7. Virginia Oldoini

Virginia Oldoini, contessa di Castiglione

di Leo Spanu


Nel primo articolo pubblicato su questo blog ( Veronica Franco. 27/6/2015)  c’era una citazione su una nobile italiana divenuta famosa nell’Ottocento con un soprannome decisamente squallido e offensivo: la vulva d’oro del Risorgimento. Forse è il caso di restituire un po’ di verità e di merito ad una donna che a giudizio di molti era una delle donne più belle d’Europa. Ma Virginia era qualcosa di più di una semplice bella donna.
Virginia Oldoini ( nome completo: Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Maia Oldoini) nasce a Firenze il 23 marzo 1837. Già da bambina è di una bellezza non comune che attira l’ammirazione di tutti. A dodici anni si ritira in convento per un’improvvisa vocazione mistica ma dura poco. Volubile e imprevedibile,  “nata di marzo”, come un torrente in piena tra le nevi  sciolte dell’inverno appena trascorso e i colori della primavera che sta nascendo, Virginia corre sognando paesaggi e futuri diversi, ricchi di uomini e di avventure. La passione per la lettura accende le fantasie della ragazza, i suoi studi sono irregolari ma conosce tre lingue: francese, inglese, spagnolo.
A sedici è di una bellezza strepitosa. A Torino, dove si è trasferita  dall’amata La Spezia, dove trascorre le vacanze, viene subito notata negli ambienti dell’alta società.  Alta e slanciata con un corpo perfetto che si intuisce  e si sogna  sotto gli ampi vestiti, capelli castano dorati che incorniciano un viso perfetto, occhi di un colore tra l’azzurro e il verde con sfumature di viola,  quando Virginia, per la prima volta fa il suo ingresso in società al ballo nella reggia di Stupinigi, tutti gli ufficiali dei Granatieri di Sardegna fanno a gara per essere segnati nel carnet della ragazza. Francesco Verasis Asinari, conte di Castiglione ricco vedovo di ventisette anni, se ne innamora follemente e si rivolge direttamente alla regina Maria Adelaide perché interceda presso i genitori di Virginia e combini subito il matrimonio.
La ragazza non ha molta voglia di sposarsi, anche perché ha solo sedici anni e il maturo (per lei) spasimante non gode del suo gradimento ma la situazione economica  degli Oldoini  non è felice e il matrimonio può servire a pagare i tanti debiti.
Virginia o Nicchia come viene chiamata in famiglia ( da Virginicchia, nomignolo affettuoso  invenzione di Massimo D’Azeglio) accetta a condizione di mantenere la più ampia libertà d’azione e di movimento. Francesco, anche se a malincuore, accetta così i due si sposano a Firenze il 9 gennaio 1854 nella chiesa di santa Maria del Fiore. Niente viaggio di nozze ma subito in Piemonte.
Virginia si sistema nel castello di Castiglione d’Adda mentre il marito, pur innamorato, va a vivere nel ricco palazzo di famiglia a Torino. Comincia così la vita di corte di Virginia e la sua scalata ai vertici della società. La prima “vittima” ad essere sedotta dalle grazie della ragazza è il numero uno: Vittorio Emanuele II re di Sardegna. 
La bella Rosina, amante ufficiale del re, deve cedere il posto, almeno provvisoriamente, alla giovanissima Virginia che a soli 17 anni è già entrata nell’alcova più importante. Ma l’uomo che determinerà le scelte di vita di Virginia è Camillo Benso conte di Cavour, cugino del marito e ministro del re. I due diventano amanti ma il conte di Cavour, passato alla storia come il “tessitore” del Risorgimento è un uomo molto ambizioso con un programma preciso da attuare: far diventare Vittorio Emanuele, re del piccolo regno di Sardegna che comprende oltre l’isola solo il Piemonte e la Savoia, anche re d’Italia, di tutta l’Italia.
Virginia Oldoini è un’ottima carta da giocare in quella partita complessa e misteriosa che è la politica europea, una pedina in più sulla scacchiera dei vari intrighi, accordi e alleanze. A Cavour serve la Francia per far guerra all’impero austro-ungarico e guadagnarsi le province lombardo-venete come premio della probabile vittoria. Così Virginia parte per Parigi nel 1855 col marito e il figlio Giorgio nato da pochi mesi; ufficialmente come addetto diplomatico in realtà con una destinazione e un obiettivo ben definito: il letto dell’imperatore Napoleone III.
Nella  capitale francese Virginia è ospite della principessa Matilda, figlia di Girolamo Bonaparte e cugina di Napoleone III , nonché sua ex amante. Matilda introduce la giovane italiana nella corte francese e già dal primo incontro Virginia capisce che la sua sarà una partita che vincerà con facilità. Napoleone III rimane infatti più che incantato dal fascino della giovane che definisce “ la donna più bella del mondo”  e l’imperatrice Eugenia capisce subito che questa non sarà come tutte le precedenti amanti che lei sopporta con pazienza e rassegnazione. Questa “italiana” è diversa dalle altre, è pericolosa.
