Gustave Dorè: Dante (Inferno)

 di Leo Spanu

Gustave Dorè (Francia 1832- 1883) Uno dei maggiori illustratori di libri, noto soprattutto per la Divina Commedia di Dante e il Don Chisciotte di Cervantes.  Ma Dorè ha illustrato anche opere di altri autori; Francois Rabelais (Gargantua e Pantagruel); Perrault (Fiabe)La Fontaine (Fiabe); Milton (Paradiso perduto); Coleridge ( La ballata del vecchio marinaio); Tenneyson (Idilli del re); Ariosto (Orlando Furioso); Poe  (Il corvo e altre poesie); Burger ( Il barone di Muchausen); La Bibbia.

Nella mia biblioteca ci sono: La Divina Commedia in tre volumi, pubblicata da Pugliese Editore e Laterza nel 1971, un'edizione piuttosto costosa e una copia anastatica in lingua originale del Don Chisciotte (Don Qujìijote de la Mancha) Edicomunication, Barcellonna 1990.

In questo articolo presenterò solo alcune immagini dell'Inferno, edizione in inglese, del 1860. Per una maggiore comprensione dell'opera alcune note sulla cantica. L'articolo è un pò lungo ma vale la pena di leggerlo.

Selva oscura. Incontro con Virgilio

Antinferno. Ignavi e angeli ribelli. Corrono nudi e vengono punti da vespe e mosconi.

Fiume Acheronte. Anime che aspettano di essere traghettate da Caronte.

Primo cerchio. Limbo. Non battezzati. Nessuna pena.

Secondo cerchio. Lussuriosi. Sono trasportati e percossi da una bufera.

Terzo cerchio. Golosi. Giacciono stesi a terra, esposti a neve, pioggia, grandine in un pantano puzzolente, Cerbero, il cane a tre teste,  intanto li squarta.

Quarto cerchio. Avari e prodighi. Spingono enormi massi, divisi in due schiere, ognuna delle quali percorre metà del cerchio. Quando si incontrano i dannati si offendono e litigano.

Quinto cerchio. Iracondi e accidiosi. Gli iracondi nuotano nel fiume Stige azzuffandosi tra di loro. Gli accidiosi stano fermi sott'acqua.

Sesto cerchio. Eretici. Giacciono in sepolcri infuocati, senza coperchio.

Settimo cerchio, girone uno. Violenti contro il prossimo. Sono immersi nelle acque bollenti del fiume Flegetonte

Settimo cerchio, girone due. Violenti (suicidi e scialacquatori)). I suicidi sono trasformati in alberi e tormentati dalla Arpie che si nutrono delle loro foglie. Gli scialacquatori sono inseguiti e sbranati da cagne nere.

Settimo cerchio, girone tre. Violenti contro Dio (bestemmiatori, usurai, sodomiti).Giacciono sotto una pioggia di fuoco su un sabbione ardente. I bestemmiatori sdraiati, gli usurai seduti, i sodomiti sempre correndo.

Ottavo cerchio, bolgia uno. Ruffiani e seduttori. Corrono in cerchi frustati dai diavoli.

Ottavo cerchio, bolgia due. Adulatori e lusingatori. Sono immersi nella merda.

Ottavo cerchio, bolgia tre. Simoniaci. Sono conficcati in fosse a testa in giù con i piedi in fiamme.

Ottavo cerchio, bolgia quattro. Maghi e indovini. Camminano con la testa girata all'indietro.

Ottavo Cerchio, bolgia cinque. Barattieri. Sono sommersi nella pece bollente e uncinati dai diavoli. 

Ottavo cerchio, bolgia sei. Ipocriti. Sono coperti con cappe di piombo dentro e dorate fuori. I membri del sinedrio sono crocifissi a terra e calpestati dagli altri dannati.

Ottavo cerchio, bolgia sette. Ladri. Sono tormentati dai serpenti.

Ottavo cerchio, bolgia otto. Consiglieri fraudolenti. Sono tormentati dentro lingue di fuoco.

