Proibito: le Shunga

di Leo Spanu

I giapponesi sono un popolo di grande civiltà,  forse è per la loro educazione che non è solo un atto formale ma l’espressione di una profonda cultura. 
Quando il vecchio imperatore andò a visitare, insieme alla consorte, le vittime di un  terremoto, un’anziana signora si alzò da terra, dove era distesa, per rendergli omaggio. L’imperatore la fermò e si inginocchiò lui davanti alla signora e la moglie seguì l’esempio. Un capo che sa inchinarsi davanti alla sofferenza del suo popolo dice molto sul valore che si attribuisce alla vita di una sola persona, anche la più umile. Del resto, tempo fa,  divenne famosa l ‘immagine di un’intera equipe medica che, dopo un intervento chirurgico finito purtroppo con la morte del paziente, si inchinava, in segno di rispetto, davanti alla persona appena deceduta.
Da noi invece c’è gente che augura la morte ai malati di SLA, gente che applaude chi aggredisce donne e bambini, "negri" o "zingari" fa lo stesso. 
Da noi ci sono politici che si nutrono e nutrono il popolo di odio e violenza.

Come abbiamo potuto cadere così in basso?  Noi italiani che abbiamo inventato il diritto romano, che avevamo  norme moderne e civili già nel 1764 con Cesare Beccaria che scriveva “ Dei delitti e delle pene”. Noi italiani che abbiamo avuto Dante, Petrarca, Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio e altri mille geni dell’arte e della cultura,  oggi siamo finiti a spendere gli avanzi della nostra storia millenaria, nelle piazze vere e nelle piazze virtuali con uomini e donne che urlano e gracchiano al cielo.
Diceva Dante:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta ,/  non donna di province ma bordello! ( Divina Commedia. Purgatorio,  canto sesto 76-78).
Se pensiamo che questa famosa invettiva contro la corruzione dei costumi è stata scritta circa 700 anni fa ma  è attualissima oggi, viene da piangere.

Tornando ai nostri amici giapponesi bisogna dire che la loro civiltà li ha portati ad una visione diversa e “alta” di tutto ciò che concerne la vita dell’uomo così anche il sesso è visto in modo diverso. 
In Europa,  per secoli il nudo è stato mascherato dietro mitologie classiche o storie di carattere religioso.  Fuori di queste categorie c'era il proibito dalle leggi degli uomini e della Chiesa (Marcantonio Raimondi 1480-1534).
Solo nel 1800 si è cominciato a rappresentare la sessualità in modo più naturale. Ci sono state polemiche durissime contro gli artisti che andavano a rompere tradizioni consolidate. Qualcuno è stato indicato come pornografo, censurato e portato in tribunale ( Egon Schiele 1890-1918) ma, col tempo e con lunghe battaglie, si è accettata l’idea che la sessualità è una componente per niente secondaria dellì’esistenza. 
Purtroppo la rappresentazione esplicita dell’atto sessuale è stata delegata alla pornografia. Solo qualche grande artista dal nome importante e pesante (Pablo Picasso 1881-1973) ha potuto evitare  la ferrea regola della censura senza subire conseguenze negative per la sua carriera. 
Tutti a parlare di libertà poi l’ipocrisia della nostra società mette mille vincoli e catene.

In Giappone il problema non si è mai posto,  lo “Shunga”(che significa immagini della primavera) ha una lunga tradizione.
Si tratta  di xilografie policrome di soggetto erotico realizzate dai grandi maestri di varie scuole di pittura, tra gli inizi del 1600 fino ai primi del 1900. Le Shunga avevano diverse  funzion: da illustrazioni di romanzi amorosi a fogli d’album per istruire le giovani spose della ricca borghesia urbana. 
Servivano anche come portafortuna dei guerrieri prima della battaglia. Per un certo aspetto erano come le pin-up dei camionisti: mettevano allegria.
In Europa le Shunga divennero famose nel 1800 ma essendo considerate pornografiche venivano  comprate e collezionate quasi in segreto. Molti artisti giapponesi si dedicarono a questa forma artistica, il più noto, anche da noi, è Utamaro (Kitagawa Utamaro 1735-1806) sulla cui vita e attività sono stati girati diversi film:
Utamaro e le cinque mogli, 1946 Giappone.
Il mondo di Utamaro, 1977 Giappone
Il mondo di Utamaro 1982 Giappone

Pubblicherò  solo due  immagini, con la speranza  che non diano  scandalo ai nostri “innocenti” occhi occidentali. Una (mia) curiosità maliziosa: ma i giapponesi non lo avevano piccolo?


Per un doveroso confronto ecco un’incisione di Marcantonio Raimondi. Si pensa che i disegni siano di Giulio Romano ( Giulio Pippi de Jannuzzi 1499-1546).  Naturalmente il Raimondi finì in carcere per qualche tempo per le sue licenziose incisioni.


BIBLIOGRAFIA
Marco Fagioli. Shunga. Ars amandi in Giappone.  OCTAVO. Franco Contini editore 1997

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