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Rido amaro: Gianluca Gambino

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 di Leo Spanu Gianluca Gambino (Catania 1986) in arte " Tenia" è un artista siciliano che, probabilmente in giovane età, è inciampato nella frase "memento mori" (ricordati che devi morire) saluto quotidiano di frati poco allegri che odiavano il più normale "Buongiono". Questo incontro o meglio, scontro, ha condizionato Gianluca che ha deciso di diventare un illustratore horror-surreale e per convincerci delle sue cattive intenzioni ha scelto ha scelto un "nom de plume" (tenia) che in lingua italiana significa verme solitario, una creatura poco simpatica che fruga e si nutre dall'interno.  Allora andiamo a scoprire il mondo di questo artista e se non vi piace potete sempre ricoprirlo non di sputi e parolacce ma di scongiuri. Certo che nascere all'ombra di un vulcano fa venire strani pensieri. Comunque in omaggio all'Etna le prime immagini sono in bianco e nero come la neve e la lava. La lacrima della morte La mia anima è vostra per sem

Bacco, tabacco e Venere

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 di Leo Spanu Alcune premesse: non sono mai stato un bevitore ma ogni tanto un bicchiere di vino, quando il pranzo merita rispetto, l'ho bevuto con piacere. Sono stato invece un fumatore, era un piacere specie dopo un buon caffè poi un giorno ho deciso di smettere senza una ragione precisa ma solo perchè era giunto il momento di cambiare abitudini: non mi sono mai pentito del prima e del dopo. Per quanto riguarda Venere continuo ad avere la massima ammirazione ma ormai, con l'avanzare degli anni,  è un piacere sempre  meno frequente. Quindi non avendo più vizi (virtù ne ho sempre avute poche) ho tutti i titoli per parlare della continua produzione di Boh! da parte dell'imbecillità umana oggi definita" politicamente corretta": mi riferisco, ultimo esempio, alla distanza minima di cinque metri di un fumatore dagli altri. A parte che non fumare addosso a una persona, specie se non fumatore, dovrebbe essere una normale abitudine di buona educazione prima che una legg

Ciccio Formaggio ( N. Taranto)

 di Leo Spanu Fonte:  FONTINA Straziami ma di caci saziami (Riflettente) O parmigiano! Mio parmigiano! (W. Whitman) Il bandolero stracchino ( R. Vecchioni) Nella gruviera dove non si vede un passo (L. Battisti) Taleggio sul Mincio (comune italiano, provincia di Verona) Il buono, il brutto, il caprino (S. Leone) Mozzarella in carrozza (Trenitalia) I miei formaggi alla signora ( Monsignor Della Casa) Quisquillie, pinzillacchere e gongorzola (Totò) Ci stiamo mangiando il Bel Paese (S. Endrigo) Vi sovvien? dice Alberto di Giussano- quando vestiti di sacco per la penitenza, si mangiava la burrata con la mano (G. Carducci) Lui andava a cacio cavallo, lei diceva che bello, che bello, quell'uomo a cacio cavallo è l'uomo del mio cuor (G. Bramieri) Lamento di Ciccio Formaggio " Se mi  volessi bene veramente non mi tratteresti come un deficiente non mi faresti la pizza con la cacca non mi metteresti i ricci nella giacca non mi sporcheresti di sugo i pantaloni non mi prenderesti a ca

