Il XX secolo raccontato dalle cartoline: 2

Il mondo del lavoro

di Leo Spanu

Una volta un tipo disse:- A me piace moltissimo il lavoro, starei ore intere a guardarlo.
Per carità cristiana non farò il suo nome (e anche perchè non lo so) ma se buttate uno sguardo tra i nostri onorevoli e senatori troverete molti esempi di persone che sono arrivate o stanno arrivando alla pensione (e che pensione!) senza aver fatto un solo giorno di lavoro. 
La cosa che non ho mai capito è perché questi politici di lungo corso erano (sono) iscritti all'albo dei giornalisti.
Cosa hanno scritto?  Le loro memorie? Le idee che non hanno? I programmi che non realizzano?
Le loro sono parole scritte sulla sabbia, parole che non lasciano traccia nella memoria.
Ecco forse la parola giusta per raccontare l’Italia di oggi è memoria o  meglio mancanza di memoria
La nostra testa, il nostro cuore sono buchi neri dove gettiamo tutto, pensieri, sogni,  emozioni come fossero spazzatura. Stiamo dimenticando tutto quello che siamo stati, la nostra storia e peggio, quella dei nostri padri e dei nostri nonni che spesso hanno pagato dei prezzi altissimi per regalarci una speranza. Invece noi siamo qui, a bocca aperta, a bere e digerire le peggiori panzane, a bere e ad avvelenarci di odio e di malessere.
Queste cartoline mi riportano ad un tempo che sembra passato da secoli invece era solo ieri che, durante le mie vacanze estive in Sardegna, andavo a trovare mio cugino A. che faceva il calzolaio (o ciabattino). Mi piaceva l’odore della pelle, mi piaceva vedere le sue mani che si muovevano  mille e mille volte senza mai sbagliare.
Teoricamente ho imparato a mettere tacchi e suole, so perfettamente come si fa. Teoricamente ho imparato anche a fare le scarpe, ricordo ogni fase della costruzione. 
Ho fatto altro nella vita ma ho avuto la fortuna di avere una buona manualità e, per gioco o per piccole manutenzioni casalinghe, ho fatto molti lavoretti.
Le mani sono strumenti della nostra creatività. Ridurre tutto a qualche informazione (spesso fasulla) succhiata su Wikipedia, rassegnarsi ad una scolarità priva di contenuti (i laureati che litigano con i congiuntivi sono diventati una massa) sta portando il nostro paese ad un clima di ignoranza che ci sta trasportando in un nuovo medio Evo. Troppe braccia rubate all’agricoltura.

Ciabattini 1930 ca.

Le lavandaie
1920 ca. Lavatoio pubblico a Sanremo. Lo stile liberty della copertura era molto diffuso in strutture simili.

1920 ca. Questo lavatoio si trovava a Como, era a cielo aperto e sfruttava le acque correnti di un ruscello. La posizione delle donne è da mal di schiena garantito.
Anche a Sorso, in località Maiori, vicino alla famosa fontana della Billellara esiste il lavatoio pubblico. Recentemente è stato restaurato.
Ingresso al lavatoio. Acquerello dell'artista Anna Demuro.

A proposito di vino
1910 ca. L'ottimo vino rosso prodotto nelle colline del Chianti veniva trasportato a Firenze con questi carri a benzina naturale ( cavalli). Molti giovani di oggi non hanno mai visto e non sanno cos'è un fiasco (di vino).
1910 ca. Francia. Cantina con lo champagne Moet&Chandon.  Ma se lo champagne francese è migliore (dicono loro) del vino italiano perchè (qualche anno fa) i francesi assalivano le autobotti italiane e le vuotavano nella strada?

Italiani maccheroni?
1900 ca. Napoli, fabbrica artigianale di maccheroni. Maccheroni era anche il termine spregiativo con il quale alcuni (americani, tedeschi) indicavano (qualcuno lo fa ancora oggi) gli italiani. Poi venivano in Italia e si mangiavano non solo giganteschi lavamani di maccheroni e pentoloni di pasta e fagioli ma, se li lasciavi fare, mordevano pure le mani dei camerieri. 

Ambulanti e mestieri vari
Il sud "fannullone" di tanta propaganda retorica era ricco di intelligenza e di fantasia. Malgrado la povertà in tante zone le persone si inventavano i mestieri, dall'acquaiolo al lustrascarpe: nessuno stava con le mani in mano, lavoravano tutti, uomini, donne e bambini. Oggi aspettiamo il reddito di cittadinanza?
1920 ca. Barletta. Venditori di frutti di mare (che spesso venivano consumati direttamente sul posto). Fino a qualche tempo fa, qui da noi si vedevano per le strade venditori di ricci di mare (andate a raccoglierli a febbraio, immersi nell'acqua fredda) ma oggi le nuove leggi di salvaguardia dell'ambiente vietano tutto. Fanno multe che neanche a grandi evasori seriali. Perchè chi va a ricci per venderli è sempre povera gente.

1910 ca. Palermo, Venditrice di ricotta.

1910 ca. Napoli. Venditore di frittelle.

1910 ca. Sanremo, Venditrice di fiori. Anche il nord (povero) lavorava sulle strade

1910 ca. I mezzi di trasporto merci erano all'avanguardia: dalla barca al carro a buoi.

Anche il lavoro femminile non era male.

La cartolina rappresenta una scena del film Riso amaro (1954). In primo piano l'attrice Silvana Mangano. Le ragazze dell'immagine sono belle anche nei loro abiti "poveri" ma ridotti. La realtà era meno felice. Lavorare immerse nell'acqua, in condizioni ambientali difficili, non era una meraviglia. E poi quella schiena sempre piegata, sempre a testa in giù come le coglitrici di olive, di pomodori, e tutto quello che produce la terra. Non ho mai capito perchè per le donne il lavoro era quasi sempre a culo in su.

1910 ca. Liguria. Le merlettaie invece erano più fortunate, loro lavoravano sedute. Un lavoro di grande professionalità e di grande valore artistico che sta scomparendo. Peccato.

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