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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Manifesti cinematografici 1930-1940-1950

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 di Leo Spanu Una chiicca per cinefili: manifesti originali di classici del cinema. Per gli altri una curiosa galleria di opere che fanno parte integrante della storia del cinema. In qualche caso sono il cinema. Dracula. 1931 Addio alle armi. 1932 Venere bionda. 1932 King Kong. 1933 Tarzan. L'impavido. 1933 La sposa di Frankestein. 1935 Cappello a cilindro. 1935 Un idiota a Oxford. 1940 Capitan Blood. 1940 Fantasia. 1940 I fratelli Marx vanno all' Ovest Pinocchio. 1940 Il cittadino Kane. 1941 Dumbo. 1941 Sospetto. 1941 Il falcone maltese. 1941 Casablanca. 1941 Eva contro Eva. 1950 Viale del tramonto. 1950 Carmen Jones. 1954 L'uomo dal braccio d'oro. 1955 Bonjour tristesse. 1958 Il grande paese. 1958

Autoritratti: disegni

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 di Leo Spanu Chi mi segue da tempo conosce la mia predilezione per il disegno che non è, come pensa qualcuno, solo una parte (importante) del dipinto e neppure un'espressione minore della pittura ma una forma d'arte autonoma che a volte, quando si tratta di artisti veri,  risulta  addirittura superiore all'opera derivata. Non lo dico io ma gli artisti stessi che spesso si sono divertiti a farsi un "selfie"  a matita in bianco e nero, o altro. Giuseppe Arcimboldo 1575 Gian Lorenzo Bernini 1635 Umberto Boccioni 1910 Annibale Carracci 1604 Gustav Courbet 1862 Edgar Degas 1855 Albert Durer 1491 Anne Marie Ellenrieder  1842 Hans Holbein il Vecchio 1516 Edoard Hopper 1900 Adelaide Labille Guiard 1785 Leonardo 1512 Katharina Kaufmann 1741 Jean Francois Millet 1846 Nicolas Poussin 1630 Raffaello 1499 Rembrandt 1630 Diego Rivera 1930 Dante Gabriele Rossetti 1855 Egon Schiele 1912 Giovanni Segantini 1895 Elisabetta Sirani 1660 Marie Elisabthe Vigèe Le Brun 1775

L'illusione del corpo: Gracie Hagen

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 di Leo Spanu Fra i tanti libri scritti da Umberto Eco uno mi ha incuriosito in particolare: Storia della Bruttezza . Eco aveva scritto precedentemente la Storia della Bellezza ma questo non mi aveva interessato perchè, anche se non è vero,  credo ancora nell'opinione di Dostoevskij ( La bellezza salverà il mondo );  invece la Bruttezza mi ha ispirato più di un articolo. Ma mentre il professore ha distinto i due concetti c'è una gentile signora americana che ha mischiato le carte dicendo che bellezza e bruttezza sono la stessa cosa anzi sono solo il frutto dei nostri stati d'animo Gracie Hagen. questo il nome della signora,  è una fotografa disincantata e di conseguenza ironica. Dice che la pubblicità ci inganna e ci illude mostrandoci una bellezza (del corpo) che non esiste. La bellezza dei nostri tempi è un prodotto di  fotoshop, un gioco di luci e di ombre, un'insieme di angolazioni perchè  il nostro corpo deve essere bello. Un imperativo categorico che spesso por