A me mi piace il mare
di Leo Spanu
A me mi piace il mare.
Effettivamente: direbbero Cochi e Renato.
Effettivamente: direbbero Cochi e Renato.
Ma io non sopporto la sabbia
farinosa e neppure la farina sabbiosa
che finiscono sempre in osa come piace ai matusalemme dell’Accademia della Crusca che vanno in brodo di giuggiole ogni volta che una maestra furbetta scopre bambini e fiori petolosi.
Preferisco l’Accademia delle pentole, dei tegami e dei cucchiai con paletta e colino che l’acqua cola e mi bagna tutti i piedi, le rose, i tuberi e le
tuberose.
E non mi piace neppure la spiaggia di Stintino dove l’ultima volta
che ci sono stato un americano di Roma si è seduto sul mio asciugamano a stelle e
strisce e davanti alle mie vibrate proteste ( le proteste sono sempre vibrate,
non so perchè ma è così) ha gridato : E’ mmio!
Gli ho regalato un
formaggino e lui ha ricambiato con una gomma già masticata. L’ho sistemata al
posto delle bretelle per tenere su calze e mutande che erano un pò giù. E poi sempre a Stintino la
nonna del corsaro Nero si è tolta il reggiseno e ha fatto vedere le tette. Era
il 1492 e Cristoforo Colombo scopriva l’America; anche molte signore scoprivano
le tette lontano dal mare di Sorso. E tutti gli uomini di Sorso si trasferirono a
Stintino per vedere le tette della vicina di casa, quella che andava in chiesa
alle sette del mattino e pregava tre volte al giorno. E tutti erano molto
tristi perché la vicina di casa, quando aveva ancora vent’anni e le tette in
piedi, non ti filava per niente mentre adesso, che i cinquant’anni facevano
capolino tra trucco e tinture, ti sbatteva in faccia un penoso ricordo di tette
perdute. Per fortuna che pance che aspirano all'immensità coprivano piselli stanchi dentro
costumini da quindicenni. La vecchiaia è carogna è vero ma questo non vuol dire
che bisogna andare al mare a mostrar le chiappe chiare. Si può mostrare molto
di più: a Santa Maria Navarrese, una volta, una famiglia di milanesi che
avevano affittato una casa in nero, mi fece vedere il loro pranzo quotidiano,
una fetta di mortadella di spessore
minimo ( infatti controluce era trasparente) da dividere in quattro. Mi fecero
tanta pena che stavo per affogarli per porre fine a tanta sofferenza.
Ma non è di questo che volevo parlare, in effetti non ho
niente da dire e neppure una nonna da mostrare.
A me mi piace il mare.
Io abito a quattro chilometri dal mare. Noi sorsensi siamo
fortunati: abbiamo diciotto chilometri di costa quasi tutta sabbiosa. Infatti andiamo a fare il bagno a Stintino dove devi
arrivare la notte prima, a Fiumesanto col panorama della vicina termocentrale a carbone, a Badesi dove fai due
metri dentro l’acqua e trovi subito un gradone di duecento metri di profondità (
ideale per i bambini), ad Alghero dove la puzza delle alghe non è compresa nel
prezzo ma in compenso si mangia un’ottima focaccia farcita. A Balai no, non
andiamo, la spiaggia è talmente piccola che i portotorresi fanno i turni: un’ora
a testa.
A me mi piace il mare.
Ma come sono le
spiagge di Sorso? La Marina, s’è ridotta
ad un filo interdentale: ridatemi le dune della mia infanzia visto che non
posso riavere la mia infanzia. Marritza c’era una volta come nelle favole.
Porchile mi fa venire in mente il Brasile. Ma che avete capito! Sto parlando
delle bidonville. Platamona è una vecchia signora che vive di ricordi. Lo
stagno è concupito da piromani seriali. Il Centro Commerciale ormai è schifato
anche dai migranti. Restano angoli sparsi di paradiso nascosti dalla
pineta, dove le piante ancora impediscono il passaggio alle macchine. Per
fortuna, i nuovi barbari non vanno a piedi neanche se li accompagni a calci in
culo.
A me mi piace il mare.
Quando lo guardo da lontano, da casa mia. Quando le onde
sono fili d’argento che segnano il
confine tra il mare e il cielo, quando l’azzurro è talmente intenso che non
vedo più il confine. Quando mare e cielo si confondono
nei miei occhi, quando si perdono nei miei pensieri. Quando mare e cielo sono ancora un viaggio da sognare.
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