Al ballo imperiale alle Tuileries  Virginia si presenta a danze iniziate, vestita di veli e senza gioielli. Anche i musicisti smettono di suonare  e il ballo si ferma mentre l’imperatore le va incontro. Tre giorni dopo al ballo nel palazzo di Saint-Sulpice, Virginia si presenta  vestita come una dea antica, senza gioielli, i capelli sciolti sulle spalle nude; lo  spacco laterale della veste bianca  mette in mostra una splendida gamba avvolta fino a metà coscia da una calza in seta bianca. Le scarpe, argentate, sono a forma di sandali. Quella figura femminile seminuda che sembra uscita dalla Primavera del Botticelli conquista definitivamente l’imperatore francese che la invita per una cena a due nel  suo appartamento privato nel castello di Compiegne poco distante da Parigi.
La relazione tra i due durerà un anno, durante il quale Virginia, definita dai francesi che la odiano “spia di Cavour” darà molte informazioni utili , tramite il diplomatico  Costantino Nigra ( altro amante della contessa) al  ministro italiano. Nel 1856 il marito, distrutto dal comportamento di Virginia rientra in Italia portandosi dietro il figlio. Un anno dopo ci sarà la separazione ma a Virginia poco importa: la sua vita, al centro della scena mondiale, è piena e brillante.  
Nel 1857 un attentato  a Napoleone III provoca la caduta e l’allontanamento dalla Francia della contessa di Castiglione. In realtà si tratta di un finto attentato organizzato dall’imperatrice Eugenia ma l’attentatore rimane ucciso dalla guardia di scorta. La colpa viene  attribuita a Virginia: non ci crede nessuno ma cosi si può eliminare quell’”odiosa donnaccia” che tanto faceva infuriare  l’imperatrice. Del resto Virginia si vantava che, se fosse arrivata prima a Parigi, l’imperatrice francese sarebbe stata un’italiana e non una spagnola. Nel 1858 Virginia è in Italia, il suo amante è il banchiere Rothschild, rappresentante di una famiglia che ha fatto i soldi con le guerre napoleoniche e che investe molto nei “fattori politici”. La situazione economica  è quindi ancora ottima e lei ha molte entrate nelle alte sfere della società. Ma poi piano piano le cose cominciano a cambiare. Virginia torna a Torino nel 1962 ma senza l’appoggio di Cavour ( morto l’anno prima) anche la situazione economica comincia ad essere difficile. Il re Vittorio Emmanuele non l’aiuta più e Virginia torna a vivere con quel “ povero becco” di suo marito, come lei stessa lo definisce alla ricerca di una vita familiare che per lei non ha nessun significato.
Infatti abbandona di nuovo il marito e il figlio. Francesco muore a Torino nel 1867 per una caduta da cavallo, Giorgio di vaiolo a Madrid nel 1879.   Nel 1870 Virginia torna in Francia ma  ormai la Francia imperiale non esiste più. 
Virginia ha 37 anni e si sente vecchia. Si chiude in casa e farà sparire tutti gli specchi mentre le pareti si riempiono di sue fotografie di quando era giovane e bella.
Muore a Parigi il 28 novembre del 1899 dimenticata da tutti. Nasce il nuovo secolo il Novecento, altre persone, altre storie. Virginia chiede di essere sepolta vestita con la camicia di seta verde acqua della sua prima notte con Napoleone. Neanche questo piccolo desiderio verrà esaudito. La camicia è un cimelio visibile nel  museo cavouriano di Sarzana. Anche i suoi gioielli vengono rubati e la polizia sequestra e distrugge lettere e documenti. Anche il governo italiano ritiene opportuno cancellare le prove dell’attività erotico-politica della contessa.  Troppi segreti che è meglio rimangano tali. Re, papi, imperatori, banchieri: nella vita di Virginia ci sono troppe persone importanti  la cui immagine deve essere  salvaguardata . Almeno davanti alla storia ufficiale. Infatti secondo molti storici il contributo di Virginia Oldoini alla nascita dello stato italiano è stato ininfluente. Lei  era solo una “graziosa” che si dava ai potenti. Qualcuno ha contato ben 43 amanti, tutti VIP.  Anzi si dice che abbia avuto ben 12 amanti contemporaneamente, uno ad insaputa dell’altro.
Difficile conoscere la verità. La storia italiana è piena di misteri irrisolti e di strane amnesie  sui  meriti delle persone scomode. Ma sarebbe nato il regno d’Italia senza il contributo di questa donna straordinaria. Si, forse, certo, chissà. Ma il modo no, non va bene, diranno i soliti bacchettoni. Andate qualche volta a leggere la storia e scoprirete fortune economiche, regni  ed imperi sono nati sempre, o quasi, da ladri, assassini ed altri mirabili personaggi.  Si, certo, i Padri della Patria si conoscono: Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini. La madre invece è incerta; forse perché era una puttana. Ma noi che siamo i figli cosa siamo?

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