La meglio gioventù (R)

 di Leo Spanu

La meglio gioventù (2016)

Un poco ubriachi cantano, alla mattina presto,

coi fazzoletti rossi stretti intorno alla gola,

poi comandano rauchi quattro litri di vino

e caffè per le ragazze, che ormai tacciono piangendo.

Venite, treni, caricate questi giovani che cantano

coi loro blusoni inglesi e le magliette bianche.

Venite, treni, portate lontano la gioventù

a cercare per il mondo ciò che qui è perduto.

Portate, treni, per il mondo a non ridere mai più,

questi allegri ragazzi scacciati dal paese.

Questa poesia scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1954 racconta dello stato d’animo di un gruppo di ragazzi in procinto di partire per l’estero in cerca di lavoro ma , come spesso capita ai poeti, ai veri poeti, le loro parole vanno oltre il fatto contingente che le ha ispirate e finiscono col diventare un messaggio universale pieno di significati diversi e di emozioni  che vivono nel tempo.

Ho riletto questi versi, dopo tanti anni, sulla spinta di una notizia che mi ha molto colpito: la morte di sette ragazze italiane in uno stupido incidente stradale in Spagna. Un fatto di cronaca triste come tanti altri che ogni giorno i mass media ci scaricano addosso tra una pubblicità e l’altra cercando di spremere anche l’ultima goccia della nostra perduta umanità. E’ un tema questo che ritorna spesso nelle mie riflessioni perché odio tutta la retorica che ci costringe ogni giorno a versare lacrime a comando, ad applaudire commossi per questo e per quel fatto doloroso. Pausa pubblicità, un minuto o due secondo gli sponsor poi un nuovo dolore. Abbiamo il tempo diviso in tot minuti a disgrazia, poi alla sera col nostro carico di sofferenze imposte possiamo andare a letto contenti perchè anche oggi siamo stati buoni.

" Il caffè è ormai freddo per quelle ragazze che ormai tacciono. Non piangono più e forse non hanno mai pianto perché nei loro dolci sorrisi c’era allegria. Non erano come i ragazzi della poesia costretti a partire alla ricerca di un lavoro spesso duro e faticoso per sfuggire alla miseria del loro paese. Non erano come i migranti di oggi che fuggono dalla guerra e vengono fermati da recinzioni di filo spinato o da un mare ostile. No, quelle ragazze erano all’estero per una scelta volontaria di studio e di vita. Vite serene alle spalle, nessun problema economico, potevano godere degli aspetti felici della giovinezza magari i problemi sarebbero arrivati dopo. Così si sono addormentate nel pullman  dopo una notte di festa senza pensare alle cose da fare l’indomani. A vent’anni  non hai tempo di pensare alla morte, c’è tanto da vivere e da sognare."

Noi invece siamo qui a cercare nel mondo ciò che abbiamo perduto. Non abbiamo più parole e forse non riusciamo più a piangere. Quei ragazzi un po’ ubriachi del 1954, quei ragazzi aggrappati alle reti d’acciaio, quelle ragazze che sorridono dalle loro fotografie sono ciò che abbiamo perso e che continuiamo a perdere. Sono la nostra meglio gioventù.

Parigi 2024. La meglio gioventù

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