Sorso in ordine alfabetico (quasi)
di Leo Spanu
Considerato che stiamo diventando “famosi” a livello
mondiale per motivazioni poco nobili quando non ignobili, mi pare giunto il momento di ripristinare la verità su Sorso e i sorsensi,
anche per opportuna conoscenza di quanti si comportano nei nostri riguardi come
i famosi pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati.
L'articolo è un pò lungo; potete leggerlo o uscire e fare una passeggiata.
Non mi offendo.
Asino. Un tempo
era un animale utilizzato dai contadini (ricchi) per il trasporto di prodotti
della campagna. Una volta all’anno si faceva la corsa degli asini ed erano
botte da orbi (col frustino) tra i fantini. La corsa era talmente partecipata
che uomini e animali si muovevano a stento tra la folla; infatti i colpi non
risparmiavano nessuno, neanche il pubblico di tifosi. Poi arrivò la civiltà e
sparirono contadini e asini. L’ultimo asino
è di qualche decennio fa, nel vicino comune di Sennori (seicento metri di distanza da casa mia). Un giorno
caricarono il parroco (leggermente antipatico alla popolazione) sopra un asino
e lo mandarono a quel paese.
Da allora non si è più visto nessuno dei due.
Billellara. E’ il
nome della nostra fontana maggiore (le altre non esistono più perché demolite),
un monumento che io raccomando all’attenzione dell’Unesco per l’importanza
mondiale della sua storia. Si dice infatti che a berne l’acqua si diventi pazzi. Essere pazzi non dovrebbe essere un difetto in un mondo di
persone sane ma diventarlo per
qualche bicchiere d’acqua bevuta mi sembra un grande vantaggio oltre che un bel risparmio rispetto a pastiglie, droghe e altre diavolerie moderne.
Il disturbo alla meningi sarebbe provocato dalla pianta dell’elleboro che nel medioevo veniva utilizzata per curare l’epilessia (secondo le conoscenze dell’epoca considerata una forma di pazzia).
Il disturbo alla meningi sarebbe provocato dalla pianta dell’elleboro che nel medioevo veniva utilizzata per curare l’epilessia (secondo le conoscenze dell’epoca considerata una forma di pazzia).
Purtroppo da tempo, negli ultimi decenni, nessuno beve più l’acqua della Billellara, e
si vede dai comportamenti delle nuove generazioni sempre più obbedienti al sistema. Oggi sono tutti sani di mente
e perfettamente uguali tra di loro come i chicchi di riso in un piatto. Niente più nessuna dolce follia.
E pensare che, secondo un
antico proverbio, i nostri antenati dicevano:
Lu più maccu di Sossu po’ fà lu sindaco di Sassari (il più matto di Sorso può fare il sindaco di Sassari). Infatti allora nessun sorsense avrebbe mai fatto il sindaco di Sassari per nessuna ragione.
Lu più maccu di Sossu po’ fà lu sindaco di Sassari (il più matto di Sorso può fare il sindaco di Sassari). Infatti allora nessun sorsense avrebbe mai fatto il sindaco di Sassari per nessuna ragione.
E
questa voi la chiamate pazzia?
Cazzoni. No, non
si tratta di membri virili di grandi dimensioni ma semplicemente la
traduzione in dialetto della parola pantaloni o calzoni. (Gli equivoci che può provocare il cambio di una
consonante!) E’ vero che il contenente non risponde del contenuto ma è anche
vero che talvolta il contenuto non è all’altezza del contenente. Se qualcuno
non ha capito il senso è autorizzato ad andare in continente e farselo
spiegare. Poi me lo riferisce
Per stare nei paraggi
dei pantaloni lo sapete che c’è un pesce
che si chiama Cazzu di re?
Diddigheddu. E’
un diminutivo della parola diddu (dito) per indicare il mignolo. Il pollice si chiama invece diddumannu di ra manu (dito grande della mano) per distinguerlo da diddumannu di ru pedi (dito grande del
piede) cioè l’alluce. Questo dimostra la pignoleria e la precisione dei
sorsensi nel definire cose e concetti. In altre località del continente, abitate da gente barbara, si dice: la luce e polluce.
