In memoria di Antonio Salis

 di Leo Spanu

Sono passati cinque anni dalla morte di Antonio Salis  ma io me ne sono ricordato solo ora. Troppi amici e conoscenti sono scomparsi in questi ultimi anni: il tempo si è portato via troppe persone e memorie. A volte mi sento come un sopravvissuto.

Questo articolo lo scrissi allora. Lo ripropongo perchè Antonio Salis era una persona che meriterebbe di essere ricordata dalla nostra comunità. Ma, come lamento da sempre, Sorso è una città senza storia perchè non ha memoria della sua cultura e dei suoi figli migliori.

Antonio Salis (31 luglio 2019)

Ho conosciuto Antonio a metà degli anni70 per la comune militanza nel partito socialista. Non fu amicizia a prima vista: Antonio è stato sempre un uomo molto riservato ed anch’io non ha mai avuto un carattere espansivo. Nel 1975, con la giunta guidata dal democristiano Giuseppe Carta, assunse l’incarico di assessore all’Urbanistica; erano i tempi dei tentativi dell’assalto alla costa di Sorso. Due anni e fu subito crisi. L’onestà di Antonio si scontrò con interessi vari e lui si dimise: non è mai stato facile lottare contro i signori del mattone. Si perde sempre ed anch’io, quindici anni dopo avrei perduto la mia guerra.

Nel 1980 il dottor Antonio Salis, cancelliere presso il Tribunale di Sassari diventa  il leader del PSI locale; con la morte di Giuseppe Borio il partito è alla ricerca di una nuova  identità,  la sezione sembra ritrovare un minimo di unità sotto la guida di Antonio che, nella prima giunta Bonfigli, assume l’incarico di assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione. Anch’io faccio parte di quella giunta, come assessore ai Lavori Pubblici e alle Manutenzioni. Saranno cinque anni entusiasmanti  e ricchi di risultati, insieme facciamo cose di gran valore come “inventare” davanti alla diffidenza di tutti la biblioteca comunale e dare avvio agli scavi archeologici della villa romana di Santa Filitica e del villaggio medievale di Geritu. Un collaborazione di cinque anni tra  persone che imparano a conoscersi malgrado le differenze caratteriali,  a rispettarsi prima e a diventare amici poi malgrado l’ambiente politico non sia l’ideale per stabilire rapporti validi. 

Nel 1985 Antonio Salis decide di non candidarsi e tocca a me l’onore e l’onore di guidare il partito socialista. Ma tutti gli equilibri politici e di partito saltano con l’ingresso nel PSI di Bonfigli . I rapporti interni  si deteriorano e finiscono col mettere in crisi l’ amicizia tra me e Antonio: è la fine dei nostri rapporti personali. Nel 1990 mi ricandido e vengo rieletto. Anche Antonio  si ricandida ma non ce la fa. Antonio si ritirerà definitivamente dalla politica, pagina chiusa.

Io chiuderò la mia storia politica nel 1995, ma ormai sono un sopravvissuto e non ho più voglia di combattere contro i mulini a vento. Intanto il tempo scorre, dopo anni di silenzio con Antonio riprendiamo a parlare. Ci vediamo all’edicola, prima solo un saluto, poi uno scambio sempre più ampio di opinioni e infine anche un caffè insieme. Siamo due uomini maturi ormai, due persone che hanno smesso di farsi illusioni sulla politica e anche sulle possibilità che l’uomo possa migliorare ma lo diciamo senza rabbia, anzi con ironia leggera, come due vecchi saggi che sanno capire e perdonare. L’antica amicizia rinasce. Quando presento il mio primo romanzo (2012) nella libreria Koinè di Porto Torres, Antonio è presente con Luciana, la moglie. Il romanzo piace a tutti e due e non sono certo persone dai complimenti facili.

Quando mi dicono che Antonio è malato, è un colpo al cuore. Sto cercando di assorbire la morte di mio fratello e mi pongo troppe domande senza risposta. Vorrei andare a trovarlo ma mi trattiene la sua riservatezza. Se io fossi malato, non vorrei vedere nessuno, mi sembrerebbe di essere uno spettacolo triste per spettatori morbosi. Mi piacerebbe essere ricordato, se qualcuno vuole ricordarmi, nel pieno delle mie forze, col mio solito mezzo sorriso e non come una cosa fragile e indebolita dal dolore.

Non ho avuto il coraggio di andare a trovare il mio amico Antonio. Domani lo accompagnerò nel suo ultimo viaggio. In silenzio.

Ciao Antonio.

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