Maternità: prima....

di Leo Spanu

E’ la vera, unica  e insormontabile differenza tra l'uomo e la donna: la capacità di creare la vita. E’ la parte divina, per chi crede in queste cose, dell’essere umano ( anche gli  animali creano la vita ma non ne hanno la consapevolezza) ma questa parte è solo femminile. Forse è questo potere che noi maschi invidiamo alle donne, magari solo inconsciamente. A noi è riservata una parte minima, all’inizio, poi la vita diventa solo delle donne. Per fortuna che la partenogenesi è una componente minima nella natura,  ma se un giorno l’evoluzione dovesse eliminare l’uomo in quanto maschio quale sarebbe il nostro ruolo? La risposta è facile: nessuno.

E' dalla notte dei tempi che l’homo sapiens nella sua componente maschile è alla ricerca di un’identità e di un ruolo. Mentre nella grotta la donna tirava su i figli, preparava da mangiare e nel tempo libero dipingeva murales, l’uomo fuori nella tundra, tra dinosauri e altri animali feroci tipo criceti assassini e zanzare tigri, andava a caccia per procurare pane ( si fa per dire) e companatico a alle tante mogli ( all’epoca vigeva la poligamia) e ai tantissimi figli. Certo che era dura con solo arco e frecce ( o a scelta una lancia) e, quando la giornata girava a vuoto, il poveraccio doveva dormire solo soletto sotto le stelle per non presentarsi sconfitto e a mani vuote davanti alle donne ( alquanto megere). Le quali  erano anche un po’ mignotte ma non per colpa loro: gli uomini erano molto pochi per via del lavoro di cacciatore che seminava vittime in entrambi i fronti e, per le tante donne, dividersi un  uomo in sette non è che ne avanzasse molto per cui ogni volta che, dalle parte della caverna, passava l’arrotino, le donzelle facevano  provviste per i giorni grami a venire.  Del resto i dubbi sulla "fedeltà" della donna risalgono a prima della notte dei tempi. Basti pensare ad Eva;  non si capisce bene con chi ramificò il povero Adamo visto che erano solo loro due. Eppure tutti sempre a dire: puttana Eva.

Per darsi un ruolo importante gli uomini inventarono poi la guerra. Il gioco piacque talmente tanto che a distanza di millenni  sono ancora lì che si massacrano e massacrano, seviziano e uccidono donne, vecchi e bambini: tutta gente innocente.  Anche questo serve a dare un senso: a cosa? Distruggere la vita come affermazione del proprio ego?

Io amo scherzare, specie sulle cose serie,  perché è un modo per allentare l’angoscia davanti alla malvagità dell’uomo. Quando vedo sbarcare dalle navi quelle giovani donne quasi sempre in avanzato stato di gravidanza, mi capita di pensare che quelle prossime maternità, il più delle volte frutto di violenza, sono e diventano, malgrado tutto, una risposta d’amore alla crudeltà. Una nuova vita che nasce è uno schiaffo alla stupidità dell’uomo, al suo finto potere sul corpo delle donne, al suo nascondere la paura violando ferocemente il corpo di una donna.  E noi che assistiamo impotenti , noi che assistiamo indifferenti e spesso cinici ( se la sono cercata!) perdiamo una parte della nostra identità, della nostra anima, di certo la  parte migliore. Perdiamo il nostro futuro  perché la vita è più forte di tutto. Sempre.

La maternità vista da alcuni artisti

Evan Wilson (1953). USA

Daeyl Zang (1971). USA

Daniela Astone (1980). Italia

Daniel Maidman (1975). Canada

Daryl Zang

Mary Beth McKenziw (1946). USa

Evan Wilson

Osamu Obi (1965). Giappone

Stephen Gjertson (1949). USA

Susanna Ragel Nieto. Spagna

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