Elucubrazioni intorno al lato B (R)
di Leo Spanu
Ma proviamo a discettare e ad argomentare su questa questione universale magari partendo dalle stalle per arrivare, se ci riusciamo, alle stelle.
Nel mio paese (Sorso, appena prima di Sassari per chi viene dal mare) c’è una forma dialettale di invito ad cercare altre vie: un invito fatto in forma gentile anche se la persona indicata si capisce che non è vista in modo piacevole: “Esciminni da curu” ( Concetto espresso, al contrario, anche da Fabrizio De Andrè in una sua canzone: "Ponimuzzi la faccia in curu"). Non credo ci si bisogno di traduzione, è evidente che trattasi di naturale funzione fisiologica. Per rendere educato l’invito alla bisogna (e al bisogno) si aggiunge una premessa: “Quando hai dieci minuti di tempo”. Mi chiedo in quale dialetto italiano si manda qualcuno a quel paese (anche se l’operazione è opposta) con tanta grazia. Noi di Sorso abbiamo anche questi momenti di genialità. Esiste anche una versione (lontana parente) dell’uso delle natiche in senso negativo: "Mettimi tre quarti di faccia in culo! " Il quarto (di faccia) che rimane libero serve per respirare. Se non è bontà d’animo questa!
In altra occasione ho parlato dell’espressione “ due culi” che non vuol dire un culo grande o un grande culo (come il pennello gigante di un ciclista della pubblicità di una volta) ma più semplicemente avere la faccia come il culo. Che non è un complimento, uno può essere bello come Adone ma evidentemente non gode di una buona immagine (morale). Ma abbandoniamo la parte spregiativa del lato B che, fra parentesi, è una definizione parziale perché esclude a priori il lato A e si affida al sottinteso, che non tutti capiscono come la famosa frase “ A me piacciono due cose, la seconda è viaggiare”. No, la prima non è mangiare!
Vediamo quindi il lato circolare della forza, nel senso che bisogna girarci intorno per una visione d'assieme.
Premessa: quante forme esistono di questa parte del corpo? Solo il parmigiano è unico perché il culo ha mille e una espressione. Naturalmente parliamo di espressioni femminile. Chi ha altri vizi, chi è poco interessato al tema o eventuali perdigiorno sono pregati di astenersi dal proseguo della lettura di questo articolo. Naturalmente utilizzerò per per cavalleria un termine più garbato come sedere.
Secondo studi americani della University “ Nonabbiamouncazzodimegliodafare” le forme sono cinque: sedere squadrato/piatto; sedere a V; sedere a A; sedere rotondo; sedere a mandolino.
Non sto inventando niente, davvero un professorone americano ha esaminato migliaia di sederi ( Bel lavoro! Da invidiare.) in tutto il mondo. Io, nella mia ignoranza, credevo che esistessero sederi belli e sederi brutti; sederi che sfidano la forza di gravità (come le tette) e sederi che si afflosciano come sacchi mezzo vuoti. Sapevo invece del sedere a mandolino per via che mi è sempre piaciuta la musica. Probabilmente è l’unico strumento che gli uomini sanno suonare senza aver fatto il conservatorio. Ma attenzione alla pizzica: un tempo era un ballo oggi è un reato.
I mandolini, pardon, i sederi a mandolino più famosi sono quelli brasiliani, ci vuole un anno di lavoro per prepararli e mostrarli durante il carnevale di Rio. La ricetta è semplice: bisogna separare le due parti della pesca con un tanga, o un perizoma o, ancor meglio, filo interdentale, poi agitare il tutto a ritmo di samba, a lungo e con leggerezza come quando si fa uno zabaione. Ci sono uomini a cui sono venuti gli occhi come due uova al tegamino, il cervello s’è ridotto in brodo e vivono ballando e cantando solo e sempre Brigitte Bardot, Bardot.
Degli altri modelli non ho molto da dire, da tempo non vado più al mare ma nella mia memoria di osservatore della bellezza (e della bruttezza? ) ricordo "cosi piatti" come un mare in bonaccia, veri lavori da falegname; talvolta la Natura è carogna, leviga dove dovrebbe arrotondare (chiappe per l’appunto) e gonfia dove non dovrebbe (polpacci da bersagliere). Di sederi A e V non saprei dire, invece ricordo sederi che aspirano all’immensità; ne ho visti di enormi avvolti in calzamaglia rosa.
Un mio amico, ex cacciatore di donne (quando era giovane) si è comperato un enorme paio di occhiali da cieco, un altro, ex sacerdote, si è dedicato allo studio delle mongolfiere poi un giorno è salito in cielo e non l’abbiamo più visto.
Sul sedere rotondo bisogna trovare le giuste proporzioni; è necessario usare il compasso per disegnarlo o bastano le mani di un lavoratore (honnete homme) per tastarne forma e consistenza? Lo so, i francesi usano quel tipo di mani per misurare le tette ma noi italiani, del corpo di una donna, cerchiamo di misurare tutto. A noi la donna va bene intera e con tutti gli allegati.
Del resto un antico proverbio dice che” tira più un pelo di f…. (lato A) che un carro di buoi”. Anche un culo perfetto può smuovere mari e monti ma, come diceva l’uomo del Monte (o era Alberto Sordi ?): “Ndò vai se la banana non ce l’hai?”
Questo è un altro problema. Ne riparliamo.
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