San Francesco

  di Leo Spanu

Un anno fa, in questi giorni usciva il mio ultimo romanzo  "Il santo e l'assassino" (Editore Luoghinteriori, Città di Castello) che racconta di San Francesco anzi di Francesco. Perchè ho scritto "Francesco"? Non lo so. Ho pensato a questa storia per dieci anni prima di scriverla. Ma avevo meditato molto su questa figura di santo e di uomo. Con la mia signora abbiamo visitato quasi tutti luoghi attraversati da San Francesco (non siamo riusciti ad andare a Greccio) lei per fede, io per curiosità. L'articolo che segue è di oltre vent'anni fa e racconta non tanto dei miei viaggi quanto di un ricerca personale.

No, non ho mai avuto la presunzione di trovare le risposte a domande impossibili, ho cercato sempre e solo  di capire l'uomo e il nostro mondo. Non ci sono riuscito.

San Francesco

Da tempo ho risolto i miei problemi religiosi, un' educazione indirizzata verso una fede bigotta e terrorizzante mi ha creato qualche difficoltà durante l' adolescenza. Ora sono un uomo libero da superstizioni e consuetudini ipocrite e formali. Credo che la religione cristiana e probabilmente anche le altre siano una dichiarazione di guerra contro l' uomo. Poi incontri personaggi anomali. Mi irritava questa continua mortificazione fisica di Francesco. Una volta pensavo ad una forma esasperata di fanatismo masochista ma mi sbagliavo. Credo che Francesco abbia voluto, un millennio dopo, riprendere l' esempio di Gesù Cristo, caricare su se stesso tutto il dolore del mondo. Un compito terribile, disumano, bisogna essere delle persone speciali o dei pazzi inguaribili. 

Le mie passeggiate lungo le strade di Francesco mi hanno portato ad alcune scoperte. Gli eremi, le celle anguste, la pietra nuda, la scelta di totale rinuncia a qualsiasi forma di benessere fisico, potrebbero sembrare l'espressione di una vanità fuori misura. Ma Francesco è candido, la sua semplicità non è un vestito, è  il suo modo di essere uomo. Allora comincio a non capire, i miei schemi di ragionamento non possono essere applicati a quest' uomo. 

Proviamo a pensare ai suoi insegnamenti. La Chiesa, oggi come allora, mi sembra lontana da san Francesco, si respira un' aria di restaurazione in Italia che ci riporta ad un passato buio. C' è un' offensiva oscurantista da parte della Chiesa, sostenuta e ampliata da una stampa servile e acritica e da una classe dirigente opportunistica e corrotta che desta una forte preoccupazione in chi, come me, crede nei valori della libertà individuale, dell' uguaglianza tra gli uomini, della tolleranza, della solidarietà verso i più deboli. 

La religione: una pistola puntata contro il libero pensiero.

Nell' eremo di Assisi o tra i boschi della Verna tutto questo non c' è. C' è il silenzio, una quiete che accarezza e addolcisce i pensieri di un laico convinto e arrabbiato come me. E c' è Francesco che ti mostra il mondo con i suoi occhi. Non c' è più dolore, lo ha raccolto tutto lui. Ed io guardo gli alberi, le ombre del sottobosco, le pietre antiche e gli affreschi consumati dal tempo e, dai ripostigli della memoria, mi ritorna alla mente:

“ Laudato sie, mio Signore, cum tucte le tue creature,

  specialmente messere  frate sole”

E poi ancora:

“ Laudato sie, mio Signore, per sora luna e le stelle

  in cielo l'ai formate clarite et preziose et belle”

Altro non ricordo. Non so per quale sciocca ragione ma sento una certa affinità con quest' uomo impossibile. Sarà la spiritualità dei luoghi, sarà che sto diventando vecchio e sono stanco di lottare contro un mondo assurdo. Sarà che mi sento in pace e in armonia col paesaggio che mi circonda.

Sarà che vorrei fermarmi a riposare sopra quest' erba soffice e guardare il mondo dalla cima di questi colli. Un mondo lontano e triste. Ma devo andare, non so dove, ma devo.  Ma so che ogni volta che vengo a trovare Francesco, ritorno più ricco.

“ Laudato sie, fratello Francesco”.

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