Bruno Lauzi: Il poeta

 di Leo Spanu

Forse sono strato "cattivello" presentando Bruno Lauzi in una canzone (non sua) satirica e controcorrente ma il cantautore genovese aveva questi momenti di gusto anarchico (no, non è una parolaccia ma una visione disillusa della società), basta pensare alla sua canzone "Io canterò politico". Lauzi era soprattutto un cantante minimalista, un poeta di sentimenti ed emozioni raccontate con pudore; il suo maggior successo fu "Il poeta", canzone cantata da Gino Paoli (nel 1965) ma portata al successo da Mina (nel 1969); io preferisco l'interpretazione dell'autore meno "cantata", quasi raccontata direi, una storia di quelle che si riportano agli amici a tempo perso, quando non c'è niente da dire. Almeno sembra.

Comunque presenterò i testi di entrambe le canzoni. Un  giusto omaggio ad un  grande della musica italiana.

Il poeta (1963)

Alla sera al caffè con gli amici

si parlava di donne e motori

si diceva "Son gioie e dolori"

lui piangeva e parlava di te.


Se si andava in provincia a ballare

si cercava di aver le più belle

lui restava a guardare le stelle

sospirava e parlava di te.


Alle carte era un vero campione

lo chiamavano "Il ras del quartiere"

ma una sera giocando a scopone

perse un punto parlando di te.


Ed infine una notte si uccise

per la gran confusione mentale

fu un peccato perchè era speciale

proprio come parlava di te.


Ora dicono, fosse un poeta

che sapesse parlare d'amore

cosa importa se in fondo uno muore

e non può più parlare di te.


Io canterò politico (1973)

Io canterò politico quando starete zitti

e tutti i vostri slogan saranno ormai sconfitti

quando sarete stanchi di starvene  nel coro

a battere le mani solo se voglion loro

e avrete bisogno dell'individualismo

per vincere la noia di un assurdo conformismo.


Io canterò politico ma il giorno è ancor lontano

per ora sono l'unico ad andare contromano

ma i miei finti colleghi che fan rivoluzioni

seduti sopra pacchi di autentici milioni

dovranno ritornare al ruolo di pulcini

lasciando intatto il candido e poetico Puccini.


Io canterò politico ma sarò troppo vecchio

e ai giovani dell'epoca io romperò parecchio

il gusto del dissenso l'avranno ormai perduto

e il festival giù in piazza lascerà il paese muto

pace nel silenzio si,  questa è democrazia

ma il primo che lo nega voi lo cacciate via.


Io canterò politico soltanto per la gente

che è pronta a riconoscere di non capirci  niente

non è cambiando tattica o il nome del padrone

che il popolo ha finito d'esser preso per coglione

volete stare comodi, nessuno a disturbarvi

e beh, siete serviti, potete masturbarvi.

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