Storie di ordinaria poesia

 di Leo Spanu

Si tratta di un lavoro che mi è stato commissionato alcuni anni fa, dovevo commentare con brevi scritti una serie di quadri che rappresentavano stanze di un ospedale abbandonato. Per ragioni che non conosco, il lavoro non è mai andato a buon fine. Qualche sua parte è stata utilizzata a mia insaputa ma il fatto non ha alcuna importanza. Si ruba di tutto ma, come suggerisce un mio spiritoso amico, il furto non esiste, si tratta sempre e solo di un prestito a tempo indeterminato. La restituzione è un elemento marginale.

Ho già pubblicato sul blog questo mio lavoro, parzialmente e integralmente, ma vale la pena (per me)  riproporlo così come l'ho pensato e scritto allora.  Rileggendo questa note mi rendo conto che vi ho messo molto di me, più dei miei romanzi (quasi) autobiografici. Sono sempre stato uno che non si è mai fatto molte illusioni sul mondo che ci circonda e questi giorni, pieni di violenza e di morte, sembrano confermare il mio pessimismo ma continuo a sperare e a sognare un mondo migliore.

Ecco quanto scrissi tempo fa:

" Ci sono luoghi che non amo visitare: case, palazzi, caserme, ospedali abbandonati. Luoghi che una volta erano vivi; c’erano donne, uomini, bambini che sognavano, soffrivano, speravano.

Ma tutto è sempre così precario nella nostra vita, l’infinito è solo il giro di lancette di un orologio, anche i rumori si perdono nel nulla di stanze vuote. Muri sporchi come un tentativo di dipingere la nostra memoria, anche la nostra ombra è un brandello di storia perduta tra i silenzi  e spazi che fuggono dalla luce di un sole distratto. Tutto è vago e già visto ma qualcosa rimane appiccicato alle pareti come un ricordo che non vuole morire.

Mi è sempre piaciuto frugare tra le storie di ieri. Per lavoro ho visionato carte e documenti, controllato cassetti, raccolto da terra avanzi di vita ed ho sempre trovato ironico come spesso le nostre storie si trasformino in rifiuti. Una fotografia sbiadita: chi è quel signore dallo sguardo antico? Non tocca a me dare una riposta, io devo solo decidere se cestinare o conservare  questo materiale per uno studioso che vorrà fare ricerche su un passato remoto. 

E poi pietre e ancora pietre e muri che non vogliono crollare. Ancora stanze vuote e giornali vecchi,  mobili rotti e schegge di vetri di finestre. Una sedia sporca per sedersi e fermarsi un attimo a pensare. A cosa? A persone mai viste ma che un giorno erano vive e ancora esistono come fantasmi, come macchie, graffi e scritte sulle pareti. No, ormai non è rimasto più niente anche la paura è morta ma la morte è solo un attimo. Basta chiudere gli occhi e regalare l’ultimo sorriso ad un amico che abbiamo perso, ad una donna che abbiamo amato senza saperlo. La vita è fuori di questi spazi abbandonati, dove il tempo non passa mai. La vita comincia fuori di qui, lì dove nasce il giorno.

Forse i quadri hanno un loro titolo ma qui sono io che giro intorno ai dipinti, con le mie impressioni e le mie parole. Col desiderio di avere, di pretendere di più ma come  un ladro, posso rubare solo brandelli di vita.

SALA D’ATTESA

Una sedia di velluto rosso. C’è una voglia di pioggia dietro la finestra chiusa. Non fuggirò questa sera anche se la porta è aperta. Il mio sogno di libertà è un vetro rotto.

LE LETTERE PERDUTE

Scrivimi dal tempo passato del nostro amore. Scrivimi quando hai tempo per ricordare il nostro amore. Scrivimi quando la sera non sai a chi pensare se non al nostro amore. Scrivimi sempre, le tue lettere perdute sono tutto il nostro amore.

