C'era una volta... (R)

 di Leo Spanu

C’era una volta un paese (lo chiameremo Italia per comodità) dove un giorno, all'improvviso, i cittadini decisero che tutti quelli che facevano politica erano corrotti. Tutti, anche gli eletti del comune più piccolo (80 abitanti) dove il sindaco era stato votato dalla moglie, dalla mamma, dalla nonna e dalla sorella, insomma una cosa in famiglia tipo Fratelli d'Italia. La figlia no, non lo aveva votato non solo perché  ancora minorenne ma perchè contestava il padre per via della paghetta settimanale data in nero e senza contributi.

Così (in Italia) si fece un repulisti di politici disonesti (lo erano tutti) e si diede il potere ai funzionari, ai dirigenti e ai burosauri, un incrocio tra burocrati e dinosauri, una razza che non si estingue mai e che vive incollata alle poltrone e che, il più delle volte, lasciano in eredità il posto a figli e nipoti.

Il sindaco del più piccolo paese (che chiameremo Roma per comodità) si ritrovò all’improvviso a non contare un cazzo: nel suo comune comandavano a turno il segretario comunale (la moglie) che può essere assunto a chiamata o il direttore generale, uno che veniva dall’università "L’Insipienza" (laurea a distanza, prezzi modici, mai bocciature) che non sapeva fare niente ma era fortemente raccomandato da sua eccellenza l’onorevole Equicomandoio  che aveva un fratello che lavorava nell’ufficio postale del Vaticano e vendeva monete false, francobolli inutili e pettegolezzi sui cardinali.

Il sindaco, che prendeva la paga minima sindacale (alcune centinaia di euro) si mangiava il fegato all’idea di dover dare mezzo bilancio comunale (120.000 euro all’anno) a una (la moglie) che aveva un ufficio più grande del suo e aveva pure una scrivania da manager mentre lui, viste le dimensioni del suo piccolo comune, doveva fare l’ufficiale d’anagrafe, il vigile urbano e lo spazzino (nessuno gli aveva detto che si chiama operatore ecologico). In ogni caso qualunque cosa accadesse nel paese la colpa era sempre e solo sua. La moglie intanto  prendeva tutte le decisioni politiche da sola, tanto se non firmava lei, gli atti amministrativi non avevano valore giuridico. E quando lui  provava a contestare lei non solo non gliela dava (la ragione, a cosa pensavate?) ma lo minacciava pure di passare con la minoranza. La minoranza (un consigliere)  era un lontano cugino che era emigrato in Africa  per raddrizzare banane ma siccome le banane sono arrivate tutte in Italia (nota come la repubblica delle banane) lui era rimasto disoccupato. Rientrato a casa aveva fondato un partito “Durissimi e purissimi” e si era candidato contro il marito della cugina. In realtà anche il sindaco era un suo lontano cugino: in una piccola città come Roma o ci si conosce tutti o si è mezzi parenti. E poi quando erano molto giovani, il fallito bananiere aveva avuto un mezza storia con la cugina futura segretaria per il principio universale per cui “ chi non tromba la cugina non sa qualcosa sia divina”. Infatti, chi non lo ha fatto è diventato ateo.

In realtà questa cosa di mischiare politica e sesso è una storia che viene da molto lontano, da Cleopatra a Ruby,  tutti i capi romani sono in giro a cercare un altro Egitto. Il problema serio è che ormai nessuna persona sana di  mente vuole andare a fare il sindaco: sono rimasti solo i disperati che non trovano lavoro e quelli che non hanno voglia di fare un cazzo. Oggi si guadagna di più a fare l’assessore in un comune di 10.000 abitanti che a fare ricerca scientifica (precari a 800 euro mensili). Tanto a fare l’assessore non devi fare niente, ancor meno del sindaco: solo una volta al mese devi andare a ritirare "lo stipendio" (mi dicono che adesso viene accreditato direttamente sul conto corrente).

Il sindaco invece è meglio che stia zitto; potrebbe incontrare uno come Totò che gli dice:" Lei è il sindaco? Ma mi faccia il piacere!"

Quello che è assurdo è che voi, che non avete mai fatto politica perché non siete riusciti a farvi eleggere neanche nel consiglio di classe di vostro figlio che fa le elementari, vi  arrogate il diritto di giudicare gli altri (noi che abbiamo fatto politica, purtroppo) chiamandoli ladri e disonesti perchè voi siete puri e vergini come una collegiale. Ma come diceva il commediografo John Ford: "Peccato che sia una puttana".

Ma poi è ancora più assurdo che ci sia tanta gente che finge di credere a tutte queste stronzate e così dopo duemila anni siamo ancora qui a liberare Barabba e a crocifiggere Gesù Cristo.

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