La commedia all' italiana 2

 di Leo Spanu

Un americano a Roma (1954) di Steno (Stefano Vanzina, Arona 1917- Roma 1988). Con Alberto Sordi (Roma 1920- 2003), Maria Pia Casilio (Castelnuovo 1935- Roma 2012), Carlo Delle Piane (Roma 1936- 2029), Leopoldo Trieste (Reggio Calabria 1917- Roma 2003), Ursula Andress (Svizzera 1936). Un film, costato pochissimo, che doveva essere un fiasco e che invece salvò dal fallimento una piccola casa produttrice e diede un enorme successo ad Alberto Sordi nel ruolo di Nando Moriconi, un giovane romano innamorato dell'America che parla un inglese immaginario. Famosa la scena del pranzo; schifando il mangiare all'americana, Sordi si rivolge al piatto di spaghetti (ormai freddi) preparatogli dalla madre:  Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo. Adesso io me te magno.

Alberto Sordi da indicazioni stradali ad un malcapitato turista americano. Naturalmente lo fa nel suo demenziale linguaggio. A volte ho il dubbio che oggi molti, parlino un "inglese" simile.

Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli (Tolentino 1898- Roma 1980). Con Totò (Antonio De Curtis, Napoli 1898- Roma 1967), Dolores Palumbo (Napoli 1912- 1984), Enzo Turco (Napoli 1902- Roma 1983), Valeria Moriconi (Jesi 1931- 2005), Sophia Loren (Sofia Scicolone, Roma 1934), Carlo Croccolo (Napoli 1927- Castel Volturno 2019), Franca Faldini (Roma 1931- 2016), Franco Sportelli (Napoli 1908- Torino 1979), Giuseppe Porelli (Giuseppe Porcelli, Napoli 1897- Roma 1982), Gianni Cavalieri (Padova 1908- Treviso 1955). Tratta dall'omonima opera teatrale (1888) di Edoardo Scarpetta (Napoli 1853- 1925) Due morti di fame che vivono alla giornata, Felice Sciocciamocca, scrivano a pagamento (Totò) e Pasquale, fotografo ambulante (Enzo Turco), vengono ingaggiati, insieme alle loro famiglie, da un ricco nobile per una truffa a scopo matrimoniale. Così il gruppo, vestito da nobiluomini e nobildonne, si reca nella sontuosa casa della vittima, l'arricchito cuoco don Gaetano (Gianni Cavalieri). Famosa la scena degli spaghetti (sempre loro!). Non si può raccontare, bisogna solo guardarla.

C'è una versione sassarese del Teatro Sassari che non sfigura con quella originale.

Divorzio all'italiana (1962) di Pietro Germi (Genova 1914- Roma 1975). Con Marcello Mastroianni (Fontana Liri 1924- Parigi 1996), Daniela Rocca (Acireale 1934- Milo 1995), Stefania Sandrelli (Viareggio 1946), Leopoldo Trieste (Reggio Calabria 1917- Roma 2003), Odoardo Spadaro (Firenze 1893- 1965), Lando Buzzanca (Palermo 1935). Storia di come liberarsi di una moglie brutta, sposare una giovanissima cugina e ritrovarsi felice e cornuto. All'epoca l'unica forma di divorzio era l'omicidio, naturalmente  un delitto d'onore. Film pluripremiato che ha dato il nome, mutuandolo dal titolo del film al cinema cosiddetto "commedia all'italiana".

L'armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli (Roma 1915-2010). Con Vittorio Gassman (Genova 1922- Roma 2000), Catherine Spaak (Belgio 1945), Folco Lulli (Firenze 1912- Roma 1970), Gian Maria Volontè (Milano 1933- Grecia 1994), Enrico Maria Salerno (Milano 1926- Roma 1994), Maria Grazia Buccella (Milano 1940), Barbara Steele (Inghilterra 1937), Carlo Pisacane (Napoli 1889- Roma 1974). "L'armata Brancaleone" è ormai diventato un modo di dire, entrato nei dizionari, per indicare un "insieme raccogliticcio di persone votate all'insuccesso"  (Garzanti). In effetti il cavaliere cialtrone e pezzente Brancaleone da Norcia è il capostipite di tanti che oggi si definiscono leader politici con la differenza che quest'ultimi non fanno ridere. Tornando al film fu un successo straordinario per gli attori, per la storia ambientata nel Medioevo, per il linguaggio un italiano latino maccheronico (e inventato). Altro personaggio di rispetto è Aquilante, il "malo cavallo" color canarino. Il film ebbe un seguito (al livello del primo)  " Brancaleone alle crociate (1970) con altri attori come Paolo Villaggio (Genova 1932- Roma 2017), Lino Toffolo (Venezia 1934- 2016), Norman "Shel" Shapiro  ( ex The Rokes, Inghilterra 1943), Luigi Proietti (Roma 1940-2020), Gianrico Tedeschi (Milano 1920- Pettenasco-Novara- 2020), Adolfo Celi (Messina 1922- Siena 1986), Pietro De Vico (Napoli 1911- 1999), Stefania Sandrelli (Viareggio 1946), Beba Loncar (Desanka Lonkar, Belgrado 1943). Naturalmente Brancaleone è sempre Gassman.

