Strade (R)
di Leo Spanu
Pagine della memoria
Strade
Mi è sempre piaciuto
camminare, soprattutto di notte quando le case perdono i loro contorni e le
strade si aprono alla fantasia. Di giorno, i colori volgari delle facciate
disturbano i pensieri, da anni c' è una corsa sfrenata al cattivo gusto. Le
città moderne sono costruite contro l' uomo, si usano e poi si cerca di vivere
fuori, dove non importa, ma fuori. Le macchine, i rumori, i manifesti della
pubblicità, la gente che ha fretta, la strada sparisce nel vortice della vita
frenetica dei nostri giorni, forse si nasconde e aspetta la notte. Invano. Le
città di notte si aprono ad un mondo ancora più frenetico, la parola d'ordine
è divertimento. Moto che sfrecciano, automobili che gareggiano, discoteche che
sparano luci e colori impazziti, bar chiassosi dove ammazzare il tempo e le
parole. Ogni tanto qualcuno muore. E ancora sirene e polizia e ambulanze e venditori di sogni artificiali e giovani donne disponibili, pagabili un tanto ad
illusione. Tutto intorno un mondo che corre e fugge verso una confusa felicità.
Bisogna uscire dalla pazza folla, uscire dalle nostre città e andare in altre
città, cento metri dopo la piazza, duecento metri dopo le luci accecanti delle
insegne pubblicitarie. Bisogna andare nelle strade che parlano di uomini e
donne, tra le pietre che raccontano storie di vita e di speranze. Quando
eravamo poveri di tutto ma ricchi di sogni veri e il domani era una ragazza che ti aspettava in un piccolo bar in
fondo al viale.
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