Agnone (1965) R
di Leo Spanu
Pagine della memoria
Agnone
Agnone è una sentinella appostata su una roccia alla fine di una strada tra i boschi del Molise. Per tre lati si affaccia su uno strapiombo che dà le vertigini, intorno solo il cielo e una solitudine che non dispiace. Altro la memoria non mi racconta, neanche il nome di una ragazza che mi parlava del suo paese e dei suoi sogni. Era un amore piccolo che aveva paura di sbocciare. Avevamo 19 anni ed eravamo ingenui come solo si poteva essere in quegli anni. Nel tempo libero passeggiavamo per i vicoli antichi, mano nella mano. Visitammo le fabbriche artigianali di campane, da secoli l' attività principale del paese, primo fornitore dello stato del Vaticano. Infatti l' influenza della chiesa era visibile non solo negli stemmi papali dipinti o scolpiti nei palazzi patrizi ma nella cultura e nella vita quotidiana di quella popolazione.
Lei mi fece conoscere i suoi amici e la sua famiglia. Ricordo un ragazzo stralunato, innamorato della sua chitarra che si vantava di essere il cugino di Gianni Meccia, un famoso cantautore dell' epoca. Diventai amico di Marco Calindri, figlio del mitico attore Ernesto. Un giorno mi presentò suo padre. Mi porse la mano come faceva il re Sole con i suoi sudditi. Simpatico in televisione, un vero carciofo nella realtà. Lei non parlò mai del futuro, solo una volta, con discrezione, mi disse che se volevo fermarmi, il nonno, un ministro in carica del governo di allora, avrebbe potuto aiutarci. Non risposi, non sapevo cosa dire. Quella ragazza mi confondeva con la sua dolcezza. Spero che la vita le sia stata leggera com'era il suo sorriso.
Era il 1965 e il mio viaggio era appena cominciato.
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