A Brescia non c'è la nebbia

di Leo Spanu

E’ il titolo del mio prossimo romanzo. In questi giorni sto correggendo le bozze; doveva essere un lavoro da fare insieme al mio “ maestro” il professor  Nicola Tanda,  ma purtroppo lui non c'è più. Nicola era anche il mio editor per cui anche questo lavoro è toccato a me. Presunzione? Non credo, il mio primo romanzo è stato pubblicato senza che il professore abbia apportato una qualche modifica al testo originale. L’unica cosa che ha cambiato è il titolo che da “Mille automobili.  Anzi di più, quasi mille” è diventato “ I ragazzi delle case INCIS”. Il titolo originale era legato a frasi pronunciate  dai bambini della storia ed anche questo titolo è un’affermazione di uno dei protagonisti del racconto.
Questo nuovo romanzo è il seguito del primo. Ho avuto qualche perplessità a scriverlo. Volevo  raccontare altro e infatti, nel mio cassetto, ci sono (quattro) manoscritti  con racconti tra il fantasy metropolitano ( i mostri siamo noi) e il surreale: favole e storie di persone che inseguono la vita con  disperata allegria. Magari un giorno riuscirò a pubblicarle.
Dietro questo romanzo  invece ci sono le pressioni di Nicola Tanda e di mia moglie. E ci sono le aspettative di coloro che hanno letto e apprezzato il primo e che erano e sono curiosi di sapere come quella storia è andata a finire.
Qui  riprendo il racconto del ragazzo sardo ( la storia è una biografia molto romanzata) che da Treviso si trasferisce a Brescia;  gli anni sono quelli delle medie e del liceo, tra il 1958 e il 1965 con qualche divagazione temporale. A differenza del primo romanzo dove la città di Treviso, sonnolenta e legata ancora alla cultura contadina,  rimaneva sullo sfondo,  la città di Brescia, dinamica e protagonista di una grande crescita industriale, è quasi un personaggio della storia. Del resto i primi anni Sessanta sono ricchi di grandi trasformazioni in campo economico, politico e sociale. 
I “ favolosi anni 60” corrono in fretta verso un mondo diverso, magari non migliore ma di certo pieno di stimoli per i ragazzi di quei tempi, quei  ragazzi che “faranno il 68”, una delle più importanti rivoluzioni culturali del XX secolo, un fenomeno, non solo giovanile,  osteggiato quando non combattuto con violenza  dal sistema e tuttora non pienamente compreso nelle sue motivazioni.
Ma questa è un’altra storia. Magari da raccontare un’altra volta ( così ne esce fuori una trilogia, visto che vanno tanto di moda). Spero di no perché avrei altro da dire però non dipende da me. 
Gli editori di oggi hanno delle strane ( per me) logiche; inseguendo improbabili scrittori si ritrovano con troppi libri invenduti. La  crisi del libro non è solo un fatto economico, anche la qualità dei prodotti in commercio fa disamorare dalla lettura.  Senza contare poi la concorrenza delle nuove forme di comunicazione come internet. Ma non voglio imbarcarmi in una polemica sterile. 
Nel mio piccolo io cerco solo di raccontare le mie storie con la massima onestà intellettuale. 
Mi considero un artigiano della scrittura che cura il suo lavoro con amore e attenzione e che cerca di non vendere fumo. Non ringrazierò mai abbastanza Nicola Tanda per avermi “ scoperto” ( a lui è dedicato questo nuovo lavoro) e il dottor Pinna, mio editore  per la fiducia accordatami.
Il  romanzo che verrà edito dalla EDES di Sassari nella collana “ I Quaderni della memoria” sarà presto in libreria. Informerò da questo blog la data di uscita e le presentazioni del libro nelle varie sedi che avranno la gentilezza di ospitarmi. Mi piacerebbe poter fare una presentazione anche a Brescia. Credo di avere ancora qualche amico e qualche amica, malgrado siano passati tanti anni dal tempo del liceo, anche loro ormai saranno felicemente in pensione. Magari  mi invento qualche soluzione.

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