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Visualizzazione dei post da luglio, 2015

la demolizione dei casotti

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La demolizione dei casotti da Marina di Sorso a Platamona di Leo Spanu I protagonisti di quella “strana scelta” furono i giovani assessori della prima giunta Bonfigli: Bruno Melis, Sandro Roggio, Leo Spanu. Come scritto in un precedente articolo ( vedi Giuseppe Borio), nei primi anni 80 del secolo scorso nasceva una nuova concezione dell’utilizzo dell’ambiente basata sul rispetto e su una gestione intelligente e responsabile del territorio. Nuova perché il partito del mattone aveva ( ed ha) molti sostenitori in tutte le fasce della società e finisce col condizionare pesantemente le classi politiche e dirigenti di ogni stagione. Negli anni 70, le amministrazioni comunali di Sorso, in nome di un presunto sviluppo turistico, avevano dato il via ad una serie di lottizzazioni che avevano riempito la costa di seconde case: Centro Commerciale, Arboriamar, Villaggio grigio e altri insediamenti di grosso impatto economico. Nella zona di Porchile invece le case spuntavano come funghi sull

Mamma li turchi!

Mamma li turchi! Quando il pirata Barbarossa cercò di saccheggiare Sorso di Leo Spanu “Is Morus, is Morus! ” Questo l'urlo degli abitanti delle coste sarde quando sul mare apparivano le navi pirate coi loro equipaggi di feroci predoni. E il grido fu ripetuto sovente perchè le coste sarde furono “visitate” a lungo da questi sgraditi turisti, dal 700 al 1600, con effetti devastanti per la sempre povera economia sarda. Tra le peggiori incursioni che la storia racconti, nel 1527 un rinnegato spagnolo, tale Aradino Caramano noto come “ Caccia Diablo” sbarcato nel golfo di Oristano, fece stragi a Terralba, Uras e San Nicolò Arcidano. Il paese di Uras ebbe l'onore di un'ulteriore “visita” nel 1546. Questa volta, le orde selvagge erano agli ordini del più famoso dei pirati, Khayr al-Din (1466-1546) più noto come Ariadino Barbarossa. Corsaro e ammiraglio della flotta ottomana, per decenni questo famoso personaggio ha scorrazzato per tutto il Mediterraneo, in conto proprio o

Gaspara Stampa

Storie di donne e di poesia  4:  Gaspara Stampa (1523-1554) di Leo Spanu Nata da una nobile ma povera famiglia di origine milanese, alla morte del padre, nel 1531, Gaspara si traferisce a Venezia insieme alla madre, il fratello Baldassarre e la sorella Cassandra. I tre fratelli hanno  avuto una ottima educazione artistica e letteraria e Baldassarre si fa conoscere presto per le sue doti di ottimo verseggiatore ma la sua morte prematura ( a soli vent’anni) sconvolge le abitudini familiari. Le due sorelle invece di chiudersi in casa  o in convento ( in realtà Gaspara è tentata da questa scelta) si danno ad una vita libera e spregiudicata. Gaspara diventa una vera attrazione per la sua bravura nel canto ( suona molto bene anche il liuto) e nella poesia oltre che per la straordinaria bellezza. Ma la vita di Gaspara è profondamente segnata dall’amore per il conte Collaltino di Collalto, uomo vanesio e superficiale (oltre che scadente poeta)  che, dopo una relazione ( piuttosto tormenta

Storie di naia: Passo del Gavia (R)

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di Leo Spanu Il racconto è stato scritto nel 1972 ma la storia narrata si è svolta all'inizio del 1968, oltre cinquant'anni fa. Un anno importante il 1968, un anno che è finito, giustamente, nei libri di storia. Immagino che ci saranno articoli, libri, dibattiti, documentari a raccontare gli avvenimenti che hanno segnato quei giorni. Chi, per motivi anagrafici, ha vissuto quei tempi avrà di certo qualcosa da raccontare. In questo racconto c'è un altro 68. P.S. Il racconto è apparso la prima volta su questo blog il 27 luglio 2015 ma è stato riproposto, sempre qui, tempo dopo. Il mio amico Piero Murineddu lo ha invece presentato nel suo blog cambiando il titolo in "Passo di Gavia" (chissà perchè?) e definendolo un racconto antimilitarista. Abbiamo avuto una vivace discussione sul tema perchè lui è un accanito pacifista mentre io sono solo un uomo pacifico. Comunque lo ringrazio per la pubblicità. Il racconto è lungo ma vale la pena di leggerlo, almeno credo. a

