L'illusione del corpo: Gracie Hagen
di Leo Spanu
Fra i tanti libri scritti da Umberto Eco uno mi ha incuriosito in particolare: Storia della Bruttezza. Eco aveva scritto precedentemente la Storia della Bellezza ma questo non mi aveva interessato perchè, anche se non è vero, credo ancora nell'opinione di Dostoevskij (La bellezza salverà il mondo); invece la Bruttezza mi ha ispirato più di un articolo. Ma mentre il professore ha distinto i due concetti c'è una gentile signora americana che ha mischiato le carte dicendo che bellezza e bruttezza sono la stessa cosa anzi sono solo il frutto dei nostri stati d'animo
Gracie Hagen. questo il nome della signora, è una fotografa disincantata e di conseguenza ironica. Dice che la pubblicità ci inganna e ci illude mostrandoci una bellezza (del corpo) che non esiste. La bellezza dei nostri tempi è un prodotto di fotoshop, un gioco di luci e di ombre, un'insieme di angolazioni perchè il nostro corpo deve essere bello. Un imperativo categorico che spesso porta a effetti collaterali che distruggono la mente di giovani e meno giovani. Il nostro corpo è un dono che dovremo tenere in ordine, bellissimo e orrendo insieme, dipende da come vogliamo vederci, dipende da come vogliamo essere, allegri o rassegnati. Dipende quindi solo dal nostro stato d'animo.
Ho utilizzato solo immagini di donne perchè i nudi maschili, allegri o rassegnati, mostravano il frutto solo pendente: ne deriva che il nudo maschile, quando è moscio, è davvero triste.
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