Castore era fratello di Polluce
ma abitava fuori mano.
Essere o benessere.
Se Shakespeare fosse nato a Sorso il famoso monologo (essere o non essere)
sarebbe stato modificato in senso consumistico. Il concetto di “avere” del
sorsense tipico rassomiglia molto a quello di mastro don Gesualdo quando poco
prima di morire gridava:
-Roba mia vientene con me!-
-Roba mia vientene con me!-
Da noi, quando le campagne avevano valore, ogni volta che
qualcuno arava la vigna, l’oliveto o l’orto entrava distrattamente ma appena appena nel terreno
del vicino per rubarne una striscia. E’ per questa ragione storica che nacquero
le recinzioni di fichi d’India.
In altre zone preferiscono i muretti a secco
perché non ti pungi, specie se devi
sparare a qualcuno.
Fontana. In
realtà ne avevamo due: la più “brutta” (Billellara) ce la siamo tenuta l’altra
(Rosello) l’abbiamo prestata ai Sassaresi che non facevano altro che chiedere e
chiedere, dalle verdure (finocchi, cavoli, patate, pomodori) alla frutta, dal vino all’olio. Gli “odiati
cugini” si rifiutarono di restituire la
fontana e allora i sorsensi (sussinchi) andarono armati con corde fatte con la
palma nana (utilizzate in genere per impagliare sedie) ad imbragare la fontana
per riportarla indietro.
Giunsero allora gli abitanti di Montelepre e Monterosello, due quartieri “bene” della città e, dopo essersi fatti prestare le corde dai sussinchi, legarono a loro volta la fontana e cominciarono a tirare dalla parte opposta. In questa gara di tiro alla fune tra “sussinchi macchi” e “sassaresi bucarotti “ vinsero i sassaresi perché erano di più. Di quell’epica battaglia è rimasta nella memoria comune una ballata. Alcuni versi:
Giunsero allora gli abitanti di Montelepre e Monterosello, due quartieri “bene” della città e, dopo essersi fatti prestare le corde dai sussinchi, legarono a loro volta la fontana e cominciarono a tirare dalla parte opposta. In questa gara di tiro alla fune tra “sussinchi macchi” e “sassaresi bucarotti “ vinsero i sassaresi perché erano di più. Di quell’epica battaglia è rimasta nella memoria comune una ballata. Alcuni versi:
Tira chi ti tostha chi Ruseddu si n’ accostha (Sorso)
Tira chi ti tira chi
Ruseddu si zi stira (Sassari)
G. Giuro che con
questa lettera non so che scrivere. Infatti rappresenta il quasi del titolo. Probabilmente è
anche la ragione vera dell’essere di Sorso. In effetti nessuno, tranne pochi fortunati, è quello che
vuole essere e tantomeno sceglie il posto dove venire al mondo.
Allora il tuo paese, le tue radici diventano le persone che ami, le esperienze fatte e tutte le persone che hai conosciuto magari per poco ma hanno regalato un pensiero o un sorriso.
Allora il tuo paese, le tue radici diventano le persone che ami, le esperienze fatte e tutte le persone che hai conosciuto magari per poco ma hanno regalato un pensiero o un sorriso.
A tutti coloro che ti hanno insegnato a vivere si può restituire una
parola ormai sempre meno usata: Grazie.
H. Da noi non si
usa quasi più, specie con il verbo avere però, a volte viene messo nel posto
sbagliato. Esempio: Ho! Cazzu!
Forse
la h davanti invece che dietro valorizza il senso di sorpresa.
Ironia. L’ironia
e in particolare l’autoironia sono un’espressione d’intelligenza.
A Sorso ne abbondiamo (di ironia) perché metà della popolazione ne è sprovvista quindi l’altra metà raddoppia. Piccolo aneddoto.
