Teatrino

 di Leo Spanu

Al quinto anno, alla fine dell'inverno. il Signor Maestro convocò tutti i genitori.

- Carissimi genitori, il mio più grande desiderio è vedere i miei ragazzi tutti promossi all'esame.-

- Che cara persona!- Pensarono tutti i genitori.

- Perciò avrei pensato di aiutarli fuori dell'orario scolastico. Se siete d'accordo, per un paio di mesi, farò delle ripetizioni a tutti. Una, due ore ogni pomeriggio.-

Nel silenzio che seguì, qualcuno provò mentalmente a fare dei conti ma la la maggior parte dei genitori non aveva bisogno di fare conti. Si sentirono come imputati davanti al giudice che sta per emettere la sentenza. Fuori della scuola il cielo si rabbuiò, come prima di un temporale.

-Naturalmente non voglio nulla. Lo faccio solo per l'amore che nutro per i miei scolari.-

- Che brava persona!- Pensarono tutti ed anche il sole, da dietro le nuvole, riprese a sorridere. La proposta fu accettata all'unanimità. I ragazzi, quando furono informati della decisione, non furono molto contenti. Altre ore rubate al gioco. 

Alla fine dell'anno scolastico, uno dei genitori si fece promotore di una riunione di tutti i genitori e propose " un petit cadeau" ( Un regalo, insomma!) come giusto riconoscimento per una persona così squisita e generosa. Il Promotore era un signore dall'aria importante. Tutto in lui denotava la persona sicura, abituata  a decidere e comandare, un vero capo. L'abito grigio perfettamente stirato, la camicia bianca  e la cravatta reggimentale con un perfetto nodo scapino. Gli occhiali di tartaruga gli davano un'immagine di persona colta e poi il parlare così raffinato, la voce suadente, come notò una signora dal petto prorompente. 

Fu facile per il signor avvocato (Uno che parla così bene deve essere per forza un avvocato.- Pontificò la signora monopetto) convincere i presenti tanto più che la maggioranza non aveva aperto bocca. Fu proposta la cifra di diecimila lire a testa. Molti sbiancarono, qualcuno si sentì male.

- E' il caldo, a volte a giugno fa un caldo anormale.- 

Una signora con un abito grigio a fiori lavato e rilavato che non si capiva più il disegno disse alla vicina. - Se avessi diecimila lire, comprerei scarpe nuove ai miei figli che a forza di passarsele l'uno all'altro anche il calzolaio si rifiuta di aggiustarle.- La discussione prese toni da dibattito politica, tutti si parlavano addosso, allora intervenne il signor Dottore che col suo carisma poteva calmare gli animi e trovare una soluzione.

Il dottor Fini aveva una gran passione nella vita: i cani di grossa dimensione. Ne possedeva ben cinque di razze diverse: un mastino napoletano, un alano, un bull-dog, un San Bernardo e uno di razza non ben definita ma, come gli altri, grande quanto un cavallo. Anche il suo studio medico era tappezzato di grandi fotografie rappresentanti cani di varie razze, tutti enormi e ringhianti con delle fauci enormi e denti che sembravano pugnali. Nessuno dei pazienti in attesa osava sollevare la testa, era preferibile studiare il pavimento piuttosto che posare lo sguardo, anche un solo attimo, su quegli animali usciti dall'inferno. Anche il dottore, a ben guardare, somigliava ad un cane, con quelle gote che gli penzolavano fino al colletto della camicia e la voce simile ad un ringhio. L'intervento del medico tuttavia non ebbe successo. Il dottor Fini, redivivo Ponzio Pilato, disse:

-Io mene lavo le mani. Fate voi.  Ho i miei pazienti che mi aspettano e non posso perdere tutto questo tempo. Fatemi saper quant'è la quota e io vi manderò la mia serva con i soldi.- E uscì tronfio e impettito come Garibaldi dopo l'incontro di Teano. Un operaio dal faccione bianco  e rosso, che sembrava la pubblicità della fabbrica Lanerossi,  e due mani grandi come due pale, disse, con parole avvinazzate, che il dottore aveva ragione. Tempo rubato al lavoro (e all'osteria) e se ne andò. Una signora piccola e gentile fece notare che s'era fatto tardi e doveva preparare il pranzo. Gli ultimi rimasti decisero per tutti.

- Cinquemila lire e non se ne parli più.-

Il signor Promotore fu incaricato della raccolta dei fondi. Più di uno si rese irreperibile e infine la cifra raccolta fu di ottantamila lire. Non male nel 1957.

Un piccolo gruppo di genitori, guidati dal signor  Promotore, s'incaricò di portare il presente, otto lenzuola da diecimila lire chiuse in una grande busta commerciale, al Signor Maestro. Il quale ringraziò per il gentile pensiero, si commosse pure ma poi spiegò che c'erano state delle complicazioni, degli imprevisti, delle spese  extra e concluse, tutto d'un fiato senza mai respirare:

- Due-mesi-per-un'ora-al-giorno-per-cinque-giorni-alla-settimana-per ventotto bambini-e-lasciamo-perdere-tutte-le-ore-extra-per-le-assenze-e-la fatica-e-i sacrifici-tutto-per-amore.dei-vostri-figli-chi-lo-avrebbe-mai-fatto-insomma-non-si-può-fare per-meno-di-cinquecentomila-lire!-

-CINQUECENTOMILALIRE!!-

Furono le prime e ultime parole pronunciate dal signor Promotore che di dedicò subito allo studio delle sue scarpe. Erano in pelle, nere e lucidissime: c'era un granello invisibile di polvere sulla punta. Mai visto prima. Anche gli altri uomini presenti, forse condizionati dal loro leader, si misero ad ispezionare le loro calzature. Di origini meno nobili e con diverse anzianità di servizio, meritavano solo uno sguardo fugace e deluso. Gli uomini decisero di studiare meglio i disegni delle mattonelle del pavimento.

Il Signor Maestro aspettava sorridendo come sempre, ad ogni attimo che passava sembrava diventare ancora più alto e grosso davanti a quei piccoli uomini dai piccoli pensieri. Dopo  pochi istanti lunghi un'eternità. la signora dal petto prepotente si rivolse al signor Promotore:

-Ah, se lei ci avrebbe fatto i cazzi suoi!-

Il Signor Maestro smise di sorridere, sorpreso e scandalizzato da un linguaggio tanto greve. Tutti gli uomini sollevarono lo sguardo da terra, strappati dalle loro profonde e, di sicuro,  proficue meditazioni.

-Ma signora!- Cominciò col dire il Signor Maestro la la donna gli girò le spalle e, seguita dalle altre signore, si avviò verso l'uscita. Gli uomini, incerti sul da farsi, rimasero fermi, giusto il tempo per sentire una voce femminile spiegare alla altre signore:

-Gli uomini, che stronzi!-

Tratto da I ragazzi delle case INCIS, edizioni EDES Sassari, 2012


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