Il colpevole: è lui o non è lui?

di Leo Spanu

Parlo naturalmente di Matteo Renzi, l’uomo solo al comando, l’uomo che riuniva il giglio magico intorno al fuoco del caminetto. In sede di dimissioni, l’uomo più antipatico d’Italia, ha detto “basta coi caminetti”, invece c’è un bel fuocone nel camino degli sconfitti del Partito Democratico. 
I nemici vecchi, nuovi, prossimi  e futuri del fiorentino, si sono riuniti secondo le vecchie logiche da tutti sempre contestate ( a parole) e da bravi capicorrente cercano di decidere, assente Matteo e amici, sulle sorti del PD. 
C’è qualcosa che mi sfugge in questa storia:  ero convinto  che queste elezioni avessero bocciato l’intero gruppo dirigente e infatti i neo focolarini sono stati tutti sconfitti nei collegi uninominali dove erano candidati. Se rientrano in parlamento è solo grazie al paracadute dei recuperi nel proporzionale. Renzi e i suoi invece sono stati eletti tutti e bene. A questo punto sarei curioso di sapere quanto contano realmente i Franceschini, gli Orlando, gli Emiliano ( e cito due ministri in carica e il governatore di una regione importante come la Puglia) tra gli iscritti e gli elettori del PD.  
Il partito ha perso e loro hanno perso due volte, come dirigenti di partito e come uomini di governo, ma ora pretendono di dare le carte. C’è troppa confusione nella sinistra italiana. E non parlo della Sardegna per carità di patria dove i "capi" sono sempre alla resa dei conti tra di loro senza capire che i conti, lor signori, li dovrebbero rendere ai sardi. Ma ne riparleremo tra un anno, alle votazioni regionali. 
Intanto godiamoci lo spettacolo del post elezioni con gente che gira e rigira la frittata che ad un marziano appena arrivato sulla terra verrebbe lo strabismo. Vediamo di spiegare all’omino verde cosa è successo nel Belpaese.
Un ragazzo  nullafacente del napoletano s’è inventato un lavoro onorevole di onorevole ed ora col 33% scarso di voti dice  che tutti devono fare quello che decide lui in base alle sue regole.
Il problema è che le sue regole sono come le sabbie del deserto, cambiano  ad ogni alito di vento e l’Italia è una penisola, esposta a tutti i venti dal mare e dai monti. Intanto siamo tutti fermi in attesa che il ragazzotto decida cosa fare da grande. Speriamo che cresca in fretta. Nel frattempo arriva con un sorriso a 64 denti davanti ai palazzi del potere, ferma la macchina in sosta vietata, scavalca uno sbarramento di catene messo apposta lì perché la gente ci giri intorno e col saluto militare di tre carabinieri entra nel grande portone del potere. Piccoli privilegi per coloro che contano. Ad un cittadino normale avrebbero messo una multa per sosta vietata e sequestrata la macchina e l’autista. Peggio di lui solo Salvini che salta le transenne che neanche l’uomo dell’olio Cuore. Fare dieci metri in più  e arrivare ai  passaggi pedonali no?
Lo so che non c’è tempo da perdere, che bisogna correre per decidere le presidenze di Camera e Senato. A proposito, fra i papabili ho sentito anche il nome di Gasparri: finalmente un uomo nuovo. 

Ma torniamo al PD causa di tanti malumori, almeno per i vecchi sinistrorsi come me che si trovano  a dover recuperare qualche brandello di passato per trovare un sorriso di consolazione; e pensare che una volta non è che le cose andassero proprio benissimo. Con buona pace dei soloni della stampa che prima lo hanno massacrato ed ora lo invocano per salvare la patria, il PD deve stare all’opposizione perché  lì è stato messo dal voto degli italiani. Deve fare un’opposizione responsabile che significa votare quei provvedimenti del governo che vanno incontro alle esigenze dei cittadini e, nel frattempo, approfittare di questa legislatura per ricostruire un partito dove la parola sinistra abbia di  nuovo un  senso e un valore. Lo ricordo a qualcuno che sembra averlo scordato: sinistra significa essere dalla parte dei lavoratori, dei giovani e dei più deboli, significa cercare di costruire una società più giusta. Per fare questo, molti dirigenti che sono fissi in televisione a pontificare sugli errori degli altri, oggi devono fare più di un passo indietro

Tocca  invece a chi ha vinto il compito di fare il governo ricordando che in una democrazia parlamentare come la nostra, se non si ha la maggioranza assoluta, bisogna trovare un accordo con le altre forze, se disponibili, sui programmi e sugli organi di governo. Tutto il resto è chiacchiericcio da bar.

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