A me mi piace (R)

 di Leo Spanu Ogni tanto vado a rileggermi i miei vecchi articoli per vedere se sono ancora io o se il tempo ha cominciato a cancellare il vecchio Leo che, tutto sommato, non mi dispiaceva. Così posso scoprire se quello che mi  piaceva ieri mi piace ancora o se è diventato un dispiacere, peggio ancora un rimpianto.  Mi comunico,  magno cum gaudio (citazione colta) che sono sempre io.. A me mi piace (9 gennaio 2019) Se ti chiami Giacomo Leopardi, scrivi “ L’infinito” e lo metti sulla rete ottieni uno, forse due MI PIACE. Se sei un signor Nessuno, scrivi cazzo!!! con tre punti esclamativi e lo metti sulla rete ottieni 10, forse 20 mila MI PIACE. Noi che viviamo nella Terra di Mezzo, per caso non per scelta, abbiamo qualche problema a capire i tempi e le persone e soprattutto i MI PIACE. Per fortuna mi sto avviando verso la fine della mia storia e non vedrò in quale pattumiera finirà l’umana intelligenza ma, se avessi vent’anni oggi, avrei qualche dubbio a capire cosa mi piace o meno

A Verona che giorno è (R)

 di Leo Spanu In questi giorni si parla (non in RAI) dell'attacco della destra alla legge sull'aborto. Un referendum, anni fa, ha certificato che la maggioranza degli italiani è a favore di questa legge di alta civiltà; a parte il fatto che non è bel segno di democrazia  impedire l'applicazione di una legge dello stato, specie se lo fa un governo in carica, c'è da chiedersi come mai questa destra è così ferocemente contraria a riconoscere i diritti più elementari anzi, cerca di imporre un monocultura basata su controllo della vita dei cittadini con divieti, censure e norme sempre più repressive. Allora basta gettare uno sguardo a quanto succedeva  cinque anni fa a Verona per avere qualche dubbio sul fatto che esista una cultura di destra. Recuperare vecchi articoli  può sembrare una forma di riciclaggio ma  serve invece a fare dei confronti, in meglio o in peggio non saprei. Quelle che seguono erano mie impressioni di ieri  che oggi  mi sembrano diventate realtà. Qualcu

Malarazza: Domenico Modugno

 di Leo Spanu Malarazza è una canzone del 1976 che Domenico Modugno rielaborò ispirandosi ad un sonetto di un poeta anonimo siciliano, pubblicato nel 1857 dal poeta Lionardo Vigo Calanna (Acireale 1799-1879). Il sonetto era intitolato "Lamento di un servo a un santo crocifisso" ed era stato utilizzato nel 1973 da Dario Fo nel suo spettacolo "C i ragiono e canto ". Dario Fo denunciò Modugno per plagio. Ma perchè tanta attenzione ai versi di uno sconosciuto poeta siciliano. Forse perchè il tema è sempre attuale: la razza padrona è da sempre una malarazza, che sembra esistere solo per infliggere sofferenze alla povera gente ieri, oggi e, da quel che si vede e sente in giro, anche domani. Ma vediamo cosa racconta il servo al Cristo crocifisso e cosa propone ai rassegnati popolani. Malarazza Nu servu tempo fa d'intra na' piazza pregava Cristu in croci e ci dicia: " Signori lu mi padroni mi strapazza mi tratta comu un cani pi la via. Si pigghia tuttu cu la

I ragazzi delle case INCIS cap 14°. Epilogo

Capitolo 14°  Viaggio in Sardegna   All'inizio dell'estate la domanda fatidica di tutti i ragazzi delle case INCIS era: - Dove andiamo quest'anno in vacanza?- La risposta era quasi sempre uguale. Tutti al proprio paese d'origine, emigranti di ritorno ma con le valige nuove in cartone pressato o in finta pelle. Il nord restituiva al sud, almeno per un mese, quel carico di varia umanità utile ma non sempre gradita. Anche la famiglia Sanna si preparava al rientro in Sardegna carica di paccottiglie e souvenirs per parenti e amici a dimostrare un benessere nuovo e una condizione sociale superiore che loro, poveretti, non potevano permettersi. Il treno da Treviso a Mestre era solo una prova di viaggio poi si prendeva il direttissimo per Milano. I ragazzi correvano veloci alla ricerca di uno scompartimento vuoto per sistemarsi vicino al finestrino, come davanti ad uno schermo dove il mondo passava in fretta. - Troppo in fretta - pensava Leandro- non ti da tempo di