Storia del Cinema (16-26)

Storia del Cinema (16-26) La commedia all'italiana e dintorni

di Leo Span

La commedia all’italiana ha una caratteristica fondamentale, racconta le tragedie con ironia, amara certo ma sempre ironia. A volte non sono neppure tragedie ma le banalità della vita quotidiana, mortali anch’esse anche se uccidono molto lentamente. C’è sempre un mezzo sorriso dietro il dolore ma non dà nessuna allegria e non consola. Del resto la condizione umana è quella che è, saper sorridere è una bella fortuna, aiuta a sopravvivere. Il cinema italiano, in questo genere, è stato maestro: registi, attori, sceneggiatori hanno fato il loro meglio creando dei veri capolavori. 
Forse il cinema, ma non solo il cinema, di oggi dovrebbe mettersi a studiare il passato.
Se ha voglia di avere un futuro.

Voto 10
Amarcord (1973) di Federico Fellini. 123 minuti. Con Puppella Maggio, Magalì Noel, Ciccio Ingrassia, Alvaro Vitali, Lino Patruno,Bruno Zanin. Amarcord (mi ricordo) è un bel modo di cominciare una storia, la memoria regala molto più della nostalgia. Premio Oscar per il miglior film straniero.
Magalì Noel

I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli. 102 minuti. Con Vittorio Gasmann, Marcello Mastroianni,  Totò, Renato Salvadori, Claudia Cardinale, Tiberio Murgia, Memmo Carotenuto, Carlo Pisacane, Carla Gravina. Come organizzare il furto perfetto e ritrovarsi a mangiare una pentola di pasta e ceci. Questo è il film che darà inizio alla commedia all’italiana prendendo il testimone dal neorealismo. 
Il siciliano Ferribotte (Tiberio Murgia) era sardo, la Gravina aveva diciassette anni, la Cardinale venti. Nel 1959, per la regia di Nanny Loi, c’è stato un sequel: Audace colpo dei soliti ignoti
Nel 1985, per la regia di Amanzio Todini è uscito I soliti ignoti vent’anni dopo con Gasmann, Mastroianni e Murgia.
Claudia Cardinale
Carla Gravina

La grande guerra (1959) di  Mario Monicelli. 135 minuti. Con Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Silvana Mangano, Romolo Valli, Folco Lulli, Bernard Blier, Nicola Arigliano, Tiberio Murgia, Livio Lorenzon, Ferruccio Amendola, Mario Valdemarin, Elsa Vazzoler, Tiberio Mitri, Mario Feliciani.
Un capolavoro assoluto con due “cialtroni” uno milanese (Gassman)  e l’altro romano (Sordi) che diventano eroi loro malgrado.

Una vita difficile (1961) di Dino Risi. 115 minuti. Con Alberto Sordi, Lea Massari, Lina Volonghi, Claudio Gora, Daniele Vargas. Da sempre uno dei miei film preferiti; Sordi qui non è il solito italiano piccolo e meschino di tanti altri film ma un uomo con la schiena dritta, pronto a pagare il costo delle sue scelte. In qualche modo mi sono sempre sentito rappresentato da questo personaggio, apparentemente un vinto ma in realtà un simbolo per chi crede nella dignità dell’uomo come valore irrinunciabile. Bellissima anche la figura della moglie, interpretata da una Lea Massari da Oscar, una donna che continua ad amare quell’uomo difficile, eternamente in guerra contro il sistema. Forse è il ricordo di quando, malgrado la guerra, erano due ragazzi poveri di tutto ma ricchi di sogni.
Lea Massari

Voto 9 e ½
La differenza coi film da dieci è minima, forse una virgola in più o in meno. A volte le differenze, non solo nei film, sono solo nella nostra testa.

Amici miei (11975)di Mario  Monicelli. 103 minuti. Con Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Duilio Del Prete, Adolfo Celi, Milena Vukotic, Silvia Dionisio, Olga Karlatos, Bernad Blier. Il primo di una fortunata serie di film che vede come regista anche Nanni Loy (Atto 3°, 1985) e Renzo Montagnani subentrare nel secondo film. L’idea originale era di Pietro Germi che non potè realizzare il film per la malattia e la successiva morte. Le “zingarate” dei protagonisti sono esilaranti ma alla fine del film, anzi dei film, ti rimane un nodo alla gola come se la risata volesse trasformarsi in pianto. La “supercazzola”,  un termine che significa un giro di parole senza senso che si utilizza per confondere le idee agli altri, è entrato nel linguaggio quotidiano.
Milena Vukotic

