A Brescia non c'è mai la nebbia

 di Leo Spanu

Da " A Brescia non c'è la nebbia" Edizioni EDES Sassari 2018

Brescia è una città che corre, un pò come Milano ma ad una velocità maggiore e con un piccolo complesso di inferiorità. Infatti se a Milano, durante il Risorgimento, hanno avuto le Cinque giornate a Brescia non potevano essere che Dieci, il doppio; se a Milano hanno lo smog, nero come la vergogna,  a Brescia hanno la nebbia, bianca come la purezza.

-Non c'è confronto: il candore dell'innocenza contro l'oscurità del male.- La frase era tipica di Maurizio e Simone aveva subito replicato.

-Questa non l'ho capita. Per caso questo cretino ha bevuto?-

-No, è così di suo.- Leo era sempre per la pace. La penosa discussione era avvenuta una sera di marzo al rientro da una festa da ballo. La casa era quella di Elena, altra compagna di classe, che abitava in una mostruosità, una specie di grattacielo che il padre della ragazza, industriale di motoscafi di lusso, aveva costruito in una zona periferica. Poche villette con alte recinzioni, larghi viali poco luminosi e traffico minimo anche di giorno perchè quella era una zona residenziale: niente negozi, niente artigiani, niente piccole attività produttive mascherate dentro le case.

C'era solo nebbia e così fitta che non si vedeva la punta del naso e dopo un quarto d'ora di camminata alla cieca fu chiaro a tutti che avevano sbagliato strada.

-Ci siamo persi!- Urlò Maurizio poi si mise ad ululare. 

Luciano, l'inglese del gruppo, un pò per la sua flemma, un pò perchè portava l'ombrello anche quando non pioveva se ne uscì con uno sei suoi elaborati pensieri.

- Secondo me, dovremmo approfittare di questo nulla assoluto per abbandonare questa specie di vil coyote al suo destino.-

-Bip, Bip.- Fu l'epitaffio di Simone. L'ululato cessò di colpo e Maurizio, ritrovata la sua triste vena poetica cominciò il suo lamento.

" -Abbandonato nello spazio vuoto da amici ingrati! Ahi me lasso (-e lesso-aggiunse Simone) e infelice, ferito da cotanto tradimento. Andate pure vili marrani, via dalla mia vista che io non debba più vedervi (-per forza, non si vede un cazzo. sempre Simone), lasciatemi al mio desino periglioso (-peri coso?- sempre Simone)  lungo la strada che porta all'eternità."

Pausa di riflessione.

-Secondo me, con questa nebbia non porta da nessuna parte,- Commento di Leo.

"Quale nebbia? A Brescia non c'è mai la nebbia, solo persone grette e meschini come voi, vili marrani con cui debbo accompagnarmi per mancanza di meglio, vedono la la nebbia dove invece c'è la luce (-ha ragione, c'è un lampione là in fondo, lo  vedo-Simone dixit). Questo velo candido, intangibile (-e bagnato-interruzione di Leo) è una vostra creazione, il frutto della cecità e della vostra ignoranza che maschera e nasconde il vostro cuore di uomini piccoli e meschini (-adesso lo prendo a calci in culo.-Luciano).

Aprite gli occhi, aprite la mente, aprite il cuore alla verità perchè voi nati non foste per viver come bruti ma per una distrazione dei vostri genitori.-"

Qui si interruppe il discorso di Maurizio perchè partirono schiaffi e sberle a ripetizione e si cominciava a vedere qualcosa come una casa, una strada, la città. La nebbia si stava diradando e si poteva tornare ad una visione più comune.

-Però mi piace l'idea che la nebbia sia solo immaginazione della nostra fantasia, si... -

La considerazione di Leo finì di colpo perchè le sberle da  Maurizio si trasferirono su di lui.

L'ironia e lo sberleffo erano una componente tipica di quel gruppo di amici, un modo come un altro per scherzare e giocare e rendere più leggera la vita. Troppa gente seriosa e dallo sguardo cupo a scuola e fuori a predicare e a augurare fulmini e saette. E rilassatevi ogni tanto!

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