A Sorso ne abbondiamo (di ironia) perché metà della popolazione ne è sprovvista quindi l’altra metà raddoppia. Piccolo aneddoto.
In tempi preistorici, meno di un secolo fa, il professore
Pasquale Marginesu (sorsense DOC)
Magnifico Rettore dell’università di Sassari, permise ad alcuni giovani compaesani
di laurearsi in medicina a condizione di non praticare la professione. Solo uno
non mantenne la promessa mentre gli altri si dedicarono ad altre attività. Tra
questi ultimi, uno appena laureato, venne chiamato a fare il servizio militare
di leva come ufficiale medico, Tutto
funzionava serenamentre fino a quando, un giorno che dirvi non so, portarono in
infermeria un soldato ferito leggermente ma che sanguinava come una fontana (le fontane sono una costante nella storia di Sorso).
Il nostro compaesano buttò
uno sguardo al ferito e, mettendosi le mani nei capelli, urlò:
Mamma
mia! Qui ci vuole un dottore.
Leo. Sono io e
sono un sorsense atipico. Sono nato presso il fiume Silis (Sorso) poi sono
cresciuto vicino al fiume Sile
(Treviso). Credo che entrambi i nomi derivino dal latino “silens” (silenzioso).
E’ una coincidenza strana ma piacevole. Ho sempre amato i miei giorni silenziosi, quando da bambino, in estate, mi sdraiavo sulla riva del Sile, all’ombra dei salici, e guardavo il fiume scorrere così lentamente che sembrava fermo.
Rimpiango quei momenti di pace. Poi ho dovuto imparare a parlare per difendermi.
E’ una coincidenza strana ma piacevole. Ho sempre amato i miei giorni silenziosi, quando da bambino, in estate, mi sdraiavo sulla riva del Sile, all’ombra dei salici, e guardavo il fiume scorrere così lentamente che sembrava fermo.
Rimpiango quei momenti di pace. Poi ho dovuto imparare a parlare per difendermi.
Il fiume di Brescia si chiama Mella ma questa è un’altra
storia.
Maccu. Nel teatro
romano (vedi Plauto) Maccus (sciocco) rappresentava
il popolano irriverente, quello che
scoreggiava al potere ma non veniva mai punito perché era scemo.
Dicono gli altri della gente di Sorso: “sussincu maccu”.
Dicono gli altri della gente di Sorso: “sussincu maccu”.
Già, come una volpe.
Noli me Tollere (Non
mi toccare). E’ la nostra Madonnina. Ho scritto anch’io qualche articolo
sull’argomento ma ci sono pubblicazioni di autori locali (Vanna Pina
Delogu, Gian Paolo Ortu) molto più ricchi di notizie e di informazioni. Io in
questa sede mi limiterò ad evidenziare il senso di “possesso” dei miei
compaesani nei riguardi della Madonna di Noli me Tollere. Gelosi al punto di
non gradire la devozione di persone
provenienti da altre località, non hanno mai pubblicizzato questa Madonna che,
per la chiesa cattolica, è parificata a quella di Fatima e di Lourdes. La
differenza è che l’apparizione della Madonna di Sorso è molto più antica,
risale ad oltre 800 anni fa.
Altri paesi ne avrebbero fatto un’occasione di guadagni e profitti. Ma forse noi sorsensi, senza saperlo o senza volerlo, siamo gli unici a rispettare un ordine di Gesù Cristo:
Altri paesi ne avrebbero fatto un’occasione di guadagni e profitti. Ma forse noi sorsensi, senza saperlo o senza volerlo, siamo gli unici a rispettare un ordine di Gesù Cristo:
Via i mercanti dal tempio.
Occhi. Amore ha cent’occhi è il titolo di una
romanzo di Salvatore Farina(1846-1918)
il più importante e, purtroppo, dimenticato scrittore sorsense.
Ci sono molti elementi che mi legano a questo compaesano, a cominciare dal mio anno di nascita, 1946, cento anni dopo e i vagabondaggi per l’Italia. Voglio riportare quanto scritto in quarta di copertina del romanzo “ Amore ha cent’occhi “(a cura di Dino Manca. Edizioni Condaghes 1997).