Ottavo cerchio, bolgia nove. Seminatori di discordia. Sono straziati e mutilati a colpi di spada da un diavolo ma le ferite si rimarginano subito per poter essere affettati di nuovo. (Certo che se  questa pena fosse applicata ai giornalisti di Libero e La Verità !!! Nota dell'autore)

Ottavo cerchio, bolgia dieci. Falsari. Sono deturpati da malattie: lebbra,  scabbia, rabbia, idropisia, febbre.

Pozzo dei Giganti. Giganti superbi. Condannati all'immobilità nel pozzo.

Nono cerchio, zona uno. Traditori dei parenti. Immersi nelle acque ghiacciate del fiume Cocito col viso rivolto in giù.

Nono cerchio, zona due. Traditori della patria. Immersi nelle acque ghiacciate del fiume Cocito col viso rivolto in su.

Nono cerchio, zona tre. Traditori degli ospiti. Come i traditori della patria ma con gli occhi congelati.

Nono cerchio, zona quattro. Traditori dei benefattori. Immersi nel ghiaccio e immobilizzati in posizioni grottesche.



Frontespizio

Canto Primo. "Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / chè la diritta via era smarrita."  v. 1-2

Canto Secondo. "I' son Beatrice che ti faccio andare; / vegno del loco ove tornar disio; / amor mi mosse, che mi fa parlare." v. 70-72

Canto Terzo. "Per me si va ne la città dolente, / per me si va ne l'eterno dolore, / per me si va tra la perduta gente. / Giustizia mosse il mio alto fattore; / facemi la divina potestate, / la somma sapienza e 'l primo amore. / Dinanzi a me non fuor cose se non create / se non eterne, e io eterna duro./ Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate. " v. 1-9. La porta dell'Inferno
Canto Terzo. "Ed ecco verso noi venir per nave / un vecchio bianco per antico pelo / gridando: " Guai a voi anime prave!"  v. 82-84. Caronte, il traghettatore

Canto Quarto.  "...Sol di tanto offesi, / che sanza speme vivemo in disio."  v. 41-42. Sono nel limbo senza colpa, in quanto nati prima della venuta di Cristo.

Canto Quinto. " Stavvi Minos orribilmente, e ringhia"  v. 4. Minosse re di Creta, figlio di Giove e Europa. posto nell'Ade come giudice.
Canto Quinto. " ...Poeta, volontieri / parlerei a quei due che 'nsieme vanno, / e paion sì al vento esser leggeri. " v. 73-75. Paolo e Francesca.
" Amor, ch'a nullo amato amar perdona / mi prese del costui piacer si forte / che come vedi, ancor non m'abbandona."  v. 103-105
Canto Quinto. " Noi leggiavamo un giorno per diletto / di Lanciallotto come amor lo strinse: / soli eravamo e sanza alcun sospetto. / Per più fiate li occhi ci sospinse / quella lettura, e scolorocci il viso; / ma solo un punto fu quel che ci vinse. / Quando leggemmo il disiato riso / esser baciato da cotanto amante / questi, che mai da me non fia diviso, / la bocca mi baciò tutto tremante. / Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: / quel giorno più non vi leggemmo avante. " v. 127-138
Canto Quinto. " Mentre che l'uno spirto questo disse, / l'altro piangea, si che di pietade / io venni men così com'io morisse; /  e caddi come  corpo morto cade. " v. 139-142

Canto Sesto. " Lo duca mio distese le sue spanne, / prese la terra, e con piene le pugna / la gettò dentro a le bramose canne." v. 25-27. Cerbero

Canto Settimo. " Lo buon Maestro disse: Figlio or vedi / l'anime di color cui vinse l'ira. "  v. 115-116. Gli iracondi stanno in mezzo al fango  e si percuotono e si lacerano coi denti.

Canto Ottavo. " Per che 'l maestro accorto lo sospinse / dicendo: Via costà con li altri cani!" v. 41-42. Riconosciuto da Dante il personaggio di Filippo Argenti, questi viene spinto via da Virgilio.

