di Leo Spanu
L'ultima volta (o era la penultima?) che pubblicai la triste historia di Branca Leon era il 16 ottobre (fra poco) del 2018 e fanno sette anni. Il fatto è il mio Branca Leon è come il commissario Montalbano di RAI 1 che viene riprogrammato due volte all'anno neanche fosse una purga per ripulire i cervelli intossicati da Telegioggia. Ma un piccola differenza tra i due personaggi c'è: il mio si aggiorna ogni volta invece l'altro dice sempre: Montalbano sono.
Sono sicuro che Camilleri avrebbe detto ai vertici RAI: Adesso avete rotto i coglioni con tutte queste repliche, provate a fare qualche programma nuovo se ne siete capaci. Perchè sono così sicuro che lo scrittore siciliano avrebbe parlato così? Io non l'ho conosciuto ma era amico del mio amico e maestro Nicola Tanda: tra le tante cose che avevano in comune, la battaglia per il riconoscimento dei "dialetti" come lingue. Una volta Camilleri venne a Sorso e insieme a Nicola Tanda tennero una conferenza nella biblioteca comunale: io non lo sapevo e me la sono persa (poi mi sono preso a schiaffi e a male parole neanche mi fossi chiamato Matteo Salvini) ma per la cronaca gli spettatori erano quattro. Un'altra volta una conferenza sempre di Nicola con suo amico (non faccio il nome perchè no) uno dei maggiori studiosi italiani ed europei di dialetti e lingue minori eravamo in tre ad ascoltare. A Sorso la cultura è molto considerata.
Ma perchè Branca Leon è diventato Branca Ment? Perchè il primo è un cialtrone pasticcione e simpatico, il secondo invece è un vero ciarlatano che mente sapendo di mentire. Se vi guardate intorno gli esempi si sprecano ma guardate dove c'è da guadagnare, potere e soldi, nel mondo di mezzo. No, non in quello raccontato da Tolkien ma in quello inventato dalla RAI.
E adesso tutti in marcia cantando a piacere "Giovinezza, giovinezza" o "Taciti e invisibili, partono i sommergibili" avviamoci verso un mondo d'amore con la benevolenza di papa Trump 1° e accompagnati dalla benedizione di padre Baciarosari da Pontida.
P.S. Gli aggiornamento non sono opera di A.I. che ormai si occupa di tutto dalla formazione delle squadre calcistiche di Gorgonzola e di Abbiategrasso alla ricetta della torta di mele di nonna Papera.
Primo tempo
A presso la cittadella di Roma fecero incontro due nobili condottieri: Matteo da Mediolano e Antonio da Roma.
-Cedete lo passo, signore.- Disse lo primo
-Cedete lo passo tu.- Rispose lo secondo.
Immobili su lo cavalcone (ponte) i due aspettano tempo migliore per duellare mentre le loro truppe marciano in fila longobarda e in fila berluscona.
Nel frattempo Silvio da Berluscone insieme a lo fido scudiero Brunello da Vinecia andava a piedi verso la terra promessa a facere penitenza e intanto diceva alle truppe rimaste:
-Oh giovani! Quando dico seguitemi miei pugnaci, dovete seguire et pugnare. Poche conte! Se no qui stemo a prenderci per le natiche! All’erta miei prodi! Vi sieti finora coperti di merda, copritevi oggi di gloria. -
Ma ormai non c’era più niente da vincere lungo la strada che portava ad Arcore, solo donzelle di malo costume.
-Chi è quella pallida ma appetibile? -Chiese lo cavaliero.
-Mia sorella. -
-No, intendevo quella a latere con la faccia da baldracca.-
-Mia madre.-
-Non comprendo.- Intervenne Carlo Martello che rientrava dalla battaglia di Poitiers:
-E’ mai possibile, o porco di cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane. -
Poi frustando il cavallo come un ciuco tra i glicini e il sambuco il re si dileguò.
-E codesto chi era?- Chiese lo cavaliero.
