Malizia

di Leo Spanu

Malizia è un film del 1973 di Salvatore Samperi, ambientato negli anni 50.
Un film di straordinario successo con Laura Antonelli che diventa il simbolo dell'erotismo cinematografico e un mito della bellezza femminile. Samperi che fino allora aveva fatto film che attiravano due o tre spettatori al massimo per i suoi temi (noiosi) e per la critica contro la borghesia, si ritrovò ricco e famoso per una commediola mediocre, dal sapore pruriginoso.
Ma la malizia del titolo, chiude una pagina di erotismo leggero di un cinema popolare tipico di una società a conduzione democristiana; la Antonelli si è già spogliata abbondantemente e il nudo integrale diventerà sempre più una costante nel cinema.
Qualunque sia la trama, dalla costruzioni delle piramidi a come si fa il panettone in casa, due tette o due chiappe nude come minimo, non si negano a nessuno.
Il vedo e non vedo di un tempo, la malizia di certe scene con attrici come Marilyn Monroe o Sofia Loren, fanno parte di un cinema ormai passato, oggi tutto viene svelato e spogliato e non c'è più nessuno spazio all'immaginazione o alla fantasia.
In realtà nel film di Samperi i momenti migliori sono quando il giovane protagonista (Alessandro Momo) spia le grazie velate della Antonelli e sogna. Quando alla fine il ragazzo avrà soddisfatto le sue voglie sessuali, l'interesse per la bella cameriera sparirà insieme all'innocenza.

I nostri nonni non erano così puritani come si crede, facevano tranquillamente le loro cosucce ma erano più riservati. C'erano le "case chiuse" che offrivano vari tipi di prestazioni con prezzi per tutte le tasche ma c'era molto di più, almeno nelle case di lusso. Infatti erano frequentate da artisti ed intellettuali e, tra un amplesso e l'altro o una sveltina, si poteva discutere d'arte e di politica, fumare un sigaro, bere un bicchierino magari con uno sguardo distratto su qualche ragazza seminuda
Esistevano le fotografie pornografiche (ed anche i film) ma erano  un settore riservato a minoranze, anche per ragioni economiche. In ogni caso c'era una sorta di pudore per cui non era dignitoso pubblicizzare troppo le donne di piacere e le loro attività.
Mamma chiesa controllava la morale pubblica e privata: nelle bianche camicie da note con apertura centrale (in basso) era ricamato: Non lo fo per il piacer mio ma per far piacere a Dio. La conseguenza era un'alta natalità con premio in denaro per chi superava un certo numero, dai cinque figli in su.
Ma c'era anche qualcuna maliziosa, molto laica e poco religiosa che sul camice da sposa aveva scritto: non lo fo per il bebè ma perchè piace tanto a me.
Intanto giravano cartoline e fotografie che noi, che abbiamo visto tutto, guardiamo con sufficienza;  eppure in quelle giovani donne sorridenti che si mostrano con malizia, c'è un sapore dolce amaro di cose perdute. Forse non sappiamo più accontentarci del poco perchè abbiamo avuto troppo.













Ma nei nostri giorni così cinici e disillusi c'è ancora spazio per la malizia? Forse. Una cosa è certa: le nostre nonne leggevano molto.

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