I ragazzi delle case INCIS cap 9°

 

Capitolo 9° Lezioni di storia naturale


La curiosità dei bambini è notevole quando non sono distratti da altri impegni e interessi. La televisione, in quegli anni, stava facendo i primi passi e non era molto diffusa. Solo il giovedì, una specie d'incantamento prendeva gli italiani e si vedevano interi gruppi familiari trasferirsi, magari armati di sedie, presso il bar più vicino, dove un apparecchio televisivo troneggiava solitario ed ipnotico. I più fortunati avevano un amico ricco così potevano risparmiare sulla consumazione al bar. Anche i cinema, sorpresi dalla febbre del giovedì sera, dovettero adattarsi e, alle nove in punto, lo spettacolo veniva interrotto e sul palcoscenico appariva un televisore. Gli spettatori, con un solo biglietto, potevano vedere un film e “Lascia o raddoppia”  presentata da un giovane americano biondo, Mike Bongiorno.

I bambini non erano molto interessati a quella trasmissione mentre seguivano, quando potevano, un altro programma di grande successo “Il Musichiere” una gara di canzoni. In quell'occasione la famiglia di Leandro prenotava i posti in una vicina trattoria. La padrona sparecchiava i tavolini e sistemava sedie di tutti i tipi dentro la saletta e fuori, sotto la tettoia di canne. Alla spicciolata, arrivavano famiglie intere, nonni e neonati compresi. Gli adulti si mettevano comodi, con un bicchiere di prosecco in mano, accendevano una sigaretta, anche le donne, e, tra gli odori incancellabili di polenta e di lumachine al sugo, discutevano e commentavano. I bambini fuggivano all'aperto, non era sempre che potevano giocare di notte. Naturalmente i primogeniti avevano il compito di controllare i fratelli minori.

Leandro, oltre a Giuseppe, adesso aveva anche una sorellina da tenere d'occhio. Nella storia della pedagogia probabilmente non esiste uno studio specifico ma qualche scienziato dovrebbe dedicare qualche ora di studio ad una sindrome molto diffusa tra i bambini: il gioco interruptus, causa sicura di molti traumi giovanili. Perchè il gioco è la fonte più importante di conoscenza anche se spesso i mezzi utilizzati non sono molto ortodossi e tanto meno scientifici. Ma quel che conta è il risultato. Prendiamo ad esempio lo studio delle api: un mondo affascinante.

A primavera, quando le siepi che circondavano le case INCIS si riempivano di fiori bianchi, le api svolazzavano a sciami e non potevano essere ignorate dai ragazzi che decisero di studiarle con maggior impegno. Dietro l'ultimo palazzo, vicino agli alberi di gelso, dove il terreno era più soffice, furono scavate una serie di buche che vennero riempite di fiori e foglie, poi i ragazzi si dispersero in varie direzioni alla ricerca di pezzi di vetro per coprire le buche. In seguito si seppe di qualche protesta per delle finestre che si erano rotte stranamente e, fatto ancor più strano, non si era riusciti a trovare i vetri rotti se non qualche piccolo frammento. Comunque sia, le vetrine per accogliere le api furono presto pronte. Si trattava ora di catturare i futuri abitanti di quello zoo: niente di più facile.

Appena l'insetto si posava su un fiore con due dita, pollice e indice, si afferravano le ali evitando di farsi pungere e si trasferiva l'ape nella nuova dimora. Gli insetti mostravano di non gradire e si ribellavano alla cattura ma i bambini erano molto abili nell'evitare la puntura. Qualche volta le api riuscivano ad infilare il pungiglione nella mano dell'imbranato poi andavano a morire da qualche parte. Il dolore era forte ma l'orgoglio ancor di più, perciò la vittima si toglieva il dardo velenoso e, sorridendo a forza, andava a cercare un'altra ape. Data la scarsa conoscenza del mondo degli imenotteri, nelle gabbie ci finì di tutto: api, farfalle, bruchi, lombrichi, alcuni scarafaggi (No, le lucertole no!) e due calabroni, difficilissimi da catturare. L'entusiasmo per l'iniziativa provocò una strage degli insetti. Una vetrina fu riempita di bruchi pelosi e setolosi di tutti i colori: verdi, gialli e rossi.(- Che schifo !- commentò Domenica) Furono imprigionate anche delle coccinelle (- Che carine !- Sempre Domenica), grilli, cicale ed anche un grillotalpa e un cervo volante. Ci fu una sezione dedicata alle libellule e alle effimere ed una, definita terrificante dalle ragazze, ai ragni.

