Cuneo 1967 (R)
di Leo Spanu
Pagine della memoria
Cuneo
Cuneo nel mese di
giugno è una città spogliata. La neve, che d' inverno la ricopre, le dà anima e
personalità. D' estate si addormenta e solo gli improvvisi temporali aprono uno
squarcio di vita e di colore nel
grigio-verde del cielo.
Quando giunsi alla
stazione avevo una valigia di calzini e mutande, due confezioni giganti di
nutella, poche migliaia di lire e l' umore sotto le scarpe. Ho mangiato solo
nutella per una settimana, ogni volta che mi avvicinavo alla mensa della
caserma l’ odore mi nauseava. In seguito avrei mangiato cose impossibili ma ho
odiato la nutella per il resto della vita. Fra addestramento e lavaggi di
pentole, piatti, gabinetti e altre amenità militari, Cuneo m' è passata davanti
senza farsi scoprire.
Le rare volte che
andavo in libera uscita mi stupivo per quegli interminabili portici, potevi
passeggiare a lungo durante un temporale senza bagnarti minimamente. Ma uscivo
poco, senza soldi la vita militare è dura, soprattutto al CAR. Una sera che non
avevo sigarette e non fumavo da ore me ne andai per le strade di periferia e
intanto pensavo:
- Ma si può essere più
sfortunati? Quando mai non si riesce a trovare neanche un portafoglio perduto
da qualche signore distratto.-
In realtà un
borsellino in finta pelle bussò alla mia scarpa d' ordinanza. Mi guardai
intorno, nessuno. Velocemente lo nascosi nella tasca dei pantaloni e
altrettanto velocemente mi recai verso la stazione dove, nell' intimità di un
bagno puzzolente, potei scoprire il mio tesoro.
- Ma si può essere più
sfortunati?-
Il borsellino
apparteneva ad una giovane donna e conteneva un orecchino in finto oro, due
forcine per i capelli e poco meno di mille lire. Non ci uscivano neanche cinque
pacchetti di nazionali (180 lire l' uno). Sfortunato nella fortuna o fortunato
nella sfortuna?
Una volta qualcuno mi
disse che sono un tipo sfortunato. Balle! Non sono superstizioso ma se lo fossi
mi iscriverei nella lista delle persone
baciate dalla dea bendata. Esempio: se cento persone attraversano un
ponte tibetano, 99 passano tranquille, l' ultimo ( io ) precipita insieme al
ponte. Dov' è la fortuna?
A parte qualche botta
ne esco sempre sano e salvo. E' la storia della mia vita, ricominciare da capo
malgrado il dolore.
Il giorno del
giuramento in piazza Galimberti gridai come tanti “ L' ho duro!” invece che “Lo
giuro” tanto in quel boato chi avrebbe potuto notare la differenza. Nessuno
venne ad assistere al mio giuramento ed io trascorsi la sera da solo in
caserma. La notte, verso le due, venni tirato giù dalla branda e insieme ad
altri commilitoni scelti dalla sorte (requisito minimo un diploma di scuola
superiore) fui spedito a lavare pentole e padelle così grandi che ci poteva
fare il bagno un elefante. I piatti erano migliaia, tutti belli unti di grasso.
Quando il treno che ci
portava a Merano sparì dietro la collina, Cuneo divenne solo una macchia in
fondo alla memoria.
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