I beni archeologici di Sorso

di Leo Spanu
Sorso (SS) Complesso romano-alto medievale di S.Filitica

Alla fine degli anni 80 ( del secolo scorso) Nicola Manzoni, allora segretario del Centro Culturale Ricreativo Sportivo di Sorso, fece, insieme a Petronio Pani e Giuseppe Muresu, un censimento dei beni archeologici. Il lavoro fu raccolto in un documento dal titolo chilometrico:
Proposta di censimento dei beni archeologici siti nel territorio del comune di Sorso. Con particolare interesse verso i monumenti preistorici, protostorici, classici, bizantini, medievali e le chiese site nel circuito cittadino.
Il documento fu portato all’attenzione dell’amministrazione comunale ( giunta Bonfigli 2) per un finanziamento di due milioni di lire che trasformassero quella che era semplicemente una bozza in qualcosa di più operativo. La proposta, malgrado la mia “ raccomandazione” ( all’epoca ero il capo gruppo consiliare del partito di maggioranza) fu bocciata.
Ripropongo ai lettori sorsensi e anche agli altri lettori il testo integrale: qualcosa è datato qualche altra cosa si è persa col tempo ma rimane, a mio parere, sempre un documento interessante e una testimonianza di amore verso il proprio paese. 

PROPOSTA DI CENSIMENTO E DI ITINERARIO ARCHEOLOGICO-TURISTICO NEL COMUNE DI SORSO
Una delle attuali preoccupazioni di noi Sorsensi è constatare la mancanza di una documentazione, in merito allo sviluppo culturale e storico, non solo della nostra cittadina ma anche del suo territorio, nonostante gli antichi precedenti storici che abbiamo avuto modo di rilevare da varie fonti letterarie. Presentando questa Proposta di Censimento Archeologico, che è una tessera molto piccola di quel mosaico di sforzi che stiamo producendo in tutte le direzioni, per far si di ritrovare una nostra “ identità nazionale ed anche culturale” , purtroppo perduta nel corso della storia e di tutte le sue vicende, noi intendiamo, con questo lavoro, arrivare a sensibilizzare i nostri concittadini riguardo non solo i Beni culturali ma anche riguardo i Beni ambientali affinchè vengano tutelati non distrutti.
                                                                                             Nicola Manzoni
                                     Segretario del CCRS Sorso e Coordinatore del presente lavoro

Oggi è sentita l’esigenza del recupero dell’identità culturale ed etnica delle nostre popolazioni. E’ viva la necessità di una presa di coscienza della nostra storia e quindi della riappropriazione del nostro passato e delle sue vestigia. Ciò potrà avvenire solo mediante l’elevazione culturale, da ottenere attraverso la divulgazione delle conoscenze storiche, e più ampiamente culturali riguardanti la nostra isola e quindi anche attraverso la conoscenza dei beni archeologici, delle problematiche e dei risultati scientifici fin qui conseguiti. Sarà questo un mezzo efficace per realizzare la tutela del nostro patrimonio storico, architettonico e monumentale, paesaggistico- naturalistico. La tutela, infatti, si persegue non con metodi repressivi ed esclusivisti, propri della burocrazia o di elite di studiosi, ma con la partecipazione popolare alle vicende culturali.
La valorizzazione del bene culturale e monumentale, nel rispetto delle prioritarie esigenze scientifiche, deve essere volta ad una funzione sociale e quindi anche ad un utilizzo in termini economici ed occupativi. 
Quando le popolazioni capiscono che i monumento sono la manifestazione tangibile della propria storia possono essere fonte di benessere socio- economico, allora esse stesse attuano la tutela più efficace. ( A riguardo vedasi gli esempi dei comuni di Ittireddu, Villanovaforru, Dorgali, tanto per citarne alcuni). Si dice che l’archeologia sia un “ affare di Stato”, che solo chi è inserito nelle emanazioni del potere statuale può fare archeologia e ciò grazie ad una legge fascista del 1939, che centralizza ogni potere e ogni autorità in materia. Nessun democratico, oggi, può razionalmente pensare di applicare una legge superata dalla realtà e dalla storia.

