Lo scemo del paese
Leo Spanu (2019)
C’era una volta, in tutti i paesi o quasi, quello che le persone (sedicenti) normali chiamavano “lo scemo del paese”. Di solito si trattava di una persona malata di mente, spesso un poveretto innocuo che non dava fastidio a nessuno ma che tutti usavano come pattumiera; una specie di contenitore dove scaricare scherzi feroci e vili e tutta la cattiveria (che è tanta) di cui un uomo può essere capace. Erano degli infelici, vittime due volte, prima di un sistema sanitario assurdo poi dell’imbecillità umana.
“Lo scemo del paese” però rappresentava anche qualcosa di più della crudeltà di gente meschina; nella figura dello “scemo del paese” veniva scaricata la paura per quell0 che non si capisce e non si vuole conoscere, l’immagine fisica della nostra incapacità di accettarci per quello che siamo, un tentativo di colpevolizzare gli altri per i nostri difetti e limiti.
In una parola sola: alienazione (1)
Il termine, in filosofia, fu utilizzato per la prima volta dal tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872) che, per spiegare la sua concezione ateistica dell’esistenza, affermò che Dio è solo una creazione dell’uomo che in lui trasferisce e concentra tutte le qualità umane portandole al massimo livello: in definitiva la religione è la maggior forma di alienazione perché limita totalmente la libertà individuale.
Utilizzando una semplificazione divenuta famosa, la conclusione dello studioso fu: l’uomo è ciò che mangia.
Ma la concezione filosofica di Feuerbach non era di per sè negativa, infatti lui sosteneva la necessità, da parte dell’uomo, di riprendersi ciò che è suo; in sostanza la ricerca di una nuova forma di autonomia morale e culturale.
Karl Marx (1818-1883) riprese il concetto di alienazione e lo ampliò riportandolo su un piano politico e sociale: la religione (oppio dei popoli) permette al potere di tenere il popolo sotto controllo con l’illusione del premio in paradiso.
Per chi ritiene che la filosofia sia solo un insieme di chiacchiere di perdigiorno, un invito a rileggersi la storia: l’applicazione di queste “chiacchiere” ha portato a profonde trasformazioni sociali tra il 1800 e il 1900. Non ultima la rivoluzione d’ottobre in Russia con la nascita del comunismo.
Negli anni 60 (del secolo scorso) il termine diventa croce e delizia di un cinema impegnato e l’alienazione esprime una presa di distanza dalla morale corrente, la ricerca di una realtà personale, anche a costo dell’isolamento.
Infatti si parla di incomunicabilità specie col regista Michelangelo Antonioni (1912-2007) che produce una tetralogia di film noiosissimi (L’avventura 1960; La notte 1961; L’eclisse 1962; Deserto rosso 1964).
Anche Pier Paolo Pasolini (1922-1975) riesce ad annoiare abbastanza con film come Teorema (1968) e Porcile (1969).
All’estero invece, il regista più osannato dalla critica di tutto il mondo, è lo svedese Ingmar Bergman (1918-2007) uno che ha addormentato milioni di spettatori (ammesso che tanta gente abbia visto i suoi film).
Il termine alienazione esce infine dalle riservate stanze degli intellettuali per diventare popolare col film Alien (1979) di Rydley Scott. Ma non c’entra niente la filosofia, Alien è solo un mostro gigantone che viene dallo spazio a spaventarci.
Finalmente l’abbiamo finita col cercare alibi alle nostre paure, il male non è mai in noi ma fuori di noi. Viene da lontano e, se prima, era solo un’invenzione della fantascienza, adesso viene dall’Africa Nera e dintorni: è vero, sembrano uomini, donne e bambini come noi ma è sicuro che sono alieni come il lucertolone nascosto dentro l’astronave.
Questi si nascondono invece dentro barchette e canotti semisfondati, ma come il mostro del film, sono duri a morire. E poi non finiscono mai. Un sequel continuo.
E mentre il regista inglese continua a riproporci i suoi incubi (l’ultimo è del 2017, Alien Covenant) io mi chiedo com’è che dallo “scemo del paese” sono finito a parlare di mostri spaziali.
Oggi non esistono più gli scemi del paese: in realtà esistono sempre ma si chiamano in maniera diversa e poi ci sono bersagli più interessanti da colpire.
Oggi che abbiamo dato libertà di parola a tutti gli imbecilli, oggi che li mandiamo pure in Parlamento (ce ne sono alcuni che fanno i ministri), abbiamo raggiunto uno straordinario obiettivo: comandano “loro”.
La fantasia non è andata al potere, come chiedevamo noi sessantottini, ma i coglioni si.
NOTE
Alienazione. Dal latino alienus, altro. In senso lato alienare era trasferire altrove, prendere le distanze e indicava in genere i malati di mente: alienati appunto.
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