Ringraziamento

Ringraziamento Ho “inaugurato” il mio blog il 27 giugno, il giorno dopo il mio ennesimo compleanno (io vorrei dimenticare ma i miei nipoti continuano a festeggiarmi!). Confesso i miei dubbi; sono legato, anche per via dell’età, alla carta stampata e pur non rifiutando a priori le continue scoperte della tecnologia mantengo molti dubbi sui nuovi mezzi di comunicazione. Per la verità ho molti dubbi anche su altri aspetti dell’esistenza ( per esempio: che ci stanno a fare le zanzare a parte pungere me e chi ha inventato la carta igienica troppo liscia?) ed avendo avuto dai miei genitori una spruzzata d’intelligenza ( l’unica eredità che mi hanno lasciato) non riesco ad avere mai certezze e finisco con l’invidiare (solo qualche volta, quando mi girano) la sicurezza e la conseguente felicità degli imbecilli. Fatta questa doverosa premessa, voglio ringraziare quelle decine di persone che stanno leggendo ( spero con interesse e piacere)i miei scritti. Non pensavo diventassero ( i lettori)

la fontana

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Sorso: la fontana della Billellara. Inizi 1900 La fontana della Billellera: ovvero l’elogio della follia di Leo Spanu In un precedente articolo abbiamo parlato della fontana di Sorso per come la ricorda la scrittrice Carolina Cutolo. In questa sede vogliamo raccontare  qualcosa in più su questa famosa fontana ormai assunta a simbolo di Sorso. Il  motivo di tanta imperitura gloria è dovuta al fatto, universalmente noto, che chi beve l’acqua della Billellera diventa matto (in sorsense: maccu). In realtà il binomio acqua-follia ha una storia lunga e ricca di  esempi più importanti e famosi. Erasmo da Rotterdam (1466-1536) teologo, umanista e filosofo olandese nel suo trattato Elogio della follia evidenzia la necessità vitale dei comportamenti “fuori norma”. Gli uomini, piacciono da bambini  perché hanno “ la grazia che viene dalla mancanza di senno ”. Poi diventano adolescenti, talvolta ancora gradevoli,  e in seguito adulti saggi e noiosi. Infine invecchiano e rimbambiscono

Paola Gabbi: professione maestra (R)

di Leo Spanu Ho conosciuto la signora Gabbi per uno dei tanti casi stravaganti della vita. Mio figlio entrava per la prima volta nel mondo della scuola avendo per insegnante proprio la signora Paola, più nota come maestra Ricci, dal cognome del marito, anche lui insegnante. Non sapevo nulla dell'ambiente della scuola di Sorso di allora. Non sapevo che c'erano insegnanti di serie A e gli altri a scalare. I genitori dei bambini che dovevano entrare in prima elementare facevano a gara ad avere le maestre più gettonate per i loro pargoli. Raccomandazioni, estrazioni guidate e tutto il classico armamentario del piccolo mondo di paese. Anche a me fu offerta la possibilità di avere una maestra “migliore”. Ero un esponente della politica locale e come spesso accade, si va sempre in aiuto dei più forti. Naturalmente rifiutai. Ho sempre cercato di evitare di nuotare nel mare dell'imbecillità: troppo affollamento. La classe della maestra Paola fu sconvolta e rifatta e alla fi

la battaglia di Sorso

La “battaglia” di Sorso. 8 dicembre 1922 di Leo Spanu La storia inizia quando “ dall'alto”fu deciso di costituire il Fascio littorio a Sorso che, malgrado fosse un importante centro, era privo di una struttura organizzata. Il sindaco Giovannino Roggio, capo del partito sardista locale era decisamente contrario e stando all'opinione dei fascisti preparò una “calda” accoglienza agli ospiti non graditi. L'ostilità dei sorsensi al fascismo è dovuta, secondo una relazione della prefettura di Sassari al fatto che: “ la popolazione di Sorso, composta in maggioranza di contadini assai laboriosi ma altrettanto ignoranti, non ha un' idea chiara del fascismo. Si crede che i fascisti non siano che dei facinorosi spregiudicati, capaci solo di qualche audace violenza, di derubare, di saccheggiare ed uccidere .” Tre squadre di fascisti “ marciarono” su Sorso. Provenienti dalla Gallura, un primo gruppo guidato dall'avvocato Luigi Pilo, federale di Sassari, insieme al p

Facce elettorali (R)

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Rivedendo vecchi articoli, ho recuperato questo che mi sembra non aver perso di attualità. E' vero, questa volta si tratta  di elezioni politiche ma non mi sembra sia cambiato molto nelle abitudini ed anche nelle facce. Sto rivedendo personaggi che credevo scomparsi dalla scena politica, anzi proprio morti. Oggi Ciriaco De Mita, quello che la buonanima dell'avvocato  definiva " un intellettuale della Magna Grecia" dove Magna Grecia significava " dei miei stivali", compie 90 anni. Auguri. Spero non sia candidato; in Italia abbiamo bisogno di intellettuali ma  diversi da lui, Ci basta che conoscano i congiuntivi, le regole della democrazia e che non sparino balle. Illusione, dolce chimera sei tu.  Facce elettorali di Leo Spanu Anche quest’anno è arrivato il Carnevale insieme alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna. Un ulteriore elemento di confusione per chi come me,avendo molti anni sulle spalle, comincia a lanciare qualch