Premessa
La Romangia, vista la configurazione del suolo, con le numerose valli  che si prestavano felicemente al controllo nuragico, per mezzo dei nuraghi, e alle numerose colline calcaree nelle cui pareti l’uomo preistorico poteva assai facilmente scavare i sepolcri per i suoi morti; e, nonostante, il fatto che il territorio è molto vicino al mare, ricco di terre fertili, perché solcate da torrenti, ricco di falde acquifere superficiali, favorito, quindi, da speciali condizioni geografiche che presupporrebbero la zona prestarsi felicemente, agli antichi stanziamenti umani, siano essi a riparo di grotte naturali o a stanziamenti all’aperto, tali caratteristiche non rendono facile l’ubicazione dei residui monumenti preistorici, protostorici e classici, che senza alcun dubbio arricchivano la fertile campagna sorsense. Contrariamente a quanto farebbero presupporre tali caratteristiche, nel territorio del comune di Sorso, non è stato ancora possibile documentare l’orizzonte cronologico e culturale del Neolitico Antico, Medio e Recente, culture attestate con grande quantità e qualità di reperti, in svariate località dell’isola, talvolta meno adatte ad accogliere stanziamenti umani. 
Non è stato possibile documentare tali culture, per diversi motivi, quali ad esempio: alle ricerche, svolte da cultori e studiosi di archeologia, nel corso del passato secolo, fino ai primi cinquant’anni di questo sono state condotte, nella maggior parte dei casi con metodi non propriamente scientifici; in quanto si sono limitate alla visita dei monumenti più appariscenti, alla raccolta superficiale di materiale archeologico e alla catalogazione approssimativa di manufatti inerenti sia culture protostoriche che classiche, senza che si avesse una visione completa dei monumenti presenti nel territorio. 
Tra il 1944 e il 1945 vengono intrapresi i primi scavi, con metodi scientifici da un valente archeologo locale, immaturamente scomparso: il dott.  Mario Varsi;  scavi molto interessanti in una necropoli a Domu de Janas. In seguito alla scomparsa di questo archeologo si ha un” buco” di ben 35 anni nei quali non si parla più di scavi archeologici ma di ritrovamenti casuali dovuti a raccolte di superficie o in seguito a lavori agricoli. In gran parte, il materiale rinvenuto venne disperso più per ignoranza in materia che per malafede, o se di pregio, andò ad arricchire le collezioni del Museo Nazionale di Cagliari o del Museo Sanna di Sassari
Solo nel 1980, hanno inizio scavi molto complessi ( finanziati dall’amministrazione comunale di Sorso per iniziativa dell’assessore alla Pubblica Istruzione Antonio Salis e dell’assessore ai Lavori Pubblici Leo Spanu. Nota di LS) che hanno interessato, soprattutto monumenti romani ed in particolare una villa in località Santa Filiddiga, che si proseguono con alti e bassi fino al 1987, e dei relitti di navi romane, in località Porchile, che diedero degli oggetti di bordo in bronzo di cui non si sa più niente.Tale attività ( sempre a carico dell’amministrazione comunale. LS )interessò anche lo sterramento di una chiesa altomedievale in località Sant’Andria, fatta distruggere dallo pseudo architetto Cano, per attingere materiali di costruzioni per la chiesa parrocchiale di San Pantaleo. Agli inizi del 1988, vi fu la scoperta  di un grande insediamento nuragico, a carattere sacro, ( Pozzo sacro di Serra Niedda), costituito da un insieme di due pozzi atti a raccogliere le acque piovane, ed una serie di strutture probabilmente riferibili ad altari e a un villaggio; tale scavo polarizzò tutte le successive campagne di scavo.
La mancanza di un radicale censimento dei beni archeologici che diverse amministrazioni comunali hanno già provveduto a realizzare per contare i monumenti presenti nel proprio territorio, mettendo a punto un piano particolareggiato, per interventi di  pulizia e valorizzazione del patrimonio archeologico, ma allo stesso tempo, valorizzando il proprio territorio comunale. 
Già a partire dal 1980, si era intrapreso, grazie alla buona volontà e fantasia di un gruppo di appassionati, il censimento di tutti i beni archeologici, culturali e ambientali, presenti nel comune di Sorso; qualità, con le quali si sopperiva ad una cronica mancanza di “fondi”  necessari ad ultimare il lavoro. Tale gruppo cercava di ricostruire l’evoluzione culturale nell’ambito del comune, arrivando persino a sorprendenti risultati. Ad esempio, la raccolta di schede di rilevazione per ciascun monumento, in cui erano indicate la denominazione, la localizzazione, la tipologia, gli estremi catastali dell’area interessata, il tutto corredato da un giudizio sintetico sullo stato di conservazione dei monumenti in questione, in relazione alla accessibilità di un suo recupero ai fini della salvaguardia e conservazione, nonché valorizzazione, e il tutto corredato da una parziale documentazione fotografica. Purtroppo non si può sempre andare avanti in qualsiasi iniziativa, con la buona volontà o con la sola fantasia, che rimane sempre qualcosa di lodevole, del resto si andò incontro ad una serie di spese gravose a cui non si potè far fronte. Noi garantiamo, di effettuare oltre ad una ricerca sistematica, rivolta all’individuazione dello stato attuale dei monumenti e alla registrazione di quelle poco conosciute, che essi verranno opportunamente tutelati con un lavoro scientifico. Allo stesso tempo, si garantirebbe un controllo capace di allontanare l’attenzione dei tombaroli, dei vandali o di chi più semplicemente ha il “folle” interesse che il monumento venga distrutto. 
Infine, la sempre più moderna meccanizzazione delle campagne che ha contribuito alla dispersione, o per meglio dire alla distruzione di vari siti archeologici.

