quando visitai quel campo: un pallido sole non riusciva a sciogliere il gelo di quel posto. Ho visto cose che non avrei mai voluto vedere. Avevo letto molti libri su quella storia, su quell’umanità perduta per sempre: aguzzini e vittime insieme. Ho letto molto per capire ma non ho capito. Ho girato in silenzio tra quelle memorie, incapace di parlare, di pe

Pendolari

di Leo Spanu Conosco bene la fatica e il sonno dei pendolari. Io, da studente, mi alzavo alle quattro e mezzo del mattino per andare a Milano  (da Brescia). Era il treno migliore per studenti ed operai, faceva tutte le fermate, due ore di viaggio ma alle sette e mezzo potevi scendere alla stazione di Lambrate, la più vicina a Città Studi. A volte ci capitava di prendere il direttissimo, solo un’ora di viaggio e poi partiva un’ora dopo  “ la tradotta” dei pendolari. L’unico problema era che fermava alla Stazione Centrale. Allora si guardava il primo treno che faceva una fermata a Lambrate, non era importante la destinazione, si saliva sull’ultimo vagone e si cominciava a camminare verso  la parte anteriore del treno precedendo  e controllando il bigliettaio. Infatti non pagavamo il biglietto. Piccoli furti da studenti, del resto il viaggio non durava neanche cinque minuti. D’inverno, in quei treni, c’era un freddo da morire, il riscaldamento era un fatto occasionale. Spesso c’era

Hellzapoppin: la regola del caos (R)

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di Leo Spanu Hellzapoppin è un film musicale del 1941 dove le situazioni si mischiano a tal punto che l'assurdo diventa l'unica regola. Un pò come la vita di molti di noi, sconvolta dal nulla quotidiano: infatti sono più gli stracci che ci volano intorno che le persone che si fissano nella memoria. Ci sono anche parole che volano ma sono peggiori quelle che restano sulla (carta) come spiegava Cicerone agli studenti liceali che non digerivano il latino ( citazioni per concorrenti di quiz televisivi: verba volant, scripta manent) . Una volta volavano anche scarpe, specialmente ciabatte, lanciate da mamme poco pazienti coi loro pargoli stronzi anche se la mia (mamma) preferiva il battipanni. Volano anche le promesse elettorali, volano nel cielo infinito delle bugie che è già pieno di spazzatura prodotta da tutti quelli, e sono tanti,  che credono che l'asino vola. In realtà gli asini si sono messi a volare davvero e non c'è ombrello che ci possa proteggere dalla lor

I bambini ci guardano

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di Leo Spanu Una delle pagine più cupe della nostra civiltà è una pagina bianca. Non puoi scriverci niente sopra perchè non esistono parole per raccontare i bambini di ieri e di oggi. Quelli di ieri, chiusi nei treni, dentro i vagoni merci, per essere trasportati nei lager nazisti. Quelli di oggi, nascosti nelle barche, delle carrette del mare, per essere trasportati verso la speranza. Chissà perchè ai bambini di ieri e a quelli di oggi non viene mai detta la verità. Abbiamo sempre raccontato che partivano per un mondo migliore. I bambini ci guardano. Non ci giudicano perchè si fidano di noi, aspettano le nostre parole, ci prendono la mano e ci sorridono. Victor Maya  Kulenovic (1975) è nato a Sarajevo, ieri Jugoslavia oggi Bosnia Herzogovina. Le sue esperienze d guerre e di genocidi hanno fortemente condizionato le sue scelte artistiche. Scrive: L'arte è una forma di meditazione quotidiana sui tre capisaldi dell'esperienza umana: vita, morte, amore.  Probabilmente ha

Altre dimensioni

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di Leo Spanu Il sogno nasce quasi sempre dal desiderio. Quando si è stanchi di aspettare e si cerca di evadere dal quotidiano fatto di cose piccole e cattive: un caffè che lasci raffreddare, un libro che non ti convince, le parole che non sai più scrivere. Inventi una dimensione diversa appena fuori dalla stanza, pensi a spazi vuoti  che non sai riempire; i pensieri si perdono nel nulla, sul tavolo un foglio  bianco per disegnare. Cerchi e figure geometriche a casaccio sulla carta  così come confondi futuro e passato dentro il tempo che non passa mai. Il presente invece è un viaggio che non hai più voglia di fare. Troppe persone come ostacoli lungo il cammino, troppe emozioni da chiudere dentro la valigia, troppi ricordi come una zavorra che rallenta il passo. Non basta l'intelligenza per scoprire ciò  che non sei mai stato e che vorresti essere. In altre dimensioni c'è forse una risposta ma intanto non sai più se la tua vita è solo un'immagine disegnata a matita o se den