Francesco Santoni noto Nerone

Francesco Santoni noto Nerone: il santone di Sorso
di Leo Spanu

Francesco Santoni ebbe la “chiamata” il 7 aprile del 1955. In estate era già leggenda.
Anche quell’estate, solite vacanze in Sardegna, così appena arrivato a Sorso dovetti accompagnare mia nonna a vedere il “santo”. In via Bicocca c’era una folla enorme, una fila che neanche alle poste il giorno della pensione. Dopo una lunga attesa, in un caldo afoso, fra rosari, Ave Maria e spintoni vari riuscimmo ad entrare nella casa di Santoni. Era un magazzino lungo e stretto, modestamente arredato, e il “santo”, era disteso su un lettino vicino all’ingresso. Tutto vestito di bianco e con un’espressione di beatitudine sul volto. Con l’innocenza di un bambino (avevo nove anni) mi scappò di bocca: “ A me sembra un imbroglio.” Una mano mi rifilò uno scappellotto alla nuca ( in sussincu: ciaffottu a tubezzu) e un’altra mi strappò e allontanò dalla folla di fedeli adoranti. Chiesi ad un mio zio ( che sapeva tutto su Sorso e i suoi abitanti) cosa ne pensasse e lui mi rispose che avevo ragione. Si trattava di un colossale imbroglio.
Ma mio zio era  comunista e bestemmiatore ed io solo un bambino. Due contro troppi. Impossibile opporsi alla “vox populi”. Sorso aveva il suo “san” Francesco con le stimmate.
Quando Francesco iniziò la sua straordinaria avventura, aveva ventun’anni. Analfabeta, alto, un bel ragazzo (secondo l’opinione femminile), rassomigliava vagamente ad un attore che di lì a poco sarebbe diventato molto famoso: Maurizio Arena, uno come lui, “povero ma bello” (1).
Secondo il racconto del giornalista  Franco Conforti, inviato speciale del settimanale Il Tempo (2) : Francesco Santoni non era affatto tenuto in grande considerazione morale presso i suoi concittadini. Cresciuto come un’erba, sempre fuori di casa, senza un mestiere preciso. Passava le sue giornate in risse e schiamazzi, mentre la notte s’aggirava furtivo con qualche pollastro sottogiacca e le tasche piene di frutti rubati ai contadini. Per questa sua natura selvaggia e violenta l’avevano soprannominato Nerone. (3)
Ma il 7 aprile 1955 arriva la svolta che avrebbe cambiato la vita di Francesco. Dopo una giornata uguale a tante, il giovane improvvisamente si sentì chiamare: - Francesco, Francesco.- e gli apparve Cristo. Santoni racconta che era grande e bello, con la barba,  vestito di giallo e circondato di angeli. Francesco non credette ai suoi occhi e si rimise a letto ma la voce lo richiamò e gli disse:- Alzati-. Francesco non si alzò e si voltò dall’altra parte.  Nei giorni successivi tutto tornò normale, salvo il fatto che non aveva appetito ma al quinto giorno nuova visione e l’invito di raccontare l’esperienza al sacerdote. Don Chelo ( sacerdote, archeologo dilettante e uomo di cultura) non credette ad una sola parola e lo cacciò in malo modo. Francesco stava per dargli un pugno  ma sentì la mano bloccata da una forza invisibile. Seguirono giorni strani, nessuna visione ma ogni tanto dei forti colpi dati da una mano invisibile. Il giovane evita di frequentare gli amici. Il 16 aprile a mezzogiorno (in una pausa dal lavoro ): Improvvisamente, sentì una fitta  sotto la mammella destra e vide sgorgare un flotto di sangue che in pochi minuti si raccolse in una pozza ai suoi piedi. Spaventato Francesco fece per recarsi da un medico ma  la voce nota lo richiamò:- Francesco, Francesco, non andare-. Il giovane ritorna sui suoi passi e la ferita cessa di sanguinare.  -Francesco, vuoi soffrire quello che io ho sofferto?-  Francesco risponde si e  –Allora chinati e bevi- continuò la voce. Francesco osservò la pozza di sangue ai suoi piedi e ne ebbe schifo. La voce gli intimò per tre volte di bere, ed egli finalmente ubbidì. Si inginocchiò, raccolse la terra macchiata di sangue, l’accostò alle labbra e immediatamente la terra si separò dal sangue che divenne liquido.
A questa prima manifestazione ne seguirono altre con fuoriuscita di sangue dal costato, sulla fronte, alle mani, ai piedi. Tutte manifestazioni dolorose. E poi il fenomeno della flagellazione che si verificava regolarmente tutte le settimane tra il giovedì e il venerdì.
Una storia così non può restare chiusa nell’ambito paesano. In poco tempo esce dai confini della Sardegna, raggiunge il continente  poi l’Europa e l’America. Arrivano lettere anche dalla Francia, dagli Stati Uniti con preghiere, richieste, offerte in soldi, anche trenta dollari alla volta. Medici e sacerdoti si interrogano sugli strani e inesplicabili fenomeni testimoniati da decine di esperti o sedicenti tali, giornalisti, nobili che parlano con l’aldilà, magistrati in incognito, donne più o meno pie, politici in cerca di pubblicità e tante fotografie. Scattate a centinaia. Altri giornali ( il Corriere della Sera manda i suoi redattori) raccontano lo straordinario “miracolo”; il Corriere dell’Isola va letteralmente a ruba con le storie di Nerone. La televisione, che è ancora un lusso per tanti italiani, fa il suo bravo servizio. Viene girato anche un cortometraggio. Un circo mediatico “ante litteram”. Tutti ne parlano ma nessuno sa dare una spiegazione esauriente e convincente. Così Francesco Santoni diventa famoso come padre Pio (futuro santo) altra persona con le stimmate. In più Francesco vede anche la Madonna.  Sogna di fare un viaggio in Terra Santa, chiede un incontro con il Papa, cerca di aprirsi una via per la santità.  Ma le scelte di vita di Francesco finiscono con  l’indirizzarsi per strade opposte a quelle del frate di Pietralcina. La fama, il successo mostrano al giovane sorsense nuovi e piacevoli aspetti della vita.  Lascia il paese natio. “ A Roma trovai amici fidati pronti ad accogliermi, a darmi assistenza: non erano più gli umili compaesani, sprovveduti ed inesperti, erano professionisti d’ogni ceto sociale.  Andava nel continente seguito dalla  sua “corte”, frequentava teatri, i night clubs di via Veneto a Roma, scopre “la dolce vita”, compra automobili sempre più lussuose e veloci. (4)”
Con la fama arriva a Francesco anche un benessere mai neppure sognato. Si trasforma in imprenditore edile investendo molti milioni. Nel gennaio del 1960 si sposa ma a novembre cominciano i guai. Processato per truffa, nel gennaio del 1961 subisce la prima condanna. Il giornalista, poi senatore del PCI Peppino Fiori scrive: Processato a Sassari Francesco Santoni, che sudando sangue conquistava comuni alla DC, nei comizi e nei salotti. Nerone elettorale.
Il seguito della storia è cronaca giudiziaria. Francesco Santoni finisce in carcere prima ad Aversa (un’infernale manicomio criminale. Perché? Santoni non era pazzo!) poi a Sassari e ad Alghero. Nel carcere sassarese di  San Sebastiano conosce Graziano Mesina a cui farà da padrino per la cresima. Un’amicizia che gli costerà ulteriori guai con la giustizia. Impara a leggere e  scrivere e il mestiere di legatori di libri. Scopre anche la sua vocazione alla scrittura e alla poesia (una raccolta di sue opere è stata pubblicata nel 1987 col titolo “Canto d’amore”). Scrive Santoni nella sua biografia: Sono state loro, le mie tentazioni: le belle e affascinanti donne che ho trovato nella mia vita, il mio corpo è sempre stato debole per resistere. Quando sono uscito dalla miseria, e ho visto tanta grazia di Dio, mi sono buttato nella mischia senza pensare a niente.
Il mistero delle “stimmate” non è mai stato risolto. Francesco Santoni era un truffatore o era “altro”?  C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se Francesco Santoni invece di darsi alla “dolce vita” si fosse rinchiuso in un convento, anche perché, spesso e volentieri, è il caso che decide il destino degli uomini. Avremmo avuto un “ san Francesco da Sorso”? Ai posteri l’ardua sentenza.
                                                 
