Brescia 1961. (R) Cronache liceali 1

Da Cartoline e dintorni

Brescia 1961. Cronache liceali 1

Mi ero iscritto al liceo scientifico Annibale Calini, una scuola frequentata prevalentemente dai “ricchi”. Mio padre sognava un figlio laureato e, all'epoca, si poteva accedere all'università solo attraverso i licei (classico e scientifico). Eravamo due i “poveri”: c'era anche il mio amico Cesare L. figlio di un macellaio e noto come “Ciccio” (forse) per il suo eterno foruncolo sul naso. E' diventato un affermato ingegnere.
Non mi sono trovato male in quell'ambiente anzi sono stato accolto come uno di loro dai nuovi e facoltosi compagni. Quando si è molto giovani i soldi non hanno molta importanza, c'è ancora un mondo da scoprire. Naturalmente noi dell'elite (sic!) non frequentavamo gli stessi ambienti dei nostri coetanei meno fortunati. Eravamo una casta che non si mischiava col popolino. Le feste da ballo, praticamente ogni sabato sera, si svolgevano nelle case private dell'uno o dell'altro figlio di papà. A turno.
A casa mia mai. Tre stanze e servizi, con problemi di spazio in una famiglia di cinque persone; al massimo ci potevi organizzare una partita di briscola. Una delle nostre ospiti abituali era Angela (nome di comodo), una ragazzona alta e bionda che attirava subito l'attenzione per un seno rilevante che lei metteva in evidenza con magliette molto attillate o con camicette con qualche bottone distrattamente aperto. Una sfida continua alla legge di gravità e alla nostra mai soddisfatta fame di sesso. La prima volta che ci invitò ( il nostro gruppo era forte di una ventina di ragazze e ragazzi che per cinque anni sono stati legati da una profonda amicizia oltre ad essere compagni di scuola) nella sua casa di città, riuscì a sorprendere anche quelli che credevano di aver visto tutto. In un salone (riservato) di oltre 200 mq. c'era un plastico, rifinito in ogni minimo particolare, che conteneva l'intera Lombardia con un traffico di trenini elettrici che neanche alla stazione Centrale di Milano.
Io non avevo mai visto una simile meraviglia ( e non amo questo genere di cose) ma anche i miei amici rimasero a bocca aperta. Era uno dei tanti hobby del padre di Angela (oltre a fare figli: erano sei o sette fratelli) che non avendo niente da fare se non vivere di rendita, cercava di passare il tempo occupandosi di collezionismo. La sua raccolta di strumenti musicali (veri non modellini) avrebbe fatto venire la bava agli orchestrali della Scala. Alcuni strumenti, quelli privi di valore storico ed economico, furono messi in seguito a nostra disposizione per creare un ignobile gruppo musicale. Io massacrai i tamburi di una batteria ma per fortuna dell'universo mondo, il gioco durò poco. La musica richiede impegno vero e fatica e noi avevamo poco tempo da dedicare alle cose serie. Meglio ballare. A volte andavamo nella villa sul lago di Garda. La madre di Angela era sempre molto gentile e disponibile. Dava un'occhiata preventiva a quella banda di furie scatenate e spesso ci faceva preparare un piccolo rinfresco. ” Magari vi viene fame” diceva. Qualche volta mi capitò di pensare che il conto di quei piccoli spuntini equivaleva allo stipendio mensile di mio padre.
Un giorno Angela decise di organizzare la solita festa nel castello di famiglia (Si, possedevano anche un castello!). Si trovava in un paese ad una ventina di chilometri da Brescia. Noi eravamo tutti quindicenni quindi l'unico mezzo di trasporto possibile era la bicicletta. Io, come Heirich della canzone  dei New Trolls, non avevo la bicicletta ma nessun problema. Ogni famiglia dei miei amici ne aveva una serie; potevo scegliere quella che volevo.
Così una lunga fila di giovanissimi centauri a pedali attraversò la tranquilla e sonnolenta campagna bresciana tra urla,  risate e maledizioni dei contadini al lavoro, disturbati da quella improvvisa e inusuale gazzarra. Lo spettacolo  che ci si presentò davanti agli occhi fu come da programma per turisti. Un palazzo incredibile e restaurato benissimo, il fossato colmo d'acqua dove le raganelle saltarono spaventate quando arrivò l'orda dei barbari, un finto ponte levatoio. All'interno un parco che arrivava all'infinito, credo. Infatti dopo un prato all'inglese di qualche ettaro con l'erba rasata in maniera perfetta, partiva una sequenza di alberi di ogni genere degni di un orto botanico.
La festa andò benissimo, come sempre. Qualcuno, di nascosto dai genitori, aveva portato una bottiglia con qualcosa di alcolico, massimo un sorso risicato a testa per noi maschietti ( le ragazze bevevano solo aranciata e simili). Fu sufficiente per far salire la temperatura ed io, durante il classico ballo della mattonella, strinsi un pò troppo Angela. Mi scontrai con le sue famose tette, le più dure che abbia mai incontrato (in seguito). Puro marmo di Carrara. La reazione fu immediata: una erezione stratosferica. Puro granito sardo. Angela mi guardò prima sorpresa, poi sorrise maliziosamente ma si strinse ancor di più a me.


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