Breve studio sui monumenti presenti nel territorio di Sorso

Età prenuragica
Alcuni ipogei
Interessante è il complesso a Domu de Janas sito in località conosciuta volgarmente come L’Abbiu, che è composto da ben 11 tombe, sia a sviluppo monocellulare che pluricellulare. Scavate nel calcare, sono state parzialmente devastate dall’apertura di una strada campestre che permette l’accesso all’omonima valle; la loro osservazione non è molto buona sia per l’incuria in cui versano ed anche perché molte di esse, furono manomesse nel secolo scorso. Dopo essere state vuotate del loro contenuto ( resti ossei e corredo funerario), furono riadattate ad uso di casa colonica, per uso stalla e per custodire gli arnesi della vita contadina; ma anche modificate utilizzando i vani sepolcrali a mò di tini per far fermentare il vino. Altre tombe vennero distrutte perché nei paraggi vi erano delle cave da cui si estraeva materiale per costruzione una è stata sepolta dalle immondizie in località La Pidraia. Ben poco materiale archeologico è stato possibile recuperare a seguito di scavi stratigrafici, ma quel po’ che si rivenne, è risultato di grande interesse archeologico in quanto riferibile alle culture di Bonnannaro e del Vaso campaniforme a Cultura Beaker.

Stazioni all’aperto ( Villaggi)
La presenza d’insediamenti umani a carattere sedentario è documentato verso la costa, nelle pianure fertili del fiume Silis, solcate da corsi d’acqua a carattere perenne ( l’omonimo fiume) o da corsi d’acqua a carattere torrentizio. La stazioni o insediamenti prenuragici, conservano gli inizi delle consuetudini civili, sociali , economiche e religiose e ci consentono di ricostruire a sommi capi, il quadro della vita di quelle genti primitive, nelle quali, scrive il prof. Lilliu: Persistevano le esperienze retrive dello stadio economica, sociale di raccolta ( e naturalmente di caccia e pesca) appena intaccate dalle nuove conquiste della civiltà agricola a carattere sedentario.

