Cartoline e dintorni (12)
Schwerin. Ottobre 1982
Repubblica Democratica Tedesca (Germania dell'Est)
Mi hanno regalato la possibilità di un viaggio e un soggiorno di dieci giorni a Schwerin, una bella cittadina del Nord Germania. Sono viaggi organizzati da un'associazione politico-culturale, finanziata probabilmente dal Ministero degli Esteri tedesco per scopi propagandistici e pubblicitari. Un' esperienza interessante ma da non ripetere.
Il Grande Fratello è presente anche nei pensieri della gente. Quando ritroveranno
la democrazia, la nostra malandata democrazia, avranno molti problemi da risolvere ma saranno liberi (almeno di sognare).
Ho visitato negozi con gli scaffali vuoti, visto case private, fattorie in provincia e ovunque la stessa sensazione di estrema povertà vissuta con molta dignità.
Solo la nomenclatura politica gode di privilegi e di benessere, il popolo soffre ma non si lamenta. Paura o rassegnazione? Non lo so ma mi accorgo che i tedeschi sono migliori di quanto pensassi, influenzato dai soliti luoghi comuni.
Ho visitato anche un campo di concentramento dei nazisti, Sachsenhausen, vicino a Berlino.
Quel giorno c'era un freddo polare, tremavo e non mi sentivo bene.
Ma non era solo per il freddo.
Mai avuta tanta paura. Ho cambiato metà dei soldi al mercato nero e ho nascosto
i marchi orientali dentro le mutande. Alla dogana ho dichiarato solo i marchi
occidentali e le lire italiane. Siamo rimasti fermi oltre due ore per problemi di visti
sui passaporti e abbiamo assistito ad una scena degna di un film di spionaggio.
Una macchina con due donne è stata fermata dalla polizia di frontiera.
Dopo un primo controllo generico sono state condotte in un capannone di fronte a noi.
Quando siamo partiti erano ancora dentro. Un italiano, ormai esperto di usi e
consumi del posto, ci disse che la macchina sarebbe stata smontata fino all'ultimo
bullone e in quanto alle donna la visita sarebbe stata così accurata che manco
un ginecologo.
Stavo quasi per tornare indietro.
Ho conservato questi biglietti che ora chiaramente non hanno nessun valore.
Ho buttato via dei soldi buoni, cosa che capita talvolta a chi non mai avuto il tempo
per cercare di diventare ricco. Avevo di meglio da fare.
Nel viaggio di andata abbiamo dormito a Monaco di Baviera, in un alberghetto che sembrava la casa dei sette nani. Niente lenzuola né coperte, solo una trapunta da avvolgersi attorno al corpo come un sacco a pelo. Razza di modo di dormire. Abbiamo cenato nella birreria dove Adolf Hitler cominciò la sua feroce avventura. Una cosa enorme tipo uno stadio pieno di gente ubriaca.
Vi sono un numero indefinito di una specie di armadi dove ogni cliente abituale conserva il suo boccale personale (da un litro).
Ve ne sono di molto belli e antichi. Strana gente, arrivano di notte, prendono
il loro boccale, lo lavano (vi sono parecchi lavandini sparsi per il locale) e cominciano a bere birra fino a quando non crollano ubriachi sui tavolini.
Appena sono in grado di camminare, rilavano il loro boccale, lo ripongono
al suo posto, chiudono a chiave il lucchetto e ritornano a casa.
Anche le donne. Il giorno dopo si rientra al lavoro.
Pezzo di carta intestata dell'albergo di Monaco. Non ho capito perchè l'ho conservato, era insieme ai soldi. Forse come ultimo indirizzo conosciuto per “ Chi l'ha visto?” nel caso fossi scomparso nelle nebbie della Germania comunista.
La parte est di Berlino non è male. La ricostruzione dei palazzi distrutti dalla guerra
procede lenta ma accurata. Si nota di meno anche la povertà.
Il tristemente famoso muro sembra meno minaccioso e le guardie quasi si mettono in posa per i turisti.
Abbiamo avuto il pomeriggio libero, niente accompagnatori-sorveglianti.
Ho comperato un'ambra in un negozio di Alexander Platz.
Al ritorno siamo passati da Amburgo. Abbiamo mangiato in un ristorante sul lago,
di proprietà di un sardo. Mi vergogno profondamente ma ho scordato il suo nome.
Un delitto perchè era giorno di chiusura del locale ma lui ha preparato per noi
un pranzo alla sarda completo di tutto. Abbiamo finito di mangiare alle otto di sera;
avevo una fame disperata, grazie alla cucina tedesca, in dieci giorni ero dimagrito
di cinque chili.
Mi sono mangiato una pentola di pasta e fagioli e due bistecche di manzo grandi come lenzuola. E poi formaggi e vino e caviale da buttare.
Quel brav'uomo non ha voluto neanche una lira. Come tanti sardi emigrati era diventato un uomo ricco e di successo. Il suo locale era un ristorante alla moda e molto rinomato.
Ma un pranzo tra sardi in Germania è sempre un momento di festa, non un fatto
commerciale.
La notte poi ci ha accompagnato a visitare il quartiere di St. Pauli,
noto per essere la capitale del sesso senza limiti.
La nostra guida ci ha portato in una specie di sotterraneo, un girone infernale
di musica ad alto volume, luci psichedeliche e ragazze bellissime, poco vestite
e massimo ventenni.
Come Virgilio a Dante ci disse: “ Non ti curar di lor ma guarda e passa.” Facile a dirsi. Neanche sant'Antonio era stato così spudoratamente tentato. Una tedescona di un metro e ottanta, figlia di una valchiria, si avvicina a Sandro Agnesa, noto commerciante e amministratore comunale di Sassari. Gli sorride, lo accarezza, lo tira per un braccio.
Lui niente. Secco e serio come il busto di Mazzini all'emiciclo Garibaldi.
Gli si strofina addosso. Sandro si avvia verso l' uscita del locale come un generale
prussiano dopo una sconfitta.
A quel punto la ragazza gli rifila una sberla da farlo vacillare.
Gli impediamo di cadere, lui ci guarda con un sorriso triste e commenta:
- Sono i rischi che si corrono quando si prova ad essere fedeli alla propria moglie.-
L'odissea tra i piaceri del sesso non mi ha divertito. Mi è sembrato tutto molto triste, una fabbrica di piacere meccanico e senza allegria.
Preferisco essere il solito provinciale che riesce ancora a girarsi se un colpo di vento solleva la gonna su due belle gambe di donna.
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