Per un paio di giorni lo zoo fu meta di tutti i ragazzi e i bambini della zona. Il terzo giorno qualcuno, annoiato, aveva aperto le gabbie e cominciava a torturare gli insetti per vedere come reagivano. Per qualche minuto il gioco sembrò interessante poi Bove lanciò un occhiata verso una casa oltre il campo di grano aldilà della strada e disse:

- C'è una donna nuda alla finestra.- Tutti i maschi si rivolsero nella direzione indicata. Le ragazze dissero: - Sporcaccioni !- e se ne andarono offese. Nessuno cercò di fermarle, gli occhi erano puntati verso la finestra, il resto non contava.

- Come fai a dire che c'è una donna nuda. Io non vedo niente.-

- Io la vedo.-

- Bugiardo.-

- Ti posso dire che si sta spazzolando i capelli.- Tutti aguzzarono lo sguardo, si vedeva solo una vaga ombra che poteva essere qualsiasi cosa, una tenda mossa dal vento, un riflesso del sole, magari una donna nuda. Boh!

- I capelli sono lunghi e neri.- Quel particolare finì col zittire anche i più scettici. Davanti a loro c'era una donna nuda e solo quello stronzo di Bove riusciva a vederla. Dopo lunghi minuti dove tutti cercavano d immaginare quello che non riuscivano a vedere, Giulio Cesare domandò:

- Come ce l'ha le tette ?-

- Grandi.- Altra lunga pausa.

- Adesso vado a casa e prendo il cannocchiale di mio padre così vediamo se ci stai pigliando in giro.- Giulio Cesare corse a casa ma non sapeva il meschino che la mamma lo aspettava al varco per qualche colpa impunita. La porta si chiuse inesorabilmente e definitivamente alle sue spalle e solo il giorno dopo, gli amici poterono rivederlo. Nel frattempo gli altri erano in trepida attesa. Mezz'ora, un'ora poi il gruppo, lentamente, si disciolse. La donna nuda insisteva a pettinarsi davanti alla finestra - Ma quando la finisce?- disse Lucianino. Anche le api furono dimenticate, un'altra giornata se ne stava andando.

In seguito le buche vennero riciclate. Furono riutilizzate ancora quando qualcuno propose di studiare le formiche nel loro ambiente. Scartata l'idea di far combattere le formiche dalla testa rosse con le formiche nere, tipica idea di Bove (- E la guerra la dichiari tu- disse sprezzante Lucianino.), si sventrarono i formicai e si trasferirono gli abitanti, armi e bagagli (larve comprese) nelle vetrine. Le formiche fuggivano in tutte le direzioni. Fu una fatica immane. Più di uno si ritrovò le formiche dentro gli abiti. Le mamme non apprezzarono molto quelle cose nere che correvano sopra la tovaglia durante la cena. Le mamme, si sa, non sono naturaliste. Spesso sono un ostacolo che si frappone tra la scienza e la voglia di apprendere dei piccoli ricercatori.

Solo una volta la mamma diede il suo assenso quando Leandro, come tutti gli amici, decise di dedicarsi all'allevamento dei bachi da seta. La mamma si limitò a brontolare per la presenza in casa di quelle cose bianche, mollicce e schifose. Leandro parlò a lungo della storia della seta, di Marco Polo, dei viaggi in Cina. La mamma non capì molto di quella macedonia d'informazioni più o meno scientifiche ma pensò, con orgoglio, che aveva un figlio molto colto e gli concesse un angolo del terrazzo. Dopo pochi giorni i bachi cominciarono a filare e a costruirsi il bozzolo in cui rinchiudersi per la successiva mutazione. Una ventina di uova dorate giacevano in un letto di foglie di gelso sempre fresche.

- Non sono brutte da vedere- disse la mamma- sempre meglio di quei grassi vermi.-

- Non erano vermi ma bachi, mamma. Adesso nei bozzoli si è formata la crisalide che si trasformerà in farfalla. Quando sarà matura, uscirà dal bozzolo, depositerà altre uova e ricomincia il processo. Avremo un sacco di seta.- La mamma non sembrava molto felice all'idea di ritrovarsi il terrazzo pieno di vermi ma, per amore del figlio e della scienza, lasciava fare.

