Il dolce paese: Sergio Endrigo

 di Leo Spanu

Sono un ex sessantottino, ho conosciuto la contestazione e la piazza. Sono stati anni difficili e, malgrado le speranze di cambiare il mondo in meglio, la mia generazione non è riuscita a vincere quella guerra. Oggi sono vecchio ma solo negli anni,  non mi sono ancora rassegnato e non mi rassegnerò mai ad accettare le ingiustizie di questa società; vedere quei ragazzi di Pisa picchiati senza ragione e con cattiveria mi ha fatto male, quasi al punto di piangere. Non è un bello spettacolo vedere un vecchio che piange.

Sergio Endrigo è sempre stato uno dei miei cantautori preferiti, al livello di Fabrizio De Andrè e di  Roberto Vecchioni: anche lui cantava dell'amore e della vita, del dolore e della violenza, ma anche di chi non  paura e non si nasconde davanti agli abusi del potere. Questa sua  piccola canzone racconta dell'Italia di ieri e di oggi.

Il dolce paese (1968)

Io sono nato in un dolce paese

dove chi sbaglia non paga  le spese

dove chi grida più forte ha ragione

tanto c'è il sole e c'è il mare blu.


Noi siamo nati in un dolce paese

dove si canta e la gente è cortese

dove si parla soltanto d'amore

tanto nessuno ci crede più.


Qui l'amore è soltanto un pretesto

con rime scucite con cuore e dolore

per vivere in fretta e scordare al più presto

gli affanni e i problemi di tutte le ore.


In questo dolce e beato paese

vive la gente più antica del mondo

e con due soldi di pane e speranza

beve un bicchiere e tira a a campar.

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