NOTE
1) Poveri ma belli è un film di Dino Risi del 1956. Un successo tale che si fecero due sequel: Belle ma povere (1957) e Poveri milionari (1958). Gli attori, allora quasi sconosciuti, divennero dei divi: Maurizio Arena, Renato Salvatori, Marisa Allasio, Lorella de Luca, Alessandra Panaro. Il film è stato inserito nell’elenco dei cento film italiani da salvare.
2) Tempo. Periodico settimanale edito da  Aldo Palazzi editore. Nr. 5 Milano 2 febbraio 1956          
3) Le frasi in grassetto sono tratte dall’articolo.
4) Le citazioni in corsivo sono tratte dal libro autobiografico di Francesco Santoni “Una vita nel mistero. Editrice Pasquino Roma. 1990

Le didascalie delle fotografie sono quelle originali  pubblicate dal giornale.

Pubblicato sul Corriere Turritano n.12 del 28/9/2013


Durante le crisi. Francesco Santoni assume invariabilmente la posizione che mostra la foto. Qui è stato rimesso nel letto. Quando lo sollevano da terra-altro fenomeno inspiegabile- il suo corpo a volte è estremamente leggero, a volte pesantissimo.
                                                                                         

Un medico esamina le ferite sulla schiena di Francesco Santoni. I segni sanguinosi riproducono esattamente quelli di una crudele flagellazione. L’analisi ematologica ha rilevato che il liquido uscito dalle piaghe non è “sudore sanguigno” ma vero sangue di gruppo “0” come quello del giovane. Quando non è in crisi, il Santoni Un medico esamina le ferite sulla schiena di Francesco Santoni. I segni sanguinosi riproducono esattamente è clinicamente sano e privo di sintomi morbosi. Finita l’estasi gli restano cicatrici ovunque, fuorchè nella schiena.
  

Francesco Santoni dinanzi alla propria abitazione. Sorso è un paese a 16 chilometri da Sassari, di fronte all’isola dell’Asinara. I suoi abitanti, circa duemila, sono quasi esclusivamente agricoltori e manovali.





Quando rinviene, il giovane sardo non si dimostra affatto prostrato. Chiede un bicchiere d’acqua, le sue ferite si rimarginano lentamente e il sangue scompare. Ecco le ferite nel costato.          

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