Album musicale: Luigi Proietti
di Leo Spanu
Luigi Proietti (1940)
per tutti Gigi, è un monumento dello spettacolo italiano: dal teatro al cinema, dalla canzone alla televisione. Su
questo ultimo settore è meglio stendere un velo pietoso, non per l’artista che è
sempre bravo comunque ma perchè le fiction (chiamarli sceneggiati come un tempo no?) sono peggio delle telenovelas sudamericane: differiscono solo per il
numero delle puntate.
Come cantante Proietti probabilmente è stato sottovalutato,
il suo carisma di attore, la sua esuberanza scenica, coprono talvolta la sua
sensibilità di interprete di testi drammatici (Barcarolo romano) o romantici (Me
viè da piagne).
Gigi Proietti è e rimane l’ironico protagonista di Me so magnato er fegato e altre canzoni della tradizione romanesca per cui può permettersi di cantare alla sua bella che “ so contento de morire ma mi dispiace, mi dispiace de morire ma so contento.”
Gigi Proietti è e rimane l’ironico protagonista di Me so magnato er fegato e altre canzoni della tradizione romanesca per cui può permettersi di cantare alla sua bella che “ so contento de morire ma mi dispiace, mi dispiace de morire ma so contento.”
Il disco è: Attore , amore mio. Luigi Proietti. Linea Tre
RCA 1982
TITOLI
Quest’amore (Lerici-Proietti-Pintucci). Ho già scritto nel mio
blog (10/8/2016) su questo testo di
Roberto Lerici, liberamente ispirato ad una poesia di Jacques Prevert ma decisamente
superiore. Sempre valido il messaggio che l’amore è l’unica medicina contro le
brutture del mondo.
Me viè da piagne
(Magni-Proietti-Pintucci). Bellissima
dichiarazione d’amore, forse troppo antica in mondo di uomini che non devono
chiedere mai. Infatti si vedono le conseguenze!
Me viè da piagne, / ma che sarà / che me significa ‘sta novità / l’omo nun
piagne / ma io perché/ me metto a piagne / davanti a te ./
Pure si soffre e se sente morì / l’omo nun po’ comportasse così / l’omo
è forte, nun se piega / l’omo è omo, chi lo nega.
Dice non piagne pe’ carità / sinnò ce perdi de dignità / l’omo ce perde,
dimme perché / che c’ho da perde si ho perso a te.
Barcarolo Romano (Balzani-Pizzicaria). Non so perché ma ogni
volta che ascolto questa canzone ( anche nella versione cantata da Gabriella
Ferri) mi viene la pelle d’oca.
Proprio incontro ar battello / vedo un’ombra sull’acqua vien quà / poi se
gira ce fa er mulinello / poi riaffonna e riassomma più là. / Su correte è una
donna affogata / poveraccia, penava
chissà. /
La luna de lassù fa capocella /
rischiara il vise de Ninetta bella / cercava pace io gliel’ho negata /
fiume bojaccia, gliel’hai data tu.
Fiume bojaccia / bojaccia fiume.
Prima de pijà sonno ( Lerici-Pintucci). Altro straordinario testo
di Roberto Lerici. Una volta, quando ancora si facevano le serenate.
Affacciate alla finestra occhioni belli / si te voi marità basta che parli /
se strignemo le mani co l’anelli / er prete è pronto in chiesa a benedilli.
Dimme che fai prima de pijà sonno / dice l’Ave Maria pensi a quel
giorno / ma ogn’ora che me passa pare un anno / e ogni notte m’abbrucio nello
inferno / si nun te sposo presto io me c’affanno / e me ne moro prima dello
inverno.
A sta finestra ce sta la primavera / e pe' lei canto questa serenata / si nun
me dici quanno da stasera / tutta notte sto fermo in cantonata.
Si nun me dici quanno da stasera / qui sotto aspetto che passi primavera.
Me so magnato er fegato (Baglioni-Coggio- Baglioni). Il Baglioni
romanesco, quello di porta Portese, quello più vero. In questa canzone c’è un
prima del matrimonio e un dopo il matrimonio. Vediamo cosa racconta il “lamento”
finale.
Ti ho donato / tutto quanto di me stesso / me so stato zitto e bono ‘nsino
adesso / nonostante / fossi un poco titubante / nonostante.
Puttacaso / me sartava solo un pò de puzza ar naso / quante volte avresti
chiuso / puttacaso / ma a quel tempo ce credevo nell’amore / è l’amore che m’ha
fatto stà co’ ti.
Me so magnato er fegato e me lo magno ancora / ‘gni vorta che ripenso
che tu sei la mia signora. / Me so
magnato er fegato e nun ho mai strillato / na vorta che ho fatto, tu mi c’hai pure
mannato. / E sai, sai che ce metto ad andà
via / ma ‘ndo vuoi che vado io rimango tuttavia / L’amore è tanto bello ma … ..
peccato che non dura / nun vojo di che è brutto ma però…. è ‘na fregatura.
Ho detto al sole (Capaldo-Elab. Tommaso). Una versione nuova
dell’Eden ma tocca sempre ad Adamo mangiare la
mela “avvelenata”. Infatti: le melle sono buone, sono belle, sono buone, sono belle ma non le
posso digerir.
E così:
son contento di morire ma mi dispiace / mi dispiace di morir ma son
contento /
mi morace di contire ma son dispiento / son contace di morire ma mi dispiento / mi dispiento di contire ma son morace………
mi morace di contire ma son dispiento / son contace di morire ma mi dispiento / mi dispiento di contire ma son morace………
Altre canzoni:
E me metto a cantà (Gepy-Proietti-Tommaso)
Nun je dà retta Roma (Magni-Trovajoli)
Er tranquillante nostro (Ciocciolini-Proietti- Tommaso)
La vita è un’osteria (De Sanctis-Proietti- Romanelli-Pintucci-Simeoni)
Ce l’avrai quattro soldi (Proietti-Lerici-Vicari)
Il piacione ( Lerici-Ferrini).
Nun je dà retta Roma (Magni-Trovajoli)
Er tranquillante nostro (Ciocciolini-Proietti- Tommaso)
La vita è un’osteria (De Sanctis-Proietti- Romanelli-Pintucci-Simeoni)
Ce l’avrai quattro soldi (Proietti-Lerici-Vicari)
Il piacione ( Lerici-Ferrini).
Un grandissimo
RispondiElimina