LETTO D’OSPEDALE

Vorrei guardarti mentre dormi felice. Vorrei credere che il tuo sonno non ti fa paura. Vorrei che i tuoi sogni fossero pieni di colori. Vorrei che questo letto d’ospedale non ti portasse via, lontano dai miei occhi, per sempre.

LUCI

Troppa luce per chi cerca l’ombra per fuggire il dolore. Ma è la notte dell’anima mia che mi fa più paura.

SPAZI VUOTI

Il sole filtra tra le sbarre e disegna spazi vuoti sul pavimento. Sopra noi solo un cielo di legno.

IL FILO D’ARIANNA

Non posso perdermi nei meandri della mia coscienza. Ho bisogno di te, ho bisogno della tua presenza per portarmi fuori da questo labirinto, lontano dalla mia solitudine.

STANZE

Stanze come scatole cinesi, una dentro l’altra e, ad ogni passo, perdo un pezzo della mia anima e della mia coscienza.  Arriverò alla fine della vita nudo e solo, come quando sono nato.

SCATOLE

Hanno messo tutte le mie scatole colorate in fila come soldati che stanno per partire. Come soldati che stanno per morire. Tutte le mie scatole dove avevo nascosto i giorni più belli.

TRASLOCO

Portate pure via le mie matite colorate, le fotografie dei miei amici, i miei sogni di ieri. Portate pure via i libri che non ho letto, le poesie che non ho scritto ma lasciatemi il ricordo di lei, lasciatemi il suo sorriso.

CORNICI

Come una luce in fondo agli specchi, come il buio in fondo ai tuoi occhi. Come il desiderio che non abbraccia i tuoi fianchi mentre incornicia il tuo viso.

UNA PORTA

Una  porta che sbatte, un vento cattivo che scivola tra le stanze vuote.  C’è un giardino abbandonato fuori: pieno di erbacce e rifiuti. Come l’anima mia.

PORTA APERTA

Una porta che si apre su uno spazio chiuso. Niente suoni o rumori solo un silenzio inerte e una camera vuota. E ancora camere e camere e muri che non cadranno mai. Non saremo mai liberi.

PORTA CHIUSA

In fondo, sempre in fondo. Come una strada che non porta da nessuna parte. Lame di luce confondono il buio e i miei pensieri. C’è sempre una porta chiusa alla fine della storia.

PAUSA

Vorrei staccarmi anche solo per un attimo dalla vita. Essere una luce spenta, essere la pagina di un libro che non racconta emozioni. Essere una cosa leggera, un brivido nell’aria e poi niente.

STRACCI

Quante parole ho regalato a chi non voleva ascoltarmi. E quanti silenzi. Seduto sul mio letto di morte aspetto una risposta ad una domanda mai posta. I miei pensieri sono solo stracci.

DIPINTI

Questi muri vecchi e sporchi sono le mie tele, sono i quadri che ho dipinto con la luce dei miei sogni, quando non avevo paura.

POSTO LIBERO

Ho prenotato la mia sedia in prima fila per uno spettacolo dove io sono attore e spettatore. Venite  a vedere, a ridere di me, anche voi. Tanto non si paga il biglietto.

RICORDI

Ho chiuso i miei ricordi più belli in una busta. I miei ricordi migliori da spedire e regalare a chi mi ha voluto bene.

DIO NON C’E’

L’ho scritto sui muri per non dimenticare. L’ho cercato in queste stanze troppo tristi, negli occhi spenti dei malati senza speranza, nei loro lamenti e nel loro pianto. No, Dio c’è ma non è mai entrato nel nostro dolore.

CARROZZINA

Ho sollevato i miei pensieri dalla sedia per andare lontano a scoprire il mondo. Le mie gambe morte sono rimaste incollate alla carrozzina. Vorrei  delle ruote nuove oppure delle gambe per correre sui prati del Paradiso. Qualcuno può dirmi come arrivarci?

GLI SPECCHI

Come in una sala dove i vetri di porte e finestre riflettono il mio volto a pezzi . Come i pezzi della mia vita perduta dentro gli specchi."

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