Ci sono molti elementi che mi legano a questo compaesano, a cominciare dal mio anno di nascita, 1946, cento anni dopo e i vagabondaggi per l’Italia. Voglio riportare quanto scritto in quarta di copertina del romanzo “ Amore ha cent’occhi “(a cura di Dino Manca. Edizioni Condaghes 1997).
“ Che io potessi
scrivere un romanzo sulla Sardegna. conoscendola male, certo era
difficilissimo, non impossibile. Purchè mi aiutassero le stelle, mi tornassero
bene in mente i primi anni vissuti a Nuoro, rifiorissero nel mio cervello i
palmizi della mia marina, i cardi delle tanche,……. e altro mi si affacciasse alla memoria e alla
fantasia era possibile anche la meraviglia del romanzo sardo di un sardo. il
quale si sentiva in arte piemontese e milanese, perché fin’allora aveva solo
vissuto a casale, a Torino, a Pavia, a Milano.
Salvatore Farina
Platamona. E’
considerata la spiaggia dei Sassaresi ma si trova nel comune di Sorso. Anche
nella pubblicità si legge spesso Platamona (Sassari). Tutto quello che nel
tempo (anni 50-60, .lido Iride) è stato
positivo con le notti brave rallegrate dai maggiori artisti dell’ epoca come
Claudio Villa, Nilla Pizzi, Teddy Reno, Perez Prado, i Platters, Fred Buscaglione, Marisa Del Frate, Mike Bongiorno, Peppino di
Capri, Fred Bongusto è merito di Sassari.
C’è stato pure Mago Zurlì anche se non capisco a fare cosa. La “mondezza” invece è sempre Sorso.
C’è stato pure Mago Zurlì anche se non capisco a fare cosa. La “mondezza” invece è sempre Sorso.
Che
infatti paga le spese della maleducazione altrui.
Quando. Quando si giocava "all'asino vola" (l'aniu bora). Il gioco era basato sulla velocità di risposta a chi dirigeva il gioco e inventava e alternava verità e bugie tipo "la gallina piscia" o "Il cavallo fa l'uovo". Chi alzava il dito (che indicava che era vero) e sbagliava, pagava pegno.
Oggi che gli asini volano davvero, non si può giocare. Comunque compratevi un ombrello.
Oggi che gli asini volano davvero, non si può giocare. Comunque compratevi un ombrello.
Romangia. Indica
il territorio che comprende Porto Torres, Sennori e Sorso. Romangia significa
Roma: noi eravamo già romani quando in
altri posti, in Sardegna, in Italia e in
Europa, ancora aspettavano di essere civilizzati. Nel nostro dialetto ci sono
molti termini latini e nel territorio (a parte la città e il porto di Turris
Libyssonis) ci sono tracce abbondanti della cultura romana a cominciare dalla
villa romana di Santa Filitica.
Cultura, storia ed arte hanno caratterizzato per secoli questa parte del nord-ovest della Sardegna. Oggi la politica, una certa politica, sta umiliando non solo la Romangia ma anche Sassari e il resto della provincia con scelte discutibili e offensive.
Cultura, storia ed arte hanno caratterizzato per secoli questa parte del nord-ovest della Sardegna. Oggi la politica, una certa politica, sta umiliando non solo la Romangia ma anche Sassari e il resto della provincia con scelte discutibili e offensive.
Che dire: abbiamo
ceduto la bandiera dei quattro mori alla lega di Bossi, Borghezio e Salvini.
Spiaggia.
L’arenile di Sorso è lungo circa 18 chilometri ed è il secondo in Italia, dopo
Rimini
Ci sono posti quasi mai calpestati da piede umano perché per arrivarci devi camminare lungo la spiaggia. Niente automobili ma una solitudine che accarezza la mente, e il rumore lieve e discreto delle onde che si spengono sulla spiaggia bianca. Il mare a primavera è talmente trasparente che il cielo ci si specchia e si confonde.