Il commissario Pepe (1969) di Ettore Scola. 107 minuti. Con Ugo Tognazzi, Silvia Dionisio, Elsa Vazzoler, Veronique Vendell, Gino Santercole. Un commissario di polizia, democratico e tollerante, deve frugare nello “sporco” di una piccola città di provincia. Ne esce fuori uno spaccato di vizi nascosti, mascherati dall’ipocrisia di un buonismo di facciata. Sollevare un scandalo da far saltare in aria l’intera città, oppure accettare le pressioni e mettere tutto a tacere? 
Quando il commissario scopre che anche la sua fidanzata segreta ha un’altra vita, non certo edificante, chiede il trasferimento in un’altra città. Ci sono battaglie che non possono essere vinte, forse non vale neppure la pena di combatterle. Un Tognazzi immenso. Un altro tra i miei film preferiti. Dev’essere che mi attirano gli eroi solitari destinati a perdere.
Silvia Dionisio

La ciociara (1960) di Vittorio De Sica. 100 minuti. Con Sofia Loren, Jean-Paul Belmondo, Elisabeth Brown, Carlo Ninchi, Raf Vallone, Renato Salvadori. Tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, racconta di quando  gli alleati “liberatori”  lasciarono le truppe marocchine dell’esercito francese libere di saccheggiare e violentare. Premio Oscar a Sofia Loren come miglior attrice. Nel 1988 è stato girata una nuova versione a puntate per la televisione, sempre con Sofia Loren e la regia di Dino Risi.
Sofia Loren e Elisabeth Brown

Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini. 117 minuti. Con Alberto Sordi, Eduardo De Filippo, Serge Reggiani, Martin Balsam, Nino Castelnuovo, Carla Gravina, Claudio Gora, Mario Feliciani, Didi Perego, McRonay. L’8 settembre 1943  il Maresciallo Badoglio chiede l’armistizio. La guerra è finita? Il sottotenente Innocenzi (Sordi) con i suoi soldati, non sa cosa fare. Non ci sono ordini e allora, buttata via la divisa, in abiti borghesi, si tenta un difficile ritorno a casa.
Didi Perego

Voto 9
Mi sono sempre chiesto e continuo a farlo perché per anni il cinema italiano ha prodotto capolavori a getto continuo che, per citare Paolo Conte in una versione modificata “ agli americani le palle ancora gli girano” ed oggi, per vedere un film italiano appena dignitoso devi aspettare un miracolo.
Eppure ci sono alcuni attori  e attrici davvero bravi. Sui registi ho molti dubbi e per quanto riguarda gli autori di soggetti e  sceneggiatori ancora esistono?

Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi. 122 minuti. Con Stefania Sandrelli, Aldo Puglisi, Saro Urzì, Lando Buzzanca, Leopoldo Trieste.

La grande abbuffata (1973) di Marco Ferreri. 132 minuti. Con Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, Michel Piccoli, Andrea Ferreol. Quattro amici decidono di suicidarsi mangiando fino a morire. Una sola donna (Andrea Ferreol) per aggiungere un po’ di sesso al menù. Gli attori ingrassarono di molti chili mangiando davvero quel che preparava loro un famoso ristorante di Parigi.
Andrea Ferreol e Philippe Noiret

Lo scopone scientifico (1972) di  Luigi Comencini. 116 minuti. Con Alberto Sordi, Silvana Mangano, Bette Davis,  Joseph Cotten, Domenico Modugno, Dalila di Lazzaro, Mario Carotenuto. Una ricca donna americana (Davis), ogni anno va a Roma per giocare a scopone scientifico con una coppia di borgatari morti di fame (Sordi, Mangano) che perdono regolarmente la partita conclusiva. La figlia maggiore chiude definitivamente l’annosa sfida. 
Bette Davis

Io speriamo che me la cavo (1992) di Lina Wertmuller.95 minuti. Con Paolo villaggio, Paolo Bonacelli. Il miglior film della Wertmuller tratto dal libro omonimo di Marcello D’Orta. 
La dimostrazione che Paolo Villaggio era un grande attore non solo Fantozzi. Una curiosità: il film, ambientato nel napoletano, fu girato in Puglia per i tentativi di estorsione da parte di camorristi.

I mostri (1963) di Dino Risi. 118 minuti. Film a episodi. Con Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman. 
C’è stato un sequel (a colori) nel 1977 con l’aggiunta di Alberto Sordi tra i protagonisti e Monicelli e Scola tra i registi. Nel 2009 Enrico Oldoini ne ha fatto una nuova versione “ I mostri oggi” con Diego Abatantuomo e Giorgio Panariello.

Profumo di donna (1974) di Dino Risi. 102 minuti. Con Vittorio Gassman, Alessandro Momo, Agostina Belli. Il film tratto dal romanzo “Il buio e il miele” di Giovanni Arpino racconta di un ufficiale, divenuto cieco per un incidente, in viaggio per cercare il coraggio di uccidersi. 
Il film è piaciuto tanto agli americani che nel 1992 lo hanno rifatto con protagonista Al Pacino. 
Con tutto il rispetto per l’attore americano, Gassman è un altro pianeta. Alessandro Momo non vide mai il film perché morì in un incidente stradale pochi giorni dopo la fine del film. Non aveva ancora 18 anni.
Agostina Belli

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