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Visualizzazione dei post da marzo, 2017

Piccole lezioni d'italiano (5/10): La metrica in generale

di Leo Spanu Il verso e la rima Una volta la distinzione tra prosa e poesia era netta: oggi è chiaro che si può fare poesia in molti modi e la forma ha una relativa importanza rispetto ai contenuti. Tuttavia è sempre utile sapere alcune regole, anche se ormai finite nel dimenticatoio. L’arte di fare versi e collegarli fra loro ( si chiama metrica ) sembra sia caratteristica solo dei rapper, gli eredi moderni dei poeti di piazza o versificatori improvvisati. Tradizione anch’essa ormai quasi scomparsa, con due, tre poeti pronti a sfidarsi in rima magari su un tema suggerito dal pubblico. In Sardegna esistono ancora queste gare e credo anche in Toscana. E’ una forma d’arte che andrebbe rivalutata. Tornando alla metrica si tratta di regole che riguardano il verso, la rima, la strofe, il metro e i vari componimenti poetic i. In questo articolo tratteremo del verso e della rima. Il verso, che è una serie di parole regolate da un ritmo, si fonda: 1)sulla posizione degli accenti r

Per una bambola

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di Leo Spanu Non so perchè ma questi volti mi hanno fatto venire in mente Patty Pravo. In realtà solo un paio hanno una vaga rassomiglianza con la cantante. Quella di una volta perchè quella di oggi mi sembra una bambola ridipinta troppe volte. Mio fratello, all'epoca di "Ragazzo triste", aveva un'ammirazione sconfinata per lei ( erano coetanei); " farei qualunque follia " proclamava tra il serio e il faceto. In realtà lui non è mai stato fanatico di niente figuriamoci di tale Nicoletta Strambelli, veneziana, in arte Patty Pravo conosciuta come "la ragazza del Piper". Non ho mai capito il fanatismo specie quello verso cantanti, attori o altri personaggi più o meno famosi. Ho sempre pensato a loro come alle figurine dei calciatori, un viso dall'espressione idiota sopra un rettangolo di carta. Ho avuto anche l'occasione di incontrare qualche persona famosa. Normalmente erano piccoli uomini o piccole donne. Gente comune resa grande dalla pub

Memorie

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di Leo Spanu A volte mi capita di pensare agli amici di una volta, alle persone che ho conosciuto un tempo: chissà che fine hanno fatto. Da 46 anni vivo in Sardegna, tutto quello che ho è qui: affetti, gran parte del passato e quello che mi resta del futuro. Non cambierei niente della mia vita ma sempre più spesso il pensiero torna agli anni della giovinezza, vissuti così lontano da questo luogo, vissuti così diversamente. Nessun rimpianto o nostalgia di un vecchio che non vuole rinunciare ai suoi ricordi. Il tempo non ha cancellato tutte le memorie, solo qualche nome e qualche volto. Non ho più saputo niente dei miei amici, dei miei amori di ieri. Solo per caso ho avuto notizie di M. una conoscenza casuale, un incontro probabilmente sbagliato: io annoiato e sempre in guerra col mondo cercavo un equilibrio e una ragazza che mi sopportasse, lei, con quegli incredibili occhi che cambiavano colore secondo la luce, sembrava triste anche quando sorrideva. C’era qualcosa di strano in q

Piccole lezioni d'italiano (4/10): Le figure retoriche

di Leo Spanu Appartengono al linguaggio figurato e rappresentano oltre al significato delle parole anche le emozioni. Apostrofe . ( dal greco: volgere altrove) Consiste nel rivolgere improvvisamente il discorso a qualcuno ( presente o assente). Tempi moderni.  Ehi tu! Cosa fai con le mani intorno al collo di tua moglie? La sto strangolando! Allora mettiti i guanti. Deprecazione . E’ una preghiera a Dio. Con richiesta. Da Carlo Porta ( sempre versione italiana). Mentre trovasi incomodata una signora da fortissimi dolori l'autore fece la seguente PREGHIERA: Oh Maria che nel ventre,/ in virtù del piccione,/  per nove mesi ci avete avuto dentro/  Gesù Cristo come in prigione,/  e che infine è venuto fuori/  lasciando vergine la parpagliola; / fate in maniera che possa/  anche questa donna travagliata/ con due staia o tre di mosse ( di corpo)/ dai dolori essere liberata,/ ma però che non ci sia/  bruciore all'ano, e così sia. Epifonema ( dal greco: esclamazione). E

E adesso pubblicità!