Ci sono posti quasi mai calpestati da piede umano perché per arrivarci devi camminare lungo la spiaggia. Niente automobili ma una solitudine che accarezza la mente, e il rumore lieve e discreto delle onde che si spengono sulla spiaggia bianca. Il mare a primavera è talmente trasparente che il cielo ci si specchia e si confonde.
Traffico. In
tutta Italia gli automobilisti parcheggiano a spina di pesce; noi, a Sorso, parcheggiamo
alla cazzo di cane.
U. Nei miei anni
giovanili vissuti in nord Italia, la Sardegna è sempre stata argomento di curiosità
da parte di conoscenti pieni di pregiudizi. Io rispondevo alle domande come potevo ma in verità
neanch’io conoscevo molto (allora) della mia terra natia. Tra le domande più
stravaganti c’era la questione della U. Già era sgradevole che storpiassero in
continuazione il mio cognome: Spanu
diventava Spano, Spanni, Spanù e tante altre varianti. I miei cortesi
interlocutori pensavano che il nostro linguaggio fosse composto solo di u e
quindi molto arretrato. Io quando mi stancavo di tanta “colta curiosità”
rispondevo:
Il fatto è che noi sardi o
come dite voi “sardegnoli” siamo appena discesi dagli alberi e come le scimmie facciamo ancora uh-uh!
Vino. A Sorso si
fa del buon vino anzi ottimo ma noi siamo cattivi venditori nei nostri
prodotti. Ricordo che negli anni 50-60 a Brescia, in corso Zanardelli, c’era un famoso
negozio di prodotti alimentari
provenienti da tutto il mondo; le
bottiglie di Cannonau e di Dorato facevano bella mostra nella vetrina. Poi
molte cose sono andate male.
La Cantina Sociale ha avuto problemi economici e il vino di Sorso è andato a rinforzare vini famosi (vedi Alghero e altre blasonate cantine). Uno strano paese il nostro dove, casi più unici che rari. falliscono cantine sociali e farmacie che sarebbe come viaggiare in macchina del deserto del Sahara e centrare l’unica palma presente in migliaia di chilometri quadrati.
Sempre negli anni 50-60, l’imprenditore Folonari, allora il numero uno a Brescia, nel settore del vino, veniva a Sorso a comprare le vinacce per dare gradazione ai suoi vini da pasto.
In questi ultimi anni ci sono giovani che stanno lavorando bene e i loro prodotti stanno cominciando a farsi conoscere ed apprezzare. Un’ultima nota: il Moscato di Sorso è il migliore del mondo. Ci sono prodotti simili di ottima qualità ma il nostro Moscato è unico.
La Cantina Sociale ha avuto problemi economici e il vino di Sorso è andato a rinforzare vini famosi (vedi Alghero e altre blasonate cantine). Uno strano paese il nostro dove, casi più unici che rari. falliscono cantine sociali e farmacie che sarebbe come viaggiare in macchina del deserto del Sahara e centrare l’unica palma presente in migliaia di chilometri quadrati.
Sempre negli anni 50-60, l’imprenditore Folonari, allora il numero uno a Brescia, nel settore del vino, veniva a Sorso a comprare le vinacce per dare gradazione ai suoi vini da pasto.
In questi ultimi anni ci sono giovani che stanno lavorando bene e i loro prodotti stanno cominciando a farsi conoscere ed apprezzare. Un’ultima nota: il Moscato di Sorso è il migliore del mondo. Ci sono prodotti simili di ottima qualità ma il nostro Moscato è unico.
Credetemi sulla parola.
Zimino. Si tratta
delle interiora dell’agnello (ma anche del maiale) compreso fegato, polmoni e
cuore, da fare arrosto sulla griglia. Sono
veramente saporite. I sassaresi non lo lavano (lo zimino) e lo cucinano così,
merda e tutto.
Noi a Sorso siamo più puliti.
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