Una domenica mattina, mentre Leandro cercava una scusa per non alzarsi e godersi ancora il piacevole tepore del letto, improvvisamente delle urla spaventose ruppero il silenzio e la pace della casa. Saltò da letto, corse in cucina e si trovò davanti allo spettacolo della madre che, con uno straccio, picchiava nell'aria contro grosse farfalle grigie. I bachi avevano completato il loro ciclo di crescita e si erano trasformati in mostri volanti in guerra contro la mamma. Tutta la famiglia diede la caccia agli insetti, Giuseppe faceva finta di catturarli poi li rimetteva in circolazione, la sorellina si era nascosta dietro la porta. Quando fu riportato l'ordine, la mamma sentenziò:

- Quelle cose devono sparire.- Inutili le spiegazioni e le giustificazioni di Leandro. Fece il bagno, si vestì, mangiò malvolentieri la sua tazza di caffelatte coi biscotti e, come tutte le domeniche, andò in chiesa. Al ritorno trovò il terrazzo vuoto e perfettamente lavato e sterilizzato con la varechina.

Ma non era solo la mamma di Leandro ad essere refrattaria alla scienza. Tutte brontolarono parecchio quando dalle loro cassette del cucito sparirono tutti gli spilli. Verso maggio s'era verificata un incredibile invasione di maggiolini. Capitava ogni anno alla fine della primavera ma quella volta, complice un caldo esagerato e prematuro, il numero degli insetti era cresciuto oltre ogni limite. Erano ovunque e te li trovavi sempre addosso. Non si poteva aprire una finestra che entravano in casa a nugoli. Dovevi stare attento anche quando aprivi la bocca, c'era il rischio di ingoiarne qualcuno. I ragazzi delle case INCIS dichiararono guerra ai maggiolini.

Sempre dietro l'ultimo palazzo, c'era un pezzo di terreno argilloso, completamente privo d'erba. Pioggia, vento e scavi vari dei bambini lo avevano trasformato in una minuscola copia di deserto, con profondi canali che lo facevano sembrare un Gran Canyon di dimensioni lillipuziane. In quella landa arida e riarsa, ai confini della civiltà, i maggiolini trovarono il loro Calvario.

Catturati al volo da cento mani rapaci, furono infilzati con gli spilli e inchiodati al suolo. Una scena grandiosa e terribile si presentò ai ragazzi alla fine della loro caccia. Migliaia d'insetti che si muovevano e sbattevano le ali, impossibilitati a muoversi dalla loro condanna. Solo allora i ragazzi capirono quello che avevano fatto. Qualcuno tra i più piccoli si mise a piangere. Le bambine guardavano quell'incubo, incerte tra la paura e il disgusto. Alla fine Nuccia, che scrutava i ragazzi come fossero mostri, colpì duro.

-Siete peggio dei selvaggi.- I ragazzi abbassarono lo sguardo confusi, anche Renato per la prima volta perse l'aria e l'immagine di ragazzo perbene e si ritrovò brutto e cattivo come un Bove qualunque. Solo Lucianino era perplesso, nella sua ingenua follia trovava lo spettacolo unico e straordinario. Avevano costruito il loro capolavoro.

- L'APOCALISSE ! -

Anche Matteo studiava con attenzione l'agitarsi delle piccole ali sotto il carapace e sorrideva compiaciuto. Non sempre, tuttavia, i giochi si risolvevano in manifestazioni di crudeltà. Una volta i ragazzi delle case INCIS riuscirono a stupire, in positivo, i loro rassegnati genitori.

Fu verso la fine di luglio, nel 1957. Quell'anno furono le lucciole ad invadere il piccolo mondo dei bambini. Le mamme concessero il permesso di uscire dopo cena e decine di bambini e ragazzi d'ambo i sessi, armati di bottiglie, bicchieri e contenitori di vetro d'ogni tipo, si sparsero nel buio per raccogliere le lucciole dal cielo.

La notte era scura e senza stelle, anche la luna trovava difficoltà ad uscire dalle nuvole ma, all'improvviso, un lunghissimo serpente luminoso uscì dall'ombra e cominciò a scivolare tra i palazzi. Dalle finestre gli adulti vedevano solo mille lumi, come un drago di luce che danzava e disegnava immagini e sogni. I bambini erano voci allegre e risate, erano gioco che illuminavano gli angoli nascosti del giardino e della fantasia. Erano una favola acchiappata per la coda prima che il giorno scoprisse la realtà.

Poi i bambini, tutti insieme, liberarono le lucciole. Un esplosione di punti luminosi accese la notte e il cielo si riempì di nuove stelle.

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