Canto Nono. " Guarda. Mi disse; le feroci Erine." v. 45. Erinni (furie)

Canto Decimo. " Guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso, / mi dimandò: Chi fur li maggiori tui?" v. 41-42. Il personaggio è Farinata degli Uberti.

Canto Dodicesimo. " E 'n su la punta de la rotta lacca / l'infamia di Creti era distesa." v. 11-12. Il Minotauro

Canto Tredicesimo. " Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno," v- 10.  " Ali hanno late, e colli e visi umani, / piè con artigli, e pennuto il gran ventre; / fanno lamenti in su li alberi: strani. / v. 13-15

Canto Quindicesimo. "... Siete voi qui, ser Brunetto?"  v. 30. Brunetto Latini, maestro di Dante.

Canto Diciottesimo. " Ahi come facean lor levar le berze / a le prime percosse! già nessuno / le seconde aspettava nè le terze. /  v. 37-39. Demoni frustatori.  Berze= calcagni
Canto Diciottesimo. " Quei mi sgridò: Perchè se' tu sì ingordo / di riguardar più me che li altri brutti"  v. 118-119. Dante riconosce, tra i dannati immersi nella merda,  Alessio Interminelli, nobile di Lucca.
Canto Diciottesimo. " Taide è, la puttana che rispose / al drudo suo, quando disse: Ho io grazie / grandi appo te? Anzi, maravigliose!"  v. 133-135. Taide, personaggio de l'Eunuco di Terenzio. Drudo= amante.

Canto Diciannovesimo. " Io stava come 'frate che confessa / lo perfido assassin..."  v. 49-50

Canto Ventunesimo. " Poi l'addentar con più di cento raffi "  v. 52. Raffi= uncini

Canto Ventitreesimo. " ...O tosco, ch'al collegio / de l'ipocriti tristi se' venuto, / dir chi tu se' non avere in dispregio, "  v. 91-93. Gli incappucciati sono gli ipocriti.
Canto Ventitreesimo. " ...Quel confitto che tu miri / consigliò i farisei che convenia / porre un uom per lo popolo a' Martiri." v. 115-117. L'uomo crocifisso in terra è Caifa, il sacerdote che fece crocifiggere Gesù Cristo.

Canto Ventiquattresimo. " Tra questa cruda e tristissima copia / correan genti nude e spaventate, / sanza sperar pertugio o elitropia. "  v. 91-93. I dannati sono morsi dai serpenti. Elitropia: una pietra magica che si riteneva potesse  guarire il morso dei serpenti.

Canto Ventottesimo. " ...Or vedi com'io mi dilacco! / vedi come storpiato è Maometto! "  v. 30-31. Mi dilacco=  mi dilacero

Canto Ventinovesimo. " Ma Virgilio mi disse:  che pur guate? / perchè la vista tua pur si soffolge / là giù tra l'ombre triste smozzicate?"  v. 4-6. Che pur guate= Cosa guardi. Si soffolge= si posa.
Canto Ventinovesimo. " E s' traevan giù l'unghie la scabbia, / come cortel di scardova le scaglie /  v. 82-83. I dannati, in preda ad un terribile prurito, con le unghie si scarnificano.

Canto Trentesimo. " ...Quell'è l'anima antica / di Mirra Scellerata, che divenne / al padre amica fuor del dritto amore amica."  v. 37-39 . Mirra, figlia del re di Cipro colpevole di incesto, in modo fraudolento,  col padre.

Canto trentaduesimo. " Dicere udi'mi: Guarda come passi : / va sì che tu non calchi con le piante / le teste de' fratei miseri lassi. /  v. 19-21

Canto Trentatreesimo. " E due dì li chiamai, poi che fur morti: poscia, più che 'l dolor, potè il digiuno "  v. 74-75. Si tratta della tragedia del conte Ugolino.
" Ahi Pisa, vituperio de le genti / del bel paese là dove  'l sì suona, / poi che i vicini a te punir son lenti, " v. 79-81. Imprecazione di Dante contro i pisani perchè non vengono puniti dalle città vicine, Firenze e Lucca. 

Canto Trentaquattresimo. " E quindi uscimmo a riveder le stelle. "  v. 139

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