-Mai coverto.- Rispose lo scudiero
Deluso e amareggiato da cotante tristi facende, lo cavaliero ebbe uno mancamento e sentì una fitta allo fegato e chiese a lo fido vassallo una medicina per guarire da lo dolore:
-Serve una bollitura di cetosella, cicoria, zolfone, malva e finocchio tutto insieme e bere a digiuno.-
-Bono rimedio?-
-Eeh, ti ribolle dentro come sciacquone in una botte, poi, per lo dietro, ti esce uno gran foco e sei guarito. -
E’ proprio vero: Sarai mondo se monderai lo mondo!
Intanto la pulzella assatanata chiedeva a lo nobile signore attenzione et pecunia:
-Te voglio! Sono la tua pecorella, Brancami Leone!-
Rispose lo cavaliero:
-Vecchio sono e tutto acciaccato e bisognoso di buono dormire, buono mangiare, buono bevere e nulla facere.-
Ma insisteva la baldracca mostrando le terga infiammate e lo davanti focoso:
- Dammiti, prendimi, prendimi e dammiti! Cuccuruccù.
-Aita, aita!- Gridarono i due seguendo lo malo caballo che ben conosceva la via della fuga.
Secondo tempo
Lasciato avemmo lo nobile cavaliero Brancaleone che fuiva da baldracca infoiata che menarlo volea per lo mancato pagamento e intendea pure condurre lo miserello per la strada della perdizione quando in tota l’italica penisola si udia solo uno grido che salia da lo profondo de lo core e de la panza:
Quando se magna?
Intanto messer Renzo da Florentia partiva per la Terra Santa a facere pentimento per lo errore di essere capo de li guelfi quando tutti tifare ghibellino.
Invece il soldato alemanno Torz Cruken da Geneva (Genova non Ginevra, ignoranti!) rubava lo fantolo (bambino) per godere di riscatto de lo signore Boemondo re normanno di Sicilia (eletto coi voti della mafia) che (con i tre giorni di ferie mensili della legge 104) si trovava da tempo a Gerusalemme a pugnare contro l’infedele per la gloria di Santa Romana Chiesa.
Lo pupo regale avea voglia di gelato (alla fragola, mirtilli e crema bruciata) sulla natica destra (ormai tutto finisce a destra in Italia) ma la maga Tiburzia fece maleficio e ripulì la natica de lo puello.
Lo bieco soldato crucco allungò le mani su la bona maga.
-Chi me francica le puppe? -Disse la maga e menò uno sganassone che stese tutta la prima fila della Camera dei Deputati impegnati a inchiodarsi sulla poltrone nel caso si rifacciano le elezioni.
-Ma questo matrimonio non s’ha da fare- disse Renzo a Lucia mentre don Abbondio fuggiva sul remo (ramo, ignorantoni!) del lago di Como che volge a mezzogiorno. Mai verso la ora tredicesima, che a desinar ora si appresta il dì di festa la donzelletta che vien dalla montagna dove il gusto ci guadagna.
-Quale matrimonio?- Chiese lo numero 1 del Fatto Quotidiano (pubblicazione di previsioni del tempo, della data giusta per seminare il grano, ingravidare le vacche e, a tempo perso, costruire e distruggere governi ).
-5 stelle più Lega!-
- Questa non la bevo. Non odo fiabe dall’età di bimbo che ebbi breve. Fui subito omo. - Concluse lo numero 1.
Ma lo numero 2 disse:
-Matteo da Mediolano tradimento fece verso lo Berluscone.-
-Non è lo vero.-
Intanto Matteo giunto davanti a san Guido si pentì e chiese venia:
-Chiamatemi abominio o vituperio o se preferite lordume, sconcezza ovvero pattume. Ecco sia Pattume lo nome meo.-
Ma Berluscone omo bono era e perdonò lo mendace alleato anche perché (ma questo lo disse fra se e se):
-Sono impuro, bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto di lingua e di spada, facile al gozzoviglio. Fuggo la verità e inseguo il vizio.-
E a noi italiani in attesa di giudizio cosa ci tocca?
Dice il saggioA tuo ammaestramento: Sai tu qual sia, in questa nera valle, la risultanza di ogni sforzo e sacrificio umano? Calci nel deretano.
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