Età nuragica

I nuraghi
Ancora più sensibile è l’assenza di elementi quali quelli tratti da un censimento sistematico sul territorio, che potrebbe consentire uno sguardo d’assieme sugli importanti resti dell’età nuragica. La presenza dei nuraghi è molto bassa, rispetto ad altre zone della Sardegna; attualmente, più o meno conservati ne possiamo contare solo dieci mentre altri 3 sono stati distrutti volutamente dai proprietari dei fondi in cui si ergevano. Le caratteristiche architettoniche attendono una moderna valutazione a causa dello stato di rovina di molti di essi ma si distinguono, addossati alle torri centrali, altre strutture gemelle, rifasci, recinti estesi lungo i crinali o inglobanti capanne, cisterne o pozzi. Altro importante esempio, di architettura nuragica, è un superbo complesso monumentale, a carattere sacro, venuto alla luce alcuni anni or sono in regione Serra Niedda, e che è in corso di scavo. Importantissimo in quanto è l’unico esempio di questo tipo di costruzione nel circondario: Porto Torres, Sorso, Sennori, Sassari, Osilo, Tergu e Castelsardo. Il che farebbe pensare che si trattasse di un importante “ Santuario Federale” al quale tutte le popolazioni residenti nel circondario citato, vi si recassero per adorare i loro dei e non solo per la pratica religiosa ma anche perché questo era un momento d’incontro tra clan diversi, sia per effettuare scambi commerciali ma anche per stringere o rafforzare alleanze fra tribù diverse. ( I bronzetti trovati in loco sono di varietà e qualità eccezionali. Purtroppo anche qui i tombaroli hanno fatto man bassa. N.d.A.)

Monte Cau o Cao
E’ una collina calcarea, completamente isolata, al centro dell’omonima valle che termina con un altopiano perfetto, leggermente inclinato a Nord, lungo 150 metri e largo, al centro, 30 metri, che rastremandosi alle sue estremità dà l’impressione del ponte di una nave. Il Pais, che visitò il sito, così lo descrisse: Alle due estremità vi sono gli avanzi di due nuraghi, i quali venivano coniugati fra loro da un grosso muraglione, qua e là costruito senza cemento tuttora riconoscibile, e che misura d’altezza di cinque o sei metri, poggiante sulla roccia. In tale sito, furono rinvenuti frammenti di conci di fusione, una navicella votiva in bronzo, armi, frammenti o vasi interi nuragici, frammenti di vasi greci figurati sul fondo nero lucidissimo, d’importazione punica, una statuetta in bronzo raffigurante una Venere d’età romana, monete puniche e romane.

Età romana

In età romana, il territorio gravitava nella sfera d’influenza della colonia di Turris Libisonis, l’attuale Porto Torres, al cui porto venivano convogliati per essere spediti a Roma, i prodotti del fertile retroterra della Nurra e della Romangia che, anche nel nome ( Romania, Romandia, Romangia) conserva il ricordo della colonizzazione romana. L’organizzazione delle campagne era caratterizzata dai latifondi, di proprietà pubblica, privata o imperiale, ai quali facevano riferimento una villa, condotta da un fattore e costituita da una parte produttiva con gli alloggiamenti per la mano d’opera ed ambienti per la conservazione dei prodotti agricoli, ed una residenziale che ospitava il Dominus, quando si recava in visita alle sue proprietà.

Alcune ville romane.
Nel territorio di Sorso sono segnalati i resti di due ville romane in località Bagnu e Santa Filiddiga

Santa Filiddiga
E’ sicuramente la più interessante fra le due ville in quanto è stata l’unica ad essere scavata in modo scientifico. Il primo scavo risale al 1980 con il risultato di poter datare la villa al periodo imperiale, In essa fu rinvenuto uno splendido mosaico policromo costituito da: Piccole tessere di pietra multicolore che vi disegnano trecce che s’incrociano a formare esagoni, al centro dei quali sono raffigurati fiori, pesci, uccelli, cesti di frutta con un’eccezionale ricchezza decorativa. Su un lato del pavimento, troneggiava la figura di una divinità maschile, probabilmente Bacco. Si tratta di un esemplare unico in Sardegna. Dietro al rinvenimento di tale mosaico, vi è una piccola storia, uguale a tante altre che riguardano i ritrovamenti archeologici. Il mosaico venne danneggiato dai tombaroli che ne asportarono alcune parti, inseguito recuperate dai carabinieri di Porto Torres. ( Il mosaico, restaurato, si trova oggi nel Palazzo Baronale di Sorso. LS)

Lu Bagnu
Lungo la strada Sorso- Porto Torres fino a qualche tempo fa, erano visibili i resti di un edificio termale che sicuramente sono da mettere in relazione ad una villa. L’esistenza di un edificio termale ma più precisamente di un Balneum, nella campagna di Sorso, era nota allo Spano, che lo metteva in relazione all’antica Gelithon, che era però ubicata in un sito diverso  molto più distante da dove sorgeva l’edificio in oggetto. Una pianta del Balneum fu eseguita dallo Spano ed è quasi completa; si rileva una grande regolarità nella disposizione dei vani. “ Oggi, lo stato di completa distruzione, non consente l’individuazione dei classici ambienti di questo Balneum e cioè dei Calidarium, Tepidarium, Frigidarium e Apoditeria.” Queste sono le parole di un archeologo che visitò il sito nel 1985. Inoltre fu rinvenuta una lapide di marmo con un’epigrafe dedicata al Genio Villaes Comvilla che attualmente si trova nel Museo Nazionale di Cagliari
(In un mio precedente articolo ho citato la possibilità di un’altra villa romana in località Serra Niedda.  L’ipotesi nasce dalla quantità del materiale trovato durante le periodiche pulizie dell’area del pozzo sacro. LS)

Età bizantina

Chiesa di Santa Filiddiga
Nel toponimo della zona-S.Filiddiga- rimane il ricordo di una piccola chiesa dedicata a santa Felicita. Una martire africana molto venerata fin dall’età paleocristiana ma estranea all’ambito orientale e bizantina e poco diffusa in Sardegna. Tale chiesa a pianta cruciforme, di età proto- bizantina, costruita forse nel  VI° secolo d.C., venne impiantata sui ruderi della precedente costruzione romana.

I monumenti

I monumenti fin’ora conosciuti si assommano a 33 e appartengono ad epoche diverse, sono più o meno conservati e sono:
3  Villaggi pre nuragici
11 Domus de Janas
10 Nuraghi
1 Tomba nuragica
2  Altipiani fortificati
1 Santuario nuragico
2  Villaggi nuragici
2  Ville romane
1 Chiesa bizantina

BIBLIOGRAFIA
Santa Filitica a Sorso. Dalla villa romana al villaggio bizantino. A cura di Daniela Rovina. BetaGamma editrice 2003
Il santuario nuragico di Serra Niedda a Sorso (SS), A cura di Daniela Rovina. BetaGamma editrice 2002
Il villaggio medievale di Geridu (Sorso, SS) campagne di scav0 1995/96. A cura di Marco Milanese. All’insegna del giglio edizioni 1996
Studi e ricerche sul villaggio medievale di Geridu. Miscellanea 1996-2001. A cura di Marco Milanese. All’insegna del giglio edizioni. 2004
Vita e morte dei villaggi rurali tra medioevo ed età moderna. A cura di Marco Milanese. All’insegna del giglio edizioni. 2001
Sorso  immagini. Testo e foto di Francesco Doro. TAS Sassari. Fine anni 80?

Monte Cao: brocchetta askoide.

Santuario di Serra Niedda: bronzetto del Re- Pastore

Villaggio medievale di Geridu: boccali invetriati e boccaletto con stemma aragonese (XIV secolo)

Villaggio medievale di Geridu:poatto in maiolica policroma di Montelupo Fiorentino ( XVI secolo)

Villa romana di Santa Filiddiga: recipienti in pietra allare e marmo

NOTE
I reperti illustrati si trovano nel museo Sanna di Sassari

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