La mia piccola bottega degli orrori (R)

 di Leo Spanu

Oggi è l'ultimo giorno delle Olimpiadi di Parigi. A mente fredda, in seguito, esprimerò la mia opinione (anche se non interessa a nessuno) per il momento mi limito a dire ai nostri cugini francesi: bravi. 

Nel frattempo vi ripropongo un mio vecchio articolo che parla anche di Olimpiadi. Lo ripropongo senza commenti. Talvolta il silenzio è d'obbligo.


La mia piccola bottega degli orrori  (giugno 2016)

In questa piovosa domenica di giugno la mia piccola città è tristemente deserta. Tutti in casa? No tutti a riempire gli iper-mega-supermercati della zona. Si passeggia, si chiacchera, si incontrano gli amici e magari ci scappa pure una pizzetta al taglio dalla grande M ( non voglio fare anch'io pubblicità a questi spacciatori di spazzatura!). In questi paradisi dei tempi moderni c’è l’aria condizionata: d’inverno ti ustiona e d’estate ti congela ma vuoi mettere tutte le meraviglie esposte sui banche e sugli scaffali. Venghino signori, vi regaliamo sogni con lo sconto del 10, del 20, del trenta per cento; mutande per uomo con pacco incorporato  che fa tanto obelisco e reggiseni  per signore con tette comprese nel prezzo.

Invece nel negozietto vicino a casa non c’è niente di tutto questo: poche merci in modeste quantità  con mortadella di suino polacco e formaggi o pecorino fatto col latte della Romania.

Ma non sono queste le cose che mi fanno paura: nella piccola bottega che è casa mia ci sono orrori quotidiani che vengono da tutte le offerte speciali  magnificate da giornali e da televisioni mignotte. Anche il computer mi spaventa; quando metto su ( si dice così? Boh!) “ Blue star” degli Shadow c’è un tipo con una vocina strana che mi spiega ( in inglese) il valore della cultura italiana. Ma è molto meglio dell’imbecille di turno che dalla Rai mi comunica il suo illuminato pensiero: il marciatore Alex Schwazer non deve essere mandato alle Olimpiadi di Rio. E’ vero che ha scontato la sua squalifica (3 anni e sei mesi) per doping ma non basta. Deve essere sospeso a vita e magari frustato nella piazza principale di Vipiteno. Anche la sua ex fidanzata, Carolina Kostner, quella dolce ragazza col viso d’angelo è stata punita con un anno e 4 mesi di squalifica. Non ho capito bene le ragioni: è rimasta  “appestata” dal contatto fisico?

A Rio non vedremo la bellissima astista russa Elena Isinbaeva ( record del mondo con mt. 5,06). Ci mancherà la sua eleganza quando scavalca l’asticella a quote stratosferiche. Si vede che viene dalla ginnastica artistica, c’è una leggerezza di movimenti tale che i suoi salti sembrano un balletto, una farfalla che si libra nell’aria. Ma cosa ha fatto di male questa atleta? Niente, la nazionale russa è stata squalificata dai giochi olimpici perchè da quelle parti il doping tira come la birra quindi tutti a casa colpevoli e innocenti. Uno strano concetto di giustizia sportiva che sa molto di vendetta politica.

Dalla mia piccola bottega degli orrori (sportivi) esce un’altra piccola perla. Chi non ricorda la finale dei 100 mt piani alle  Olimpiadi di Seul nel 1988 con un grandissimo Ben Johnson che vince stabilendo il record del mondo in 9.79. Tre giorni dopo l’atleta viene squalificato per doping. Era vero? Chissà, resta il fatto che se Johnson fosse stato americano e non canadese la scure della giustizia forse non lo avrebbe colpito. Molti atleti americani sono stati “insinuati” ma mai pizzicati dalle autorità sanitarie e hanno potuto concludere la loro carriera con la fedina sportiva immacolata. Ho sempre pensato che nello sport (e in tutte le altre attività umane) esistono i privilegiati e i figli di nessuno quelli che pagano  per le colpe di un sistema sbagliato. Nella mia piccola bottega degli orrori ho una ricca collezione di “vendette” feroci contro uomini e donne che avevano piccole colpe e qualche volte erano innocenti. Vittime sacrificali di un mondo spietato e feroce con troppi giudici che sanno emettere solo sentenze di morte.

Ho sempre amato il ciclismo e ho seguito il Giro d’Italia e il Tour de France ogni volta che ho potuto. Ricordo una tappa favolosa quando Marco Pantani si alzò sui pedali e se ne andò tutto solo verso la vetta della montagna. Non sono un tipo facile agli entusiasmi ma mi alzai dal divano dove ero stravaccato e cominciai a pedalare insieme a lui. Vai Pirata, noi saremo sempre con te!

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