Il Cimitero di Brescia

 di Leo Spanu

Nell'autunno del 1958 mio padre,  impiegato statale, fu trasferito a Brescia. Nell'attesa di ottenere un appartamento delle case INCIS (Istituto Nazionale Case per Impiegati Statali) andammo ad abitare in un appartamento in via Milano (una via lunghissima), ma in fondo, proprio in fondo. Io avevo 12 anni, ero un ragazzino molto curioso e scoprire una nuova città per me era un'avventura degna di un "grande esploratore". In ottobre la notte cala troppo presto: la mattina a scuola, il pomeriggio, appena mangiato dovevo studiare (ordine tassativo di mia madre), non mi avanzava molto tempo per andare a conoscere Brescia così rientravo a casa sempre al buio. Come tutti i ragazzini cresciuti a pane e libri (Salgari, Verne per citare alcuni autori) avevo molta fantasia e tra la città e casa mia c'era un territorio sconosciuto e terrificante da attraversare: la strada davanti al cimitero. Dietro il muro c'era un luminosità strana, un chiarore bianco e freddo, forse la luce dei morti che uscivano di notte a passeggiare, la strada era quasi tutta la buio, pochi lampioni. Dall'altra parte  della strada spazi vuoti, qualche capannone con le luci spente, nessuno in giro, solo il silenzio della notte. Invano mi guardavo intorno cercando qualcuno che mi facesse compagnia per superare quel mare buio e misterioso. Rimanevo fermo per un tempo infinito,  incerto sul da farsi: vado avanti o torno indietro e prendo il tram? Ma le mie tasche erano inesorabilmente vuote, non c'era altro da fare che affrontare l'ignoto. Così partivo di scatto, correndo alla massima velocità possibile, ma la strada era lunga, troppo, adatta ad un maratoneta non ad uno scattista qual ero io; arrivavo in terra sicura  che non avevo più fiato e dovevo aspettare diversi minuti prima di ritrovare le forze per rientrare a casa.

Poi si cresce e tutte le paure immaginarie spariscono; poi devi fare i conti con le paure vere e il cimitero, visto con altri occhi, diventa un posto di  triste e serena bellezza.

Il Cimitero Monumentale di Brescia o Vantiniano, opera dell'architetto Rodolfo Vantini (Brescia 1772- 1856) è il primo cimitero monumentale della storia dell'arte. E' stato costruito tra il 1814 e il 1870. Edifici, porticati e cappelle sono in stile neoclassico, ispirati all'arte greca. Il faro è alto 55 metri, il Pantheon è stato destinato a contenere i monumenti  e i nominativi dei bresciani illustri.

















Fotografie di Gion Frogh

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