Brancaleone da Romana (R)

NOTE
L'articolo è stato pubblicato il dicembre del 2015. Sgarbi continua a citare Brancaleone Cugusi come una delle sue più importanti ma ormai lo ascoltano solo per quello che dice e male dice in politica. Le sue qualità di critico d'arte si sono perse nel pettegolezzo e nel cialtrume TV. Il Madeddu è stato chiuso e non so che fine abbia fatto.

di Leo Spanu

Brancaleone Cugusi  (1903-1942) è stata una scoperta di Vittorio Sgarbi che nel 2004 organizzò a Sassari una mostra notevole non solo per le opere esposte ma anche per l'utilizzo dell’ex saponificio del  Madedu (Museo d’arte contemporanea) come sede. Poi di nuovo il silenzio su questo pittore originario di Romana, un paese del Sassarese,  morto giovanissimo poche settimane prima dell’inaugurazione della sua prima mostra a Milano. Un destino crudele per un giovane che aveva fatto una scelta di vita controcorrente. Di famiglia benestante, Brancaleone aveva deciso solo in età
 “ matura” di dedicarsi alla pittura trasferendosi a Roma alla ricerca non solo della sua strada artistica ma di una propria identità. Il libro di Vittorio Sgarbi al quale rimandiamo il lettore che volesse approfondire,  racconta in modo esemplare e completo i riferimenti artistici, gli obiettivi e le scelte di Cugusi. In questa sede ci limiteremo ad una sola citazione di Sgarbi, una definizione molto forte e forse provocatoria:  “ Nessun pittore, neanche Caravaggio, ha dipinto l’ombra come Cugusi.”
Tanto basta per capire  la qualità artistica di Brancaleone Cugusi.
A questo punto cerchiamo di conoscere questo ignoto pittore autodidatta che preferiva definirsi  “fotografo”.
In effetti la base del lavoro di Cugusi era la fotografia: “ di ogni suo dipinto esiste l’originale prototipo fotografico. Le tele di Brancaleone Cugusi sono tutte a grandezza naturale; essa viene garantita dal procedimento reticolare, che consente di non deviare neanche di un millimetro dal prototipo fotografico” ( Vittorio Sgarbi ).
Molti “ puristi” potrebbero storcere la bocca e dire che si tratta solo di un lavoro di copiatura.
E sbaglierebbero perché l’uso della fotografia non solo è molto diffuso tra molti artisti moderni ma è solo una tecnica per lavorare meglio poi tocca al talento dell’artista, ai suoi colori trasformare una fredda immagine in un dipinto.
Il Canaletto (Giovanni Antonio Canal 1697-1768) utilizzava  una camera oscura (1), una macchina fotografica ante litteram,  per poter studiare meglio la prospettiva e riprodurre i particolari da trasferire sulla tela.
Che Brancaleone Cugusi sia un vero pittore e non un mero copiatore di fotografie è dimostrato da alcune opere dove l’artista non si cura di nascondere la tecnica (la griglia fotografica) utilizzata  che anzi viene evidenziata come un modo per mettere a nudo l’essenza stessa del lavoro  pittorico.
Sono poi i colori che danno vita al quadro , è l’occhio, è il cuore dell’artista che crea la poesia e la vita partendo dalla materia inerte.
Vedere le opere di Brancaleone Cugusi riprodotte in un catalogo non rendono l’impatto emotivo delle stesse viste nella realtà. Le dimensioni, il gioco delle luci e delle ombre, gli ambienti, tutto rende merito a questo artista sardo che pur interpretando la realtà della sua terra, rifiutò il provincialismo tipico di certa pittura sarda, per dare una dimensione universale ai suoi quadri.
E forse per questa scelta è dovuta la poca conoscenza della sua opera in Sardegna e la sua scarsa fortuna.

                                                     Vecchia sarda  1936

                                                         Le cucitrici  1936

                                                      Contadino in verde  1938

                                                              Il giovane con l’impermeabile     1940

NOTE
1)La camera oscura o camera ottica o fotocamera stenopeica è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico sul fronte e un piano di proiezione dell’immagine sul retro.

BIBLIOGRAFIA
Vittorio Sgarbi. Brancaleone da Romana. Edizioni Skira 2004

Francesco Leone Cugusi. Brancaleone, mio zio. Ed. Tema Cagliari 2010 

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