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di  Leo Spanu Non sopporto quei filmacci che interrompono la pubblicità. Sei lì che segui una pallina scendere dentro un tubicino a zig zag, il verde diventa rosso come un semaforo intestinale e tutta la cacca del mondo se ne va in aria profumata quando sullo schermo irrompe la straordinaria coppia Boldi- De Sica che partono per le vacanze di Natale. Ma a me che mi frega dove vanno in vacanza loro: io con la pensione che prendo posso al massimo andare a Sassari ( indirizzo Centro Commerciale), comprare mezza teglia di fainè ( farinata genovese per i non sardi) e tornare velocemente a casa perché c’è un prodotto per la diarrea e per la stitichezza che mi aspetta tra  Rai 2 e Canale 5. Ma le due cose non sono in contrasto tra di loro? Certo ma niente paura: io, almeno fino ad oggi io ho sempre caccato normalmente e non devo andare su Marte dove omini verdi mascherati da sassi cercano di rubare la carta igienica ad un disperato astronauta.  Il Partito democratico si sta facendo in

Io non sono uno sbirro

di Leo Spanu All’inizio fu “ Je suis Charlie”. Io credo che la satira debba essere libera anche quando fa schifo . Ma questo non significa che debba essere d’accordo col suo contenuto o, per usare una parola che ormai non significa niente, “ condividere”.  Io non condivido solo perché  richiesto da cento o mille persone o perché fa tanto figo. Invece ogni tanto ti viene chiesto di "essere qualcosa".Non sono mai stato “Charlie” per mia libera scelta  e non sarò mai neppure “sbirro”  con buona pace di don Ciotti che mi sembra un ottimo venditore di se stesso.  Leggere qualche libro di storia o un vocabolario non farebbe male cosi potremmo sapere  cosa  significa la parola “sbirro”. Nel medioevo  era una specie di agente di polizia al servizio del signorotto di turno, nessuna legalità solo prepotenza e abusi. Un termine spregiativo per indicare la violenza del potere e questo significato ha mantenuto nei secoli. Niente a che vedere con le moderne forze di polizia. Troviam

Sono nata il ventuno a primavera

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di Leo Spanu Alda Merini Sono nata il ventuno a primavera. Non sapevo che nascere folle aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Sono  alcuni versi di una poesia di Alda Merini (1931-2009) nata il 21 marzo, il primo giorno di primavera quasi un auspicio di una vita ricca di parole e colori. E invece una strana malattia: la prima volta dieci anni chiusa in ospedali che non danno speranza. Posti orribili dove anche i sani possono perdere la ragione.  Cantava Roberto Vecchioni in “ Canzone per Alda Merini”: Noi qui dentro si vive un lungo letargo, si vive afferrandosi a qualunque sguardo contandosi i pezzi lasciati là fuori che sono i i suoi lividi, che sono i miei fiori.  Io non scrivo più niente, mi legano i polsi, ora l’unico tempo è nel tempo che colsi qui dentro il dolore è un ospite usuale, ma l’amore che manca è l’amore che fa male Poi sempre guarigioni e malattie e ricoveri per una poetessa che aveva debuttato a soli quindici anni

La mia banda suona il rock

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di Leo Spanu Lo confesso: il mio sogno più segreto era (è) quello di saper suonare uno strumento musicale, uno qualsiasi. Invece sono totalmento negato, un orecchio sordo che mi tiene  lontano dai suoni del paradiso. Eppure ascolto musica da sempre, di ogni genere. Da giovane, il mio amico Luigi, che studiava pianoforte  mi ha fatto capire e apprezzare le differenze, le sfumature della musica classica e della musica operistica. Mi piace tutta la musica, quando è bella. Ho qualche perplessità con il jazz. Comunque quando lavoro ( cioè quando scrivo) c’è sempre una musica di sottofondo che accompagna i miei pensieri o i miei silenzi. Ascolto di tutto dal classico napoletano, ai cantautori, ai virtuosismi di strumentisti di talento. La musica è una chiave universale che ti apre mondi infiniti. Ma io non so suonare. A volte mi sento come un affamato che guarda dentro le vetrine di una pasticceria. Un concerto di colori; par quasi di sentire il profumo dei dolci e delle torte ma in tas

