Per una bambola

di Leo Spanu

Non so perchè ma questi volti mi hanno fatto venire in mente Patty Pravo. In realtà solo un paio hanno una vaga rassomiglianza con la cantante. Quella di una volta perchè quella di oggi mi sembra una bambola ridipinta troppe volte. Mio fratello, all'epoca di "Ragazzo triste", aveva un'ammirazione sconfinata per lei ( erano coetanei); " farei qualunque follia" proclamava tra il serio e il faceto. In realtà lui non è mai stato fanatico di niente figuriamoci di tale Nicoletta Strambelli, veneziana, in arte Patty Pravo conosciuta come "la ragazza del Piper". Non ho mai capito il fanatismo specie quello verso cantanti, attori o altri personaggi più o meno famosi. Ho sempre pensato a loro come alle figurine dei calciatori, un viso dall'espressione idiota sopra un rettangolo di carta. Ho avuto anche l'occasione di incontrare qualche persona famosa. Normalmente erano piccoli uomini o piccole donne. Gente comune resa grande dalla pubblicità, dalle immagini costruite a tavolino e vendute al pubblico come moderne divinità. Gente insignificante e anonima spesso anche fisicamente; a volte persone meschine dal punto di vista umano. Persone non vere, quasi sempre, con qualche rara eccezione.
Ricordo un'attrice che aveva avuto un qualche successo da giovane e che mi aveva colpito per la sua bellezza. Quando la conobbi lei aveva quasi cinquant'anni, io molti di meno. Dell'antica bellezza erano rimasti solo gli occhi neri e profondi, velati da un'ombra di tristezza. Lei ormai recitava in piccole compagnie teatrali in giro per i paesi della periferia italiana. Pochi soldi e ancor meno gloria e, forse,  il rimpianto di una stagione finita troppo in fretta. Ci trovammo seduti vicini a cena, dopo lo spettacolo. Io le ricordai i suoi passati cinematografici e le dissi della mia ammirazione di allora.
I suoi occhi si accesero, ormai pensava di essere stata dimenticata, e mi sorrise come se le avessi fatto chissà quale regalo. Mi capita , talvolta, di pensare a quell'attrice ancora oggi, alla sua bellezza sfiorita, ai suoi sogni svaniti. Mi erano piaciuti la sua eleganza nel parlare e la sua dignità che neanche una vita difficile aveva scalfito. Mi capita di pensare a lei quando vedo alla televisione personaggi, ormai ex di tutto, che inseguono disperatamente gli ultimi avanzi di una fama scomparsa. Sono patetici nel loro trucco pesante, nella loro disperata ricerca di sembrare sempre giovani. Bisognerebbe uscire di scena al momento giusto, cosa indubbiamente non facile.
La nostra vita è quello che abbiamo voluto che fosse e quando non è stato così, pazienza. Di sicuro ci sarà stato almeno un momento di grandezza e se non abbiamo saputo coglierlo è solo colpa nostra. Nessun rimpianto quindi del tempo che fu ma una cosa non sopporto: le foto orribili dei necrologi. Perchè farci ricordare come diventeremo alla fine del viaggio e non come eravamo un tempo, con tutti i cappelli e tutti i sogni. A volte sul giornale vedo volti di persone conosciute una volta ma mi sembrano "altri" e devo faticare per recuperare la memoria di colui che un giorno era magari anche un amico.
Fanno bene molti pittori a dipingere infinite varianti dello stesso volto, magari con gli occhi più grandi, magari più bello e giovane per sempre. Che senso ha frugare tra le pagine grigie della nostra storia. Non bastano la fatica e il dolore raccolti nel corso degli anni? Ci sarà stato pure qualcosa d'altro, qualcosa di buono, quindi, almeno ogni tanto, dipingiamo di rosa il nostro passato. I ricordi ci sembreranno meno tristi e il nostro volto, allo specchio, diventerà bello anche se non è vero.

Patty Pravo divenne famosa nel 1966 con una canzone " La bambola" che all'epoca vendette 40 milioni di dischi. Molti anni dopo si presentò al festival di Sanremo (1984) vestita da Versace come una nobile decaduta, sembrava l'ultima diva, una specie di Francesca Bertini della canzone. Cantò " Per una bambola"  (testo e  musica di Maurizio Monti ) un brano delicato, da ascoltare  a volume basso, senza clamore. Sempre bambole e donne da buttare via o peggio.
" Si dice in giro che la tieni male. Come fai." Recita un verso. Una domanda sempre attuale.

Mandy Tsung, pittrice canadese, dipinge donne che sembrano bambole o viceversa; forse per raccontare una bellezza senza tempo o per fermare il tempo su un'idea di bellezza che  può essere solo immaginata. Ma poi è così importante la bellezza da volerla reinventare con le parole  o con i segni di un pennello?

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