Favole: Biancaneve, cinque nani, tre megere e un cavallo bianco

 di Leo Spanu

Oggi racconteremo la vera storia di Biancaneve. Lo so che circolano sugli schermi cinematografici molte versioni: da vampira a mignotta, da Cenerentola a Heidi, da lady Oscar a monaca di clausura. Biancaneve ha cercato invano un ruolo vero e definitivo per la sua vita ma il massimo è stato fare la commessa e vendere scarpe di vetro scomodissime ad aspiranti principesse con la decima misura di tette e una circonferenza di culo che ci vuole mezza giornata a farci il giro intorno.Intanto il Principe Azzurro va in giro a cercare ragazze senza zoccoli. Lui vuole solo ragazze vergini, non zoccole e intanto continua a leccare piedi.

Piedofilo!

E voi che credete  ancora alle Favole!

Le illustrazioni (belle) sono dell'artista russa Oxana Yambykh. Ed io mi scuso con lei per l'uso improprio.

C'era una volta una bella bambina chiamata Biancaneve per via della candida veste e 
dei capelli (ossigenati) talmente biondi da sembrare bianchi alla luce della luna. 
La bambina era un pò vanitosa, infatti stava sempre a specchiarsi per decidere se era bella o bellissima.

Crescendo, diventò una gran canna anche se i capelli li aveva persi ma tanto chi la guardava più in faccia. C'erano altre parti del corpo da puntare. Intanto aveva sistemato specchi in ogni punto della stanza così poteva ammirarsi da ogni angolo. La vanità era aumentata e da poca era diventata tanta. 

Quando si presentò al concorso miss Universo nuda, tutti notarono, attraverso gli specchi, che era veramente nuda. Dei capelli ne riparliamo un'altra volta.

Il primo nano si chiamava Primolo (lo so che è triste fare queste battute ma si dice che fanno ridere). 

Il secondo era un elfo (brutto) mascherato da nano e fu spedito subito dal Signore degli anelli che lo trasformò in maiale. Circe invece trasformava gli uomini in maiali e Ulisse non era molto contento. Infatti quando tornò a casa fece una strage di Porci (o di Proci?) 

Rimasero quattro nani: Mestolo che faceva il cuoco a Master chef, Vongolo che importava le cozze dalla Grecia per rivenderle in Sardegna chiamandole niedditas, Cavolo che cercava i bambini perduti di Peter Pan e, col cavolo, che ne ha mai trovato uno e infine Scivolo che stava sempre in fondo alla discesa. Tutti insieme parteciparono al festival Sanremo come i quattro + uno di Nora Orlandi.

La Regina Madre invece, da bambina, era un vero cesso, per cui niente specchi in giro per non spaventare gli animaletti mostruosi che le facevano compagnia. Mai un gatto. un cane, un canarino, solo rospi (che fra l'altro sono duri da digerire),

Questa è un'immagine rara: la Regina Madre (che poi sposerà il padre di Biancaneve) è quella al centro con due amiche cesso come lei. Insieme formavano il trio Megere, tristemente note come Le Sarte perchè, con la lingua,  tagliavano i panni addosso alle persone che neanche nell'atelier di Valentino. Il putto (infernale) di sotto in realtà non era un vero putto ma il sesto nano, detto Bigolo perchè l'aveva lungo e sottile come uno spaghetto. Era finito nel Guiness dei primati come il nano più alto del mondo (un metro e novantasei centimetri) prima di finire nelle mani delle tre arpie che lo avevano consumato

Questa è sempre la matrigna di Biancaneve dopo il fattaccio che conoscete: " Cogli la prima mela ah!  Un morsetto solo e finirai in Paradiso. " Così disse la befana alla bimba ormai  cresciuta che credeva  la mela verde un rimedio contro la forfora. " Mangiala tu e strozzati!" Urlò Biancaneve e uscì di casa più veloce della luce lanciata verso nuove avventure.

Così Biancaneve dopo essersi messa le mutande in testa se ne andò in giro a culo nudo per il bosco dove incontrò un cavallo azzurro che le disse:" Lo vuoi un passaggio?" La sventurata che non vedeva un accidente pensò che la differenza tra un principe e un cavallo è minima, anzi l'animale è più dotato e rispose: " Si." Da allora nessuno ha più visto Biancaneve. E neanche il cavallo.

Qualche volta nelle notti d'agosto, quando il caldo ti fa sudare come una fontana e ti asciuga tutti gli umori corporei al punto che non hai più bisogno di alzarti dal letto per andare a pisciare, si sente una voce cantare una canzone (che a me piaceva tanto da ragazzo) di cui non ricordo il titolo e neppure l'interprete. Comunque questa è l'unica parte seria della favola che non è detto  debba avere un lieto fine.

Tu mi perdonerai se un cavallo bianco mi porta via, 
tu mi perdonerai se mi porta via dalla vita tua,
ma che importanza ha dove mi porterà.
sopra la riva bianca di un grande mar.

 Va bene anche un cavallo azzurro per chi vuole diventare un cavaliere libero e selvaggio.  

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