La festa del papà

di Leo Spanu L’ennesima invenzione pubblicitaria per vendere…. per vendere cosa? So tutto, o quasi, della festa della mamma, della nonna, degli innamorati, dei gatti con gli stivali, del cane del vicino che viene  regolarmente a fare la cacca davanti a casa mia. C’è pure la festa della commessa ( niente voucher, per favore!), del vigile del fuoco ( più noto una volta come pompiere da una famosa parodia: a   mezzanotte va la serva col pompiere e nell’oscurità   …beh son fatti loro), la festa della polizia, la festa degli alpini ( una volta o l’altra bisogna che mi decida a partecipare ad un loro raduno se non voglio essere espulso dall’associazione). Conosco tante altre feste come quella del carciofo, della porchetta romana, della mortadella bolognese, del gnocco e della gnocca ( di questa non sono certo. Dove si svolge?). Ormai nel calendario ci sono più feste che santi: si parte dal cioccolato magari con peperoncino incorporato, all’aglio contro i vampiri e l’infarto. C’è il mari

Piccole lezioni d'italiano (3/10): I traslati

di Leo Spanu In senso generale il traslato può essere definito come la tendenza a trasferire una parola da un significato ad un altro. Ad esempio dire "un guerriero è un leone" è come rappresentare con una sola immagine una serie di valori: il coraggio, la forza, la facoltà di incutere paura, caratteristiche appunto del  re degli animali. Ma vediamo  i significati dei vari traslati. Metafora . Molto semplicemente esprime una cosa per mezzo di un vocabolo che indica un’altra cosa secondo una relazione di somiglianza. Alcuni proverbi rendono l’idea (?). Chi pecora si fa il lupo la mangia. Chi dorme non piglia pesci. Una rondine non fa primavera. ( Si può sapere, p er favore, cosa fa una rondine? ) Allegoria . E’ una metafora continuata. Quelle evangeliche sono chiamate parabole ( date a Cesare quel che è di Cesare e, se ve ne avanza, tenete pure il resto ) : quelle che contengono  verità morali si chiamano apologhi . ( Es: Pagare le tasse è un dovere civile

Finestre

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di Leo Spanu In una vecchia canzone ormai dimenticata (1961)  Domenico  Modugno cantava: Dalla mia finestra sul cortile/ vedo mille finestre illuminate/ sento voci di gente felice/ come forse felice sei tu. Ma io sono solo/ in questa casa senza voci / in questa casa senza luci/ dove io sognavo di vivere con te . Mi è sempre piaciuta questa  piccola canzone. Anch’io guardavo dalla mia finestra le cento finestre del cortile interno del condominio dove abitavo e le mille finestre della città. La notte ,quando le nuvole nascondevano la luna, le  finestre accese sembravano lucciole smarrite nel buio. Non ho mai pensato alle stelle; quelle luci erano troppo basse per volare.  Troppo basse anche per sognare. Allora, d’estate, uscivo per le strade semideserte. Abitavo in una zona periferica, c’erano ancora viali alberati, qualche villa con giardino. Pochi mostri di cemento e vetro  salvo un grattacielo. Apparteneva al padre di una mia compagna di scuola: Elena mi sembra si chiamasse,

La bruttezza

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di Leo Spanu Cos’è la bruttezza? Umberto Eco ha affrontato da par suo il tema in   Storia della  bruttezza  ( Bompiani 2010). Ne è uscito un viaggio affascinante nel mondo dell’arte però, confesso, che ancora oggi non ho capito la differenza tra bello e brutto. Mi viene la tentazione di dare ragione a Nino Frassica, un comico televisivo che parafrasando un proverbio popolare disse: Non è bello ciò che è bello ma che bello, che bello, che bello. Geniale, un capolavoro (unico) di senso e non senso poi l’attore ha scritto libri stupidi, recitato in film penosi per chiudere come maresciallo dei carabinieri in una serie televisiva. Peccato perché quel“ che bello........... ” poteva essere un buon inizio per discutere sulla bruttezza e sulla stupidità. V alerie Dumas (1962) pittrice francese, si presenta invece con la citazione di un autore che non conosco: Amo la bellezza dei non belli, il fascino dei ribelli . Due affermazioni che condivido in pieno. Ho parlato di freaks