La mia banda suona il rock

di Leo Spanu

Lo confesso: il mio sogno più segreto era (è) quello di saper suonare uno strumento musicale, uno qualsiasi. Invece sono totalmento negato, un orecchio sordo che mi tiene  lontano dai suoni del paradiso. Eppure ascolto musica da sempre, di ogni genere. Da giovane, il mio amico Luigi, che studiava pianoforte  mi ha fatto capire e apprezzare le differenze, le sfumature della musica classica e della musica operistica. Mi piace tutta la musica, quando è bella. Ho qualche perplessità con il jazz. Comunque quando lavoro ( cioè quando scrivo) c’è sempre una musica di sottofondo che accompagna i miei pensieri o i miei silenzi. Ascolto di tutto dal classico napoletano, ai cantautori, ai virtuosismi di strumentisti di talento. La musica è una chiave universale che ti apre mondi infiniti. Ma io non so suonare. A volte mi sento come un affamato che guarda dentro le vetrine di una pasticceria. Un concerto di colori; par quasi di sentire il profumo dei dolci e delle torte ma in tasca non ho una lira neanche per una mentina.
Mi  consolo pensando che la vita ( e il DNA) mi donato altre qualità ma un diavoletto in fondo alla mia mente sta ridendo a crepapelle. Che fa ? Sfotte! Quel che mi rattrista è che in questo  momento sul computer, programmato a casaccio, sta passando “ Un angelo blu” cantata dall’Equipe 84, un gruppo che non è mai stato tra i miei preferiti anche se cantavano le canzoni di Francesco Guccini e di Lucio Battisti meglio degli autori. Ecco adesso ci sono i New Trolls  con “ Quella carezza della sera”. Non male in verità. Ma non è il tipo di musica che mi può aiutare a scrivere. Mi fanno pensare ai cosiddetti "favolosi anni 60", ai miei vent’anni quando non capivo niente ma riuscivo ancora a sognare un mondo migliore.

Il mio  diavoletto adesso si sta quasi soffocando dalle risate. Esagerato: d’accordo non sono mai stato uno bello ma piacevo alle donne, sono una persona brillante ( quando ne ho voglia), anche simpatica
( come sopra). Sono educato (di solito), so parlare, so anche scrivere (bene, alla faccia della modestia), e non manco di ironia e di autoironia. Abitualmente  non salgo sul piedistallo a giudicare gli altri anzi, il più delle volte, preferisco sedermi in una panchina e guardarli correre per andare chissà dove. Quanta fretta. Io non ne ho mai avuta, ho sempre saputo aspettare e il tempo è stato benevolo con me. I traguardi importanti (per me) li ho raggiunti tutti, così come mi sono tenuto strette le cose che ho amato e le persone che mi sono state vicine.  Ecco il mio diavoletto adesso ha smesso di ridere, anche lui  sente una musica, quella  che mi ha accompagnato durante il mio viaggio.
La mia banda suona il rock da sempre e probabilmente mi accompagnerà  nell’aldilà che  non esiste ma facciamo finta che sia vero. Proviamo a fare un gioco: io di sicuro andrò all’inferno. E’ possibile iscriversi ad un corso di pianoforte? E’ vero che sono negato ma non basterà l’eternità per imparare?

Josef Jan Michnia (1942) è un pittore polacco cresciuto nelle nebbie del comunismo poi, nel 1988, emigrò in Germania. Scrive: " Per me, il mondo dell'arte è un dialogo tra cielo e terra, tra lo spirito e il corpo umano, che è formulato per mezzo di colore".

L'ho sempre saputo che la musica è colore.




 







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