Brancaleone da Norcia ( Vittorio Gassman)

C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola (Trevico 1931- Roma 2016). Con Nino Manfredi (Castro dei Volsci 1921- Roma 2004), Vittorio Gassman (Genova 1922- Roma 2000), Stefano Satta Flores (Napoli 1937- Roma 1985), Stefania Sandrelli (Viareggio 1946), Giovanna Ralli (Roma 1935), Aldo Fabrizi (Roma 1905- 1990). Trent'anni di storia italiana dal dopo guerra al 1970. Tre amici, ex partigiani si ritrovano dopo tanti anni: uno (Nino Manfredi), un portantino, militante del PCI, forse l'unico coerente con le scelte giovanili, il secondo(Stefano Satta Flores) un intellettuale fallito, prigioniero delle proprie illusioni, il terzo (Vittorio Gassman) un cinico avvocato che ha fatto carriera. Stefania Sandrelli li ha amati tutti poi si è fermata con Nino Manfredi. Giovanna Ralli è la moglie di Gassman, che l'ha sposata solo per interesse perchè figlia di un ricco palazzinaro romano. Un film bellissimo e triste, dove si riconoscono anche molti della mia generazione, pur essendo più giovani dei protagonisti.

Amici miei (1975) di Mario Monicelli (Roma 1915- 2010). Con Ugo Tognazzi (Cremona 1922- Roma 1990), Gastone Moschin (San Giovanni Lupatoto-Verona- 1929- Terni 2017), Philippe Noiret (Francia 1930- 2006), Duilio Del Prete (Cuneo 1936- Roma 1998), Adolfo Celi (Messina 1922- Siena 1986), Olga Karlatos (Olga Vlassopulos, Atene 1947), Silvia Dionisio (Roma 1951), Franca Tamantini (Roma 1931- 2014), Milena Vukotic (Roma 1935), Bernard Blier (Francia 1916- 1989). Quattro amici di vecchia data  più uno nuovo si divertono facendo scherzi ai danni degli altri. Zingarate che servono a combattere il tempo che passa.; si ride molto ma è un film triste che alla fine lascia l'amaro in bocca. Famosa la scena alla stazione dove rifilano sonori schiaffoni ai passeggeri in partenza. Anche la "supercazzola" con scappellamento a destra è un "nonsense" favoloso. Film di grande successo ha avuto diversi sequel con Renzo Montagnani (Alessandria 1930- Roma 1997) che prese il posto di Duilio Del Prete. I personaggi del film possono risultare antipatici perchè eccessivi ma , a ben pensarci, non fanno altro che anticipare la volgarità dei nostri tempi. Ah, il talento di geniacci come Monicelli!

Fantozzi (1975) di Luciano Salce (Roma 1922- 1989). Con Paolo Villaggio (Genova 1932- Roma 2017), Anna Mazzamauro (Roma 1938), Liù Bosisio (Milano 1936), Plinio Fernando (Tunisi 1947), Gigi Reder (Napoli 1928- Roma 1998), Giuseppe Anatrelli (Napoli 1925- 1981), Paolo Paoloni (Bodio 1929- Roma 2019), Umberto D'Orsi (Trieste 1929- Roma 1976). Comincia la saga della più tragica "maschera" del cinema italiano, un'invenzione di Villaggio. La figura del più umiliato dei lavoratori dipendenti, con una figlia "bertuccia" (ruolo interpretato da un uomo, Plinio Fernando), una moglie insignificante, eternamente innamorato di una collega davvero racchia (una straordinaria Mazzamauro) fa ridere molto amaro e probabilmente racconta l'Italia di ieri ( e anche di oggi) meglio di tanti saggi "impegnati".

Bianco, rosso e Verdone (1981) di Carlo Verdone (Roma 1950). Con Carlo Verdone, Milena Vukotic (Roma 1935), Elena Fabrizi (Roma 1915- 1993). Probabilmente il film più equilibrato di Verdone con la sora Lella ( la sorella di Aldo Fabrizi) che si dimostrò un'attrice straordinaria.

Il ciclone (1996) di Leonardo Pieraccioni (Firenze 1965). Con Leonardo Pieraccioni, Lorena Forteza (Columbia 1976), Barbara Enrichi (Firenze 1961), Massimo Ceccherini (Firenze 1965), Sergio Forconi (Saan Casciano in val di Pesa 1941), Alessandro Haber (Bologna 947), Tosca D'Aquino (Napoli 1966), Paolo Hendel (Firenze 1962),  Natalia Estrada (Spagna 1972), Benedetta Mazzini (Milano 1971), Giovanni Pellegrino, Giuliano Grande. Voce fuori campo:  Mario Monicelli. Incredibile successo per un film "leggero" ma con protagonisti e momenti davvero esilaranti: La famiglia di Levante (Pieraccioni) col fratello "pittore" (si fa per dire) Libero ( Ceccherini) che dipinge quadri monotematici (Dio c'è) e la sorella "diversa" Selvaggia (Enrichi) e il padre Osvaldo (Foroni), contadino semi anarchico che inventa poetici nomi per i figli ("che, a scuola,  anche i bidelli ci pigliavano per il culo"), si trova  "occupata" da una piccola compagnia di ballerine di flamenco. Una famiglia e un paese in crisi festaiola, anche il meccanico Pippo (Hendel)  sempre affamato di sesso, la Carlina ( D'Aquino) che ricorda in continuazione a Levante, col suo " Piripì", il bacio scambiatosi da bambini. Per non dire delle "scemo del paese" (Giuliano Grande) che va in giro chiedendo: Che ce l'hai un gratta e vinci te?

Durante una vacanza in Toscana  (a Laterina, Poppi) ho scattato diverse fotografie di alcuni dei posti dove è stato girato il film.

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