Brescia 1959. Storia di un insegnante (R)
di Leo Spanu
Sempre da " Pagine della memoria" racconti del tempi che ero bresciano. Non si tratta di nostalgia, malattia tipica di noi "vecchi" (almeno così dicono) ma mi sono reso conto che le esperienze giovanili sono davvero formative, a volte determinanti nelle nostre scelte di vita. La memoria conserva storie vecchie di decenni, sono ricordi sempre vivi. Poi cancella storie e persone di pochi giorni e pochi mesi fa.
Pagine
della memoria
Storia
di un'insegnante
La mia insegnante di
lettere (italiano e latino) delle medie era una donna piccola e minuta, di età
indecifrabile tra i trenta e cinquant' anni. Di aspetto insignificante, anzi
decisamente bruttina; le rare volte che sorrideva rassomigliava in modo
impressionante ad un teschio. Amava totalmente il suo lavoro, non aveva altro
nella vita. Nubile, viveva con la sorella in un piccolo appartamento vicino
alla sede centrale della scuola. Un' esistenza molto riservata e solitaria. Si
era messa in testa che io fossi un ragazzo con un' intelligenza superiore alla
media. Ero il suo allievo preferito, il migliore che avesse mai avuto. Mi
voleva bene come una madre triste. Una
volta mi regalò un libro (costoso) di speleologia. Era il periodo in cui mi ero appassionato a quella materia. Quando
rischiai di essere espulso da tutte le scuole d'Italia (avevo buttato fuori
dalla finestra un ragazzo, banco, sedia e tutto; per fortuna la finestra si
affacciava su un corridoio interno perchè
l' aula era situata in una soffitta al quinto piano) mi aveva difeso con una
grinta e una passione tale che non avevo subito nessuna (giusta) punizione.
Anzi, a fine anno scolastico, avevo ricevuto il mio bravo attestato di primo
della classe con libro allegato.
Finite le medie mi
iscrissi al liceo e la cancellai dalla mia vita. Ogni tanto la vedevo da
lontano e cambiavo strada per non incontrarla. Lei, negli anni successivi, andava sempre a cercare mio padre per avere
notizie sui miei studi. Non si lamentò mai del mio comportamento ma mio padre,
uomo piuttosto calmo e paziente, contestava con irritazione il mio modo
d'agire. Io ero indifferente. A volte si riesce a raggiungere livelli incredibili
di stupidità ed io ne ero un ottimo
rappresentante. La mia carriera scolastica al liceo fu agli antipodi di quella
dello studente modello.
Quando mi guadagnai
faticosamente la maturità, lei accolse la notizia (da mio padre) con uno dei
suoi rari sorrisi. A pensarci bene, c' era in quel sorriso, una dolcezza
che ho visto solo nei dipinti di alcune madonne del Rinascimento. Con l'
adorazione che solo una madre ha verso il figlio.
Peccato che io non
creda nell'aldilà. Mi sarebbe piaciuto incontrarla, quando avrò chiuso i miei
conti con la vita. Per chiederle scusa e dirle che non si era sbagliata a credere in me. Il suo
ragazzo si era perduto ma si è ritrovato. Il suo ragazzo ha capito.
Commenti
Posta un commento