Un tram che si chiama desidero

di Leo Spanu

A continuare a discutere sui mondi che ci aspettano mi pare siano rimasti solo gli scrittori di fantascienza e i pittori surrealisti ma loro guardano il futuro a colori. E’ vero, spesso sono i colori accesi del tramonto, gli ultimi colori, visto che ( per loro) il mondo sta finendo;  è anche vero che, nel frattempo, l’uomo è scomparso lasciando solo rovine e rifiuti ma cosa importa, a noi uomini duri piace vivere alla giornata ( un mio amico di poche e feroci parole preferisce l'espressione " alla cazzo di cane") perchè domani è andato insieme a ieri e oggi non sembra una gran giornata. Poco male, nelle ultime immagini di questo articolo c'è un treno che ci porterà verso l’ultima Thule e magari ci sarà anche un bigliettaio che griderà : avanti c'è posto. Nel frattempo possiamo passeggiare dentro le nostre belle città puzzolenti magari scorrazzando sopra un tram che si chiama desiderio. Per le signore c’è sempre la possibilità d’incontrare un Marlon Brando giovane, con la maglietta tesa che evidenzia i pettorali. Per gli uomini è meglio che si guardino un altro film o scelgano un altro tram visto che l’opera fu censurata per via di un sospetto di omosessualità ( l’opera o l’autore Tennesse Williams?) tema considerato scabroso all’epoca della commedia prima (1947) e del film poi ( 1951).

Che poi un tram possa chiamarsi Desiderio è una felice idea. Io ero fermo, alquanto perplesso, a Margherita, una donna col nome di lavatrice e prima ancora ad una coppia che ( ricordate Carosello?) aspettavano un Philco ( poteva essere un frigorifero o qualsiasi altro elettrodomestico). Possiamo battezzare gli oggetti per renderli più simile a noi? Vediamo: la nave chiamarla Titanic no, già fatto e poi  porta sfiga; la locomotiva  Francesca, in onore di Guccini, ma anche lei deraglia e muore tra sbuffi di fumo. Neppure per la topolino amaranto di Paolo Conte le cose vanno meglio. Era l’estate del 1946 (proprio quando sono nato io: non è che mi trovo sempre nel tempo e nel luogo sbagliato?) e:
Bionda non guardar dal finestrino
che c’è un paesaggio che non va;
è appena finito il temporale e sei case su dieci
sono andate giù.
Rimangono la bicicletta ( Graziella) e la moto ( Harley Davidson) di Ombretta  Colli, Ma anche lei non scherza con l’ottimismo. Sentite cosa dice:
Prendo su la moto e via non mi vedete più
prendo su la moto e via non vi conosco più
sai solo dire che
ogni volta rischio di morire
se non altro morirò
col vento su di me.

Joachim Lehrer ( 1954) è un pittore tedesco che elabora le sue idee come " una forma di transizione dal mondo dei sogni alla realtà". Anch'io ho provato a prendere la vita al contrario